(ASI) La netta accelerazione registrata ad ottobre dall’inflazione, superiore alle nostre stime (9,8%), rappresenta indubbiamente uno shock per il nostro sistema. In un solo mese si è, infatti, registrata una variazione dei prezzi (+3,5%) analoga a quella rilevata complessivamente tra il 2017 ed il 2021.
Le tensioni, che hanno portato a tassi di crescita dei prezzi eccezionali nel comparto energetico, si stanno diffondendo ormai a tutti i settori, principalmente beni di largo consumo. Questa situazione non è, purtroppo, destinata a registrare modifiche sostanziali nel breve periodo, anche alla luce degli aumenti che si stanno rilevando nelle fasi antecedenti il consumo con i prezzi alla produzione che, a settembre, segnalano un +41,8% su base annua: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat di oggi sull’inflazione.
In questo contesto – prosegue la nota - le famiglie hanno sempre maggiori difficoltà a mantenere l’attuale mix di consumi, essendo costrette a spostare una quota sempre più rilevante del proprio reddito, in riduzione in termini reali, verso le spese di base (energia, alimentazione, ecc). Alla luce di questa situazione, che potrebbe determinare un netto stop al recupero della domanda per consumi da parte delle famiglie, i timori di una recessione prolungata, che vada oltre il periodo a cavallo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, si fanno sempre più concreti.
E’ opportuno ricordare – conclude Confcommercio - che dall’inizio del 2023 si potrà osservare una riduzione dei costi dell’energia, almeno temporanea, con qualche beneficio sulla dinamica dei prezzi al consumo.