Indubbiamente questa mancanza di partecipazione è anche il riflesso dell’indifferenza generale alla politica che si esprime nel sempre maggiore astensionismo che andiamo constatando ad ogni nuova competizione elettorale.
Una parte della colpa è senz’altro da attribuirsi al generale scetticismo che l’attuale politica provoca nei Cittadini che vedono disattesi programmi e promesse di tutti i partiti, persino nelle risposte più dirette e definite come quelle espresse nei referendum i cui risultati sono stati largamente disattesi dai passati governi.
Vedi l’abolizione dell’ergastolo che di fatto non esiste più, l’abolizione del finanziamento pubblico ai Partiti che è stato surrettiziamente mantenuto tramite i rimborsi elettorali enormemente gonfiati, l’abolizione dei contributi obbligatori ai sindacati che non è stato abolito per nulla, ecc. ecc.
Tutto ciò non è però sufficiente a spiegare compiutamente perché l’indifferenza abbia colpito anche quei Cittadini iscritti ad un partito e che quindi si suppongono convinti della bontà dei suoi programmi e del suo progetto sociale.
Tanto più che fino a pochi anni fa la partecipazione diretta alle attività politiche delle sezioni e delle segreterie provinciali era una realtà quotidiana e normale.
Ed allora ci sembra giusto chiedere e chiederci perché la situazione è cambiata tanto ed in peggio.
Innanzi tutto chi erano gli attivisti?
Erano individui spinti da una visione della politica come servizio.
Erano idealisti convinti di operare in un contesto interno di buona fede e di trasparenza per migliorare la società con il loro apporto.
Erano persone convinte che l’idea, il progetto del loro partito fosse in grado di riequilibrare ingiustizie e risolvere problemi sociali e quindi s’illudevano che chi aderiva al loro partito fosse altrettanto in buona fede e mosso da altruistico spirito di servizio e non da ambizioni personali o avidità.
Appartenevano a quelle forze politiche che dichiaravano di proporre la difesa delle fasce più deboli, il riscatto degli oppressi, l’esaltazione dell’individuo, il primato dell’Uomo sull’economia e non appartenevano quindi a quei partiti che difendevano privilegi di casta ed interessi economici di categorie.
Ora vediamo che cosa hanno trovato e con cosa si sono scontrati nella pratica vita di partito.
Hanno trovato persone ambiziose che operavano smaccatamente più per prevalere a titolo personale che per realizzare gli ideali.
Hanno trovato gente che litiga per una carica o una poltrona e che è disposta a calunniare ed a complottare contro chiunque faccia ombra o si trovi di traverso sul percorso verso la vetta.
Hanno trovato individui che non sanno avere l’umiltà dell’anonimato personale a favore del successo dell’idea ma che se devono scegliere tra gli ideali e se stessi scelgono sempre se stessi con un egoismo che fa a botte con quanto dicono di essere.
Hanno trovato persone che hanno abusato della loro disponibilità per usarli come galoppini di private carriere politiche.
Hanno trovato chi operava nel quotidiano politico accantonando gli ideali a favore dei “risultati” che erano di natura elettorale, personale ed a volte economici.
Hanno trovato capi che trasformavano azioni tattiche in fini strategici pur di ricavarne un tornaconto.
Hanno trovato persone che li apprezzava solo se “tifosi” di un gruppo o di una corrente e non in quanto militanti in buona fede.
Hanno trovato i professionisti della politica che la fanno a tempo pieno e che, dalla professione, vogliono ricavare concreti vantaggi.
Ed allora, come condannarli se i militanti, delusi da una realtà cinica e calcolatrice hanno perso quella carica che li spingeva a dare senza chiedere, con dedizione e rimettendoci, a volte, di persona e di portafoglio?
Pochi sono coloro che sanno distinguere nettamente tra l’ideale e chi dovrebbe realizzarlo ed invece chi lo tradisce; pochi sanno distinguere la fede dai sacerdoti!
In conclusione, ci sembra di poter affermare che la situazione è grave non tanto per la mancanza di forze che agiscano a supporto delle azioni dei partiti costituendo quel propulsore insostituibile che a volte ha fatto la differenza tra il successo e la sconfitta ( vedi le battaglie radicali per divorzio ed aborto, le campagne di diffusione militante de l’Unità o la propaganda porta a porta della Lega), ma per motivi di carattere più importante e generale.
La caduta d’interesse per la politica intesa in senso letterale come agire per il bene della “Polis” è un male che può portare ad un regresso nelle relazioni sociali.
Se ciò avverrà, si ritornerà alla lotta di fazioni per interessi particolari, alla lotta per bande secondo la logica del più forte e non del più giusto.
In prospettiva è la fine dello Stato di diritto ed un ritorno al feudalesimo più retrivo, alla barbarie, alla legge della giungla!
E’ necessario sterzare fino a che siamo in tempo per evitare che la nostra civiltà, anziché progredire, vada verso un moderno, oscuro MEDIOEVO..!