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 Carsulae e l’arpa celtica di Stivell

 

(ASI) Più di mille gli spettatori di un concerto forse unico nel suo genere, Carsulae suona bene, esibizione del virtuoso dell'arpa celtica Alain Stivell.

Seconda tappa del tour italiano iniziato a Roma sabato 14 Luglio, l'evento curato da Maree e Culture in Viaggio è un omaggio alle tradizione musicale dei popoli europei, in particolare al mondo dei Celti, ricchissima, florida e complessa civiltà parte dello humus culturale occidentale.

 

Tre ore di note dal carattere antico eseguite sotto un cielo stellato, tutt'intorno le vestigia di Carsulae, parco archeologico a pochi minuti dalla città di Terni.

 

Sul finire della serata riusciamo ad avvicinare Raphael Chevalier, scanzonato violinsta che, passando l'arco sulle corde,  rievoca lontane atmosfere della Scozia e dell'Irlanda, accompagnato dall'ancestrale suono della cornamusa o dallo stridulo tin whistle. Al suo fianco Alain Stivell, impegnato in autografi e fotografie.

 

Raphael racconta che è da appena un anno con il complesso di Stivell; suona il violino dalla tenera età, partendo dalla musica classica e avvicinandosi progressivamente al folk.  Chevalier è anche al suo primo tour italiano ed è rimasto ammaliato da Carsulae, dal paesaggio magico che gli rammenta le terre di Bretagna.

“Ieri  A Villa Ada eravamo nel cuore della Capitale, - spiega il musicista - qui siamo in uno spazio selvaggio, silenzioso, in compagnia della Natura e sotto un tetto di stelle, non c’è paragone! ”.

 


Alain è ora libero e lo staff  mi permette di avvicinarmi al suo tavolo. E' stanco, tuttavia i suoi occhi chiari brillano di vivacità ed entusiasmo. Il mio sguardo cade più volte sul Triskell che lui stesso si è fatto fare in occasione del concerto a Olympia del 1972.

 

Primo concerto: 1953. Quale effetto ebbe la musica celtica nella Francia della ricostruzione?

 

“Il percorso che conduce ad una conoscenza delle proprie origini e dei propri costumi è sempre lento e progressivo. I nostri concerti avevano e hanno un fine divulgativo, cercando di stimolare nelle generazioni francesi e non solo  l'interesse per un aspetto importante della storia dei popoli europei.

 

 

Perché il Triskell al collo?

 

“Come saprà il Triskell appartiene alla simbologia della terra dalla quale provengo, peraltro molto diffuso anche come motivo ornamentale dei luoghi di culto medievali e appare anche in forme di architettura sacra ben più antiche  delle cattedrali, parlo dei dolmen e dei menhir di Carnac e Stonhenge, ad esempio”.

 

Ieri era a Villa Ada, trentadue anni dopo lo storico concerto dell’estate Ottanta. Che impressione le ha fatto?

 

“Quello del 1980 fu un concerto memorabile ma, come sa, non l’unico italiano. Già negli anni Duemila mi sono esibito a Terni in occasione della Festa degli Innamorati; poi quello di stasera”.

Nel suo repertorio ci sono canzoni e brani che appartengono non solo alla storia musicale bretone, ma anche di altre nazioni come l'Irlanda, un esempio per tutti Foggy Dew. C'è un motivo dietro questa scelta?

 

“Perché Irlanda, Inghilterra, Francia, Italia, Spagna condividono un humus culturale celtico e, malgrado Foggy Dew non sia stata scritta duemila anni fa ma nel 1916, la tradizione musicale irlandese non potrà mai mancare dal mio repertorio. Stessa cosa dicasi per gli strumenti: lei giustamente chiede, perché cornamuse e tin whistle se io sono francese? Le rispondo che nell’ottica più ampia di una musica non limitata da confini geografici, il suono nasale del bagpipe ben si concilia con violino, chitarra e l’arpa, strumento quest’ultimo diffusissimo in Bretagna come in Irlanda, dove è uno dei simboli del paese”.

 

Più di un quarto d'ora meravigliosamente e rapidamente trascorso quello con Alain Stivell, cantante ed arpista di fama internazionale. Non lo avevo mai ascoltato dal vivo e rimango colpito non solo dalla bravura artistica ma anche dall'umiltà di una persona che, durante la nostra conversazione,  si è mostrata curiosa, attenta, desiderosa di descrivere un'arte millenaria che la società globalizzata ed ultra mediatica non è riuscita ad intaccare ed inquinare.

Alain Stivell è più di un musicista, è un druido che preserva e tramanda suoni, gesti, parole, ritualità ancestrali.

 

Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia

 

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