(ASI) Treviso - Il libro Padri Calpestati (Edizioni Effatà, 2014), è scritto da Renza Rocchino Nardari, avvocato matrimonialista, di origine istriana.
Un avvocato che svolge da circa quarant'anni la professione forense e da sempre si è occupata di progetti nazionali ed internazionali, miranti ad aiutare e sostenere l'infanzia in difficoltà e soprattutto le sane relazioni instauretesi alll'interno della famiglia. Esso si compone di dieci storie reali che coinvolgono emotivamente il lettore, perché si fondano sull'impossibilità di uscire dal dramma, che diventa protagonista della vita dei singoli padri, che si vedono improvvisamente privati del diritto - dovere di amare i loro figli, di provvedere ai loro bisogni primari, di partecipare alla loro vita quotidiana. Padri che vengono allontanati dai figli, perché separati dalla moglie, dalla compagna, la quale impedisce loro le regolari frequentazioni stabilite dalla legge e pretende solo costante denaro, obbligandoli a vivere in condizioni di povertà e sofferenza. Uomini che pur versando un cospicuo assegno di mantenimento, non riescono a vedere i propri figli, a parlar con loro, a svolgere nei loro confronti la naturale funzione di educatore. La legge purtroppo favorisce la donna che si sente "in diritto" di sfruttare l'ex compagno, privandolo della casa coniugale, di parte del suo stipendio e soprattutto dell'affetto e dell'amore dei figli. E a poco valgono le sue "battaglie" legali, il desiderio di far rispettare i suoi diritti giuridici, la sua voglia di essere protagonista e non vittima all'interno della società. Spesso poi sono le menzogne a prevalere, i ricatti, l'intento di annientare l'avversario.
Nelle dieci storie raccontate, nessun uomo riesce a dimostrare che la sua figura è complementare a quella della donna, che entrambi devono e possono collaborare per alimentare e promuovere l'equilibrio psico - fisico del figlio, che entrambi devono essere presenti nella buona e nella cattiva "sorte" di esso. Ultimamente si è tentato di promuovere l'affidamento congiunto, anche se il minore è collocato prevalentemente presso la madre. La realizzazione di tale obiettivo è ancora molto lontana. Ciò dipende, come afferma l'autrice, dall'incapacità delle istituzioni di adeguarsi ai cambiamenti della società. In questi dieci racconti solo Giulio, bambino gracile, introverso e troppo "tranquillo", potrà godere della presenza del padre, che lo aiuterà a inserirsi nell'ambiente scolastico e poi gradualmente nella società, esaltando le sue qualità e correggendo i suoi difetti. A tutti gli altri verrà negata la figura del padre, al punto di non riconoscerlo più come tale e neppure come semplice amico.
L'autrice ci esorta perciò a riflettere, affinché non venga mai negato a nessuno il diritto alla vita, ma soprattutto all'affetto, all'amore e alla gioia di poter educare in libertà e in armonia con se stessi e con gli altri.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia