(ASI) Là… sulla Striscia di Gaza dopo l’ennesimo bombardamento, dove si uccidono bambini e vecchie, là su quella terra dove la vita è diventata con pochi stimoli e poco senso, dove tutto finisce, là dove la vita in realtà è cominciata, è dove finita anche, là dove sorge il sole, ma non ha luce, là dove ce tutto ma non ce niente, là dove il bacino della vita inzuppato di sangue dei martiri, uomini e donne, bambini e vecchie, è lavato con i granuli di sabbia, nella gioia, e nei momenti di osservare il futuro,
il nostro dovere è trovare il sorriso o la speranza del futuro anche su quell’onda forte e alta, anche sì a volte rompere i momenti di gloria sabbiosa (intendo con gloria sabbiosa, che la gloria a volte si costruisce su un castello di sabbia che al primo vento si sgretola), e con l’architettare il futuro, e su l’innocenza e la non furbizia, cosi scendono la paura e la distruzione dei muri della morte inficiato nei corpi dei fragili (i corpi dei bambini), strappando gli occhi del futuro (i bambini sono gli occhi del futuro), e distruggendo la speranza del futuro (sempre i bambini), e dove tutto sì è interrotto e i bambini non hanno più sogni nel cassetto, la, dove tutto sì è fermato per fare strada alla forza della violenza.
Ma questo non ci deve demoralizzare, perché la vita continua, noi dobbiamo disegnare la vita con un pennello preso dal profondo mare, dal colore del cielo, anche se il retro del quadro è scuro dalla disparità dove ha fatto barcollare l’umanità.
E da qui arriviamo al miglior modo di dipingere il quadro sperato, con un retro quadro verde, tutto con la voglia della vita, quella voglia della vita che deve essere come il rumore di una cascata, fragorosa, costante, ricca di minuscole gocce d’acqua. Queste gocce assomigliano anche a grandi anime che vibrano nella consapevolezza che alla fine si uniranno alle altre per formare una cascata, un fiume, un mare, un oceano d’emozioni. Quando guardo il mare e penso alle onde in tempesta, sospinte dal vento, vedo la forza delle idee, specialmente quelle lanciate nel futuro, quel futuro fatto di cose semplici per migliorare questa vita e che diventano una spada che taglia questo presente complicato e malvagio soffiando sul vento del futuro, e ti permettono di raccontarla alle nuove generazioni, cosi da insegnarle il valore della vita.
Cosi eguali come dipingi un quadro, il quadro della vita, con molta responsabilità, un quadro che vorrebbe l’umanità, le generazioni future, senza odio, senza morte assurda, con un retro quadro chiaro, blue, non un retro quadro opaco, nero, come l’ho adesso.
E cosi... rimangono la te206rra ai suoi proprietari naturali nonostante la copertura della storia con la polvere e cenere... e non scapperà più da quel posto nessuno e non si nasconderà... e non allungherà nessuno la mano per tirarlo da quel posto e lo fa affogare nello stagno dell’allontanamento e dell’esilio... e si nascondiamo dietro i nostri fallimenti.
Fathi Abed