(ASI) Economia-finanza-politica. Vicenda Banca Popolare di Spoleto e Spoleto Crediti e Servizi. Il presidente Giovanni Antonini non molla, anzi rilancia la sfida legale e dei soci alla Banca d’Italia. A due mesi dal commissariamento della Banca Popolare di Spoleto e della sua controllante la Spoleto Credito e Servizi, a parlare è il banchiere Giovanni Antonini (votato quasi all'unanimità nell'ultima assemblea della SCS n.d.r.), il quale ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.
Il primo quesito è sorto spontaneo, quello che tutti si chiedono: ma cosa sta succedendo alla Banca Popolare di Spoleto e alla sua controllante la Spoleto Credito e Servizi?
“Oramai è chiaro a tutti anche dopo che i grandi giornali nazionali hanno pubblicato delle inchieste, cosa sta succedendo, l'unica cosa valida e importante che stava a Spoleto era la BPS, oggi è la banca che è stata insieme alla Spoleto Credito e Servizi commissariata perché è una banca che, naturalmente andando bene, fa gola e sono parecchi gli interessati ad acquistarla, tra i quali abbiamo visto la cordata guidata dall'Avvocato Carbonetti con dentro stranamente la Coop che da due anni sta cercando di acquistare questa banca a discapito dei 20.000 azionisti della SCS che l'hanno salvaguardata fino ad oggi e l'hanno fatta crescere",
Proprio a proposito degli azionisti se la prima espressione della democrazia è la volontà del popolo e nel caso specifico degli azionisti della Credito e Servizi, i fatti confermano che lei è stato eletto sempre con il consenso larghissimo della maggioranza dei soci, ha portato la BPS da una banca regionale ad un istituto di credito interregionale con l'apertura di oltre cento sportelli presenti in sette regioni, ha creato posti di lavoro, finanziato l'imprenditoria umbra ed ha mantenuto l'autonomia gestionale sempre a Spoleto, allora a chi dà fastidio il banchiere Giovanni Antonini?
"Contro i poteri forti non c'è democrazia che regge, noi abbiamo visto che questa banca è stata fatta da noi è stata fatta dai nostri genitori, dai nostri nonni, hanno messo lì i sacrifici di una vita, poi arriva gente da Roma e dicono di essere della banca di Italia sostengono di essere loro i padroni, purtroppo la democrazia non regge più, oramai dobbiamo attendere che la democrazia la faccia il popolo, oramai questi che fanno i prepotenti che vanno a commissariare l'unica cosa buona di questa regione dovranno presto rispondere al popolo e il popolo chiederà ragione di quello che hanno fatto, oramai sappiamo tutti i giochi che ci sono dietro tra Bankitalia, Monte dei Paschi, Coop sono due anni che questa banca deve essere presa dalla Coop, però siamo riusciti a salvarla e oggi sono sicuro che la salveremo ancora e andare contro i 20000 azionisti, con noi prima o dopo dovranno fare i conti per cui noi siamo tranquilli, abbiamo la coscienza a posto e li aspettiamo al varco".
Parole dure, segno di un uomo dal carattere forte, segno della passione e della perseveranza nel salvaguardare l'istituto che rende e ha reso Spoleto orgogliosa in Italia.
Parole che lasciano tuttavia un ulteriore interrogativo ovvero la presunzione che ci sia una manovra dietro questo commissariamento, risponde subito in modo deciso Giovanni Antonini
"Due anni fa la Banca d'Italia mi manda una lettera facendo i complimenti per il lavoro che abbiamo fatto, la banca che rende più del 10%, che ha più capitale, che ha raggiunto risultati ottimi in Italia che però il presidente e gli altri devono andare via, e il motivo? era intervenuta la Coop che con aumento di capitale di 150milioni era diventata la nuova padrona secondo gli accordi fra Banca d'Italia e Monte dei Paschi, però prima di cedere se ne vedranno delle belle, certamente il sottoscritto come gli altri migliaia di azionisti, non sono disponibili ad essere scalati molto facilmente.
Come ho precisato poco fa, l’obiettivo di questi investitori e finanziario: prendere questa banca con un piccolo investimento per poi rivenderla tra un anno, due o tre e realizzare tanti profitti come hanno fatto con la Cassa di Risparmio di Perugia, ma stavolta noi, azionisti, non staremo a guardare".
La vicenda Monte dei Paschi di Siena con la Spoleto Credito e Servizi ha determinato il commissariamento?
"La controversia fra SCS E MPS è tutta una scusa perché, vista la dinamica dei fatti, tutto fa presupporre che la cosa fosse già stata programmata da due anni. Oramai li abbiamo scoperti e come ho detto prima , quando il popolo (gli azionisti di SCS n.d.r.) scenderà in piazza e presto lo farà dovranno rispondere al quel popolo e non ai poteri forti di cui loro fanno parte".
Un'ultima domanda prima del congedo: perché avete rifiutato un'offerta che veniva da una cordata composta dalla Coop, da Colaiacovo e da altri soggetti?
"Loro ci hanno offerto 32 milioni, e noi per 32 milioni dovevamo dire di si? Va preso atto di un semplice dato significativo: solo l'immobile che abbiamo riparato l'anno scorso della sede e direzione generale vale 50 milioni, allora la banca non vale niente? Certo è che a quel basso prezzo la vorrebbero comprare tutti. Ma non lo possono fare speculando sulla pelle di chi da molti anni mette i propri risparmi per permettere a questa banca del territorio di divenire una grande banca interregionale e finanziare la crescita economica del territorio".
Ancora una volta il banchiere Giovanni Antonini non si risparmia e tira fuori uno spirito combattivo che lascia ad intendere il suo grande dissenso per la situazione che da tempo sta aleggiando sopra il solido istituto di credito spoletino che ha dato tanto in termini economici e sociali non solo all’Umbria. Chissà come andrà a finire questa vicenda, “ del doman non v'è certezza” diceva Leopardi, ma per oggi la battaglia resta aperta. Però, una cosa ci chiediamo, la vicenda del Monte dei Paschi di Siena è nota a tutti. Ci sembra che non ci sia stato nessun commissariamento da parte dalla Banca d’Italia. Anzi lo Stato ha svolto un ruolo fondamentale nel sostenere concretamente la banca toscana a superare le difficoltà. Viceversa, la BPS e SCS hanno avuto tutt’altro trattamento. Come mai lo Stato e, soprattutto le Istituzioni e i partiti dell’Umbria non si sono attivati per difendere l’ultima importante realtà economica della regione? E possibile pensare che dietro a questo immobilismo e alla cortina di silenzio calata sulla vicenda spoletina ci siano bassi interessi di bottega politico-finanziaria e/o un conflitto d’interesse?
Erika Cesari - Agenzia Stampa Italia