(ASI) Roma
- Il Ministero della Salute non pagherà alcun risarcimento a quelle 7.000 persone (tra loro circa 600 emofilici) che, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, contrassero epatite ed HIV a causa di trasfusioni da plasma infetto. Il motivo?
Non c’è copertura finanziaria. Ma la FedEmo non ci sta e, dopo essersi più volte, invano, rivolta al Ministero della Salute, chiede al Governo Monti di riconoscere a tutti gli emofilici un equo risarcimento, inserendo un emendamento nella Legge di stabilità. L’emendamento, in realtà, è già stato presentato dal Senatore Daniele Bosone. La Federazione delle Associazioni Emofilici è convinta che si debba fare giustizia nei confronti di molti di quanti furono danneggiati in conseguenza di omessi controlli da parte di chi aveva il dovere di vigilare sulla salute pubblica. Negli anni ’80 e ’90 circa 600 emofilici hanno contratto il virus HIV (metà dei quali nel frattempo deceduti) e almeno 1.500 i virus dell’epatite (C,B, etc) e altre forme di epatiti. Gli ultimi decreti che si sono succeduti introducevano un termine di prescrizione prima di dieci anni e poi di cinque. Questo significa che il 70% delle persone che hanno contratto HIV e epatite C a seguito dell’utilizzo di prodotti plasmaderivati infetti, tra loro emofilici, talassemici, politrasfusi, vaccinati e altri, è escluso dal diritto ad un giusto risarcimento. Per la FedEmo, è dunque più che mai necessario quel provvedimento normativo ad hoc da parte del Ministero della Salute, promesso alle Associazioni dei pazienti nel corso di un incontro lo scorso 2 febbraio. Da
9843 giorni 500 pazienti emofilici hanno contratto il virus dell’HIV e più di 1500 quelli dell’epatite, secondo molte sentenze a causa di omessi controlli da parte del Ministero della Salute sui medicinali plasmaderivati, considerati “salvavita”. Da
1840 giorni aspettano un intervento da parte dello stesso Ministero, così come legiferato dal Parlamento. Da
308 giorni attendono che il Governo e il Ministro Balduzzi rispettino l’impegno a emanare un provvedimento improrogabile a loro favore. Da
158 giorni, al contrario, molti di loro, quasi 600, assieme ad altri danneggiati, ricevono dal Ministero comunicazioni che li informano che il loro diritto a vedere riconosciuto il danno è prescritto.
Perché in questo Paese il diritto alla salute e alla vita vanno in prescrizione. “Forse - si chiede la FedEmo - non contiamo abbastanza?”.
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