Ci sono stati eventi drammatici nella storia del mondo e nella storia degli armeni in particolare, ma un tale evento lascia segni tangibili anche nella coscienza di tutta l'umanità e lo fa per un lungo termine.
Ci sono già, oltre a numerose collezioni di documenti d'archivio pubblicati negli ultimi cento anni, numerosi studi e ricerche approfondite per decodificare gli eventi.
Ancora oggi il governo turco continua a negare il genocidio, ma resta il fatto che questa rimane una delle principali cause di controversie tra l'Unione europea e la Turchia.
Ma proviamo a vedere quello che mi ha spinto a trattare questo argomento.
Nonostante le promesse elettorali di Barack Obama tese ad inaugurare un nuovo stile di politica americana, promettendo, una volta eletto alla Casa Bianca, anche di riconoscere il genocidio armeno, per cui, il messaggio del 24 aprile 2009 del presidente degli Stati Uniti è stata una grande delusione ma pure un momento di ritorno alla realtà per gli armeni: l'amministrazione Obama non era più morale rispetto alle quelle che l’hanno preceduta e per niente più coraggiosa nell'utilizzare il termine genocidio quanto riguardava lo sterminio degli armeni avvenuto in Turchia.
Così gli armeni furono costretti a difendere la propria causa a Washington come sempre: contro la volontà dell'amministrazione della Casa Bianca.
Il 4 marzo 2010, la risoluzione del riconoscimento del genocidio armeno (noto come H.Res.252), essendo stata introdotta formalmente all'ordine del giorno dalla Camera dei Rappresentanti (United States House of Representatives) nel 2009 su iniziativa di Adam Schiff (Democratico, California), George Radanovich (repubblicano, California), Frank Pallone (democratico , New Jersey) e Mark Kirk (repubblicano, Illinois), è stata discussa e adottata con 23 voti contro 22, dalla Commissione degli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti, dopo una sessione durata di sei ore.
Dietro questo atto si celava una vera e propria guerra delle lobby: la causa armena, con il desiderio di ricostruire la verità e la giustizia storica e quella turca, sostenuta da ingenti risorse finanziarie dello stato turco, uno dei più importanti dissipatori sul mercato statunitense per attuare il lobbismo. La Turchia ha risposto chiamando per consultazioni il proprio ambasciatore di Washington.
Inoltre, il Parlamento svedese ha adottato giovedì 11 marzo 2010, nonostante il parere del governo, una mozione che riconosce il genocidio armeno del 1915. Ankara ha contestato il voto, richiamando per consultazioni il suo ambasciatore di Stoccolma ed annullando la visita in Svezia del primo ministro, visita prevista per il 18 marzo. "Condanniamo fermamente questa decisione segnata da grandi errori", ha dichiarato il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, in un comunicato.
Ma in che cosa consiste il genocidio armeno? Alla vigilia della prima guerra mondiale, i Giovani Turchi (Genç Türk) governavano il paese. Essi temevano che gli armeni avrebbero potuto essere in grado di allearsi con la Russia, secolare rivale degli ottomani, in contrasto con quest'ultimi per la supremazia nella penisola balcanica e per il Caucaso. Nel 1915, quando la guerra era già cominciata, alcuni battaglioni armeni dell'esercito russo cominciarono a reclutare quegli armeni che in passato avevano servito nell'esercito ottomano.
Nel frattempo, l'esercito armeno era armato ed aiutato dalla Francia, che li istigava alla rivolta contro il nuovo potere repubblicano. I Giovani Turchi, giustificando i loro atti come una reazione che minacciava il nuovo stato turco, hanno immediatamente giustiziato circa 300 nazionalisti armeni ed hanno dato l'ordine di deportare gran parte della popolazione armena dall'Anatolia, dove hanno vissuto per millenni, mandandoli nei deserti della Siria e Mesopotamia.
Oltre 1.200.000 persone morirono di fame, di malattie e per stanchezza. Il numero esatto di morti è in realtà controverso. Fonti provenienti dalla Turchia tendono a minimizzare il numero, invece le fonti armene tendono ad esagerare (1.200.000/1.300.000 che è la cifra più comunemente usata e in ogni caso più accettata).
Quello che è successo nei primi mesi del 1915 era solo l'inizio di tutto ciò che seguì nel XX secolo non solo con gli armeni. Il nazismo e il comunismo hanno perpetuato crimini contro l'umanità, crimini avvenuti con una ferocia e cinismo difficile da immaginare dopo due millenni di civiltà. Vogliamo solo far notare che la lunga serie di sventure e di crimini contro l'umanità non si è conclusa con il processo di Norimberga, né con la condanna del comunismo - l'Europa ha rifiutato qualsivoglia processo al comunismo. Così come in questi ultimi anni, anche la Cina, durante la dittatura comunista, non osa assumersi alcuna responsabilità in merito all'uccisione di oltre 40 milioni di persone dopo la costituzione della Repubblica Popolare Cinese.
Il genocidio armeno, negli ultimi decenni è passato dalla zona d‘interesse e dello studio storico all'attenzione della agenda politica. di alcuni governi. Il problema della responsabilità e della colpevolezza è diventata una disputa e una questione al più livello politico. Il contenzioso storico tra Armenia e Turchia è diventato un motivo importante di controversia tra le diverse Cancellerie del mondo.
Se fino ieri solo ampi studi storici, come quelli di Vahakn Dadrian o Taner Akcam, o voci isolate degli intellettuali turchi come Elif Shafak e Orhan Pamuk irritavano l’opinione pubblica, nel 2010 è avvenuta un importante cambiamento del centro di gravità legato all'interesse del genocidio armeno. Fattore questo che comporterà delle conseguenze per un lungo periodo di tempo e delle inevitabili ripercussioni a livello geopolitico.