Le indagini archeologiche sono state coordinate dalla Soprintendente Rosaria Mencarelli e dall’archeologa Rosanna Tuteri con l’assistenza di Sabatino Letta, mentre Maria Di iorio e Paola Riccitelli si sono occupate delle analisi stratigrafiche condotte in sei aree.
È stato pertanto avviato ad ottobre scorso un intervento di "Archeologia Preventiva" per verificare la possibilità di costruire i tunnel per i sottoservizi e le altre strutture previste nel progetto; per la migliore conduzione dei lavori nell’ambito della tutela delle eventuali preesistenze di riconosciuto interesse culturale che dovessero essere conservate nel sottosuolo.
Nel primo lotto dei lavori condotti su metà della Piazza San Giustino, questa indagine preliminare alla realizzazione del progetto, si è finora fermata agli strati medievali, anche se sono state individuate le tracce, non ancora ben definite, di una più antica sistemazione urbana romana di epoca sia repubblicana che imperiale, a quote più profonde rispetto ai piani attualmente esaminati, tanto che per raggiungerli correttamente occorrerebbero mesi di scavo e sarebbe necessario smantellare le strutture di epoche più recenti.
Le murature esistenti nel sottosuolo appartengono a varie fasi della città: poderose mura in opera laterizia di epoca post-classica poste di fronte all’attuale Palazzo di Giustizia; murature di epoca altomedievale e medievale spesso realizzate con elementi di spoglio di epoca romana (frammenti di colonne e semicolonne scanalate, cubilia, soglie e mattoni) ed elevati costruiti in materiali deperibili (argilla concotta con impronte di incannucciata) riferibili, nella zona orientale dell’area finora esplorata, ad un uso abitativo o produttivo; nell’area più vicina alla cattedrale, le murature sembrano essere pertinenti ad una cisterna o a un grande ambiente interrato che conserva un lacerto pavimentale realizzato in piccoli mattoni posti a spina di pesce; nei pressi, in una intercapedine riempita con materiale di spoglio anche di età romana, è stata recuperata una testina femminile in marmo raffigurante Venere.
Questo intervento preventivo si connota anche come indagine di “archeologia urbana” che, con il ricorso al metodo stratigrafico e una visione diacronica dello sviluppo urbano, non privilegia una particolare fase della storia locale, ma concorre a preservare e a far conoscere il carattere storico della città, come si è evoluto e trasformato nel tempo fino ad oggi.
L’intervento di "archeologia urbana" si pone come necessaria fonte di acquisizione dei dati materiali per la ricostruzione della storia urbana di Chieti, tramite elementi di varie epoche, appartenenti a città succedutesi nel tempo, la cui comprensione è difficile anche agli addetti ai lavori, come ne è anche la conservazione all’aperto.
Del resto, non si può limitarsi a controllare che i nuovi lavori non danneggino le preesistenze, senza approfondire le indagini per individuarne la tipologia ed effettuarne la datazione.
Per ora, dunque, non sarà realizzato un nuovo parco archeologico, la città di Chieti riavrà la sua piazza, ma nulla di ciò che ė stato e sarà scoperto, sarà cancellato; tutto ė stato e continuerà ad essere archiviato e documentato con l'ausilio di foto, video e grafica computerizzata.
In merito, sentiamo cosa ha dichiarato l'archeologa Rosanna Tuteri ai microfoni della stampa:
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia