(ASI) Augusta e Owen sono sposati da così tanto tempo da essere ormai "un'unica creatura" separata dal resto del mondo. Da poco vivono in campagna. Augusta è una pittrice, Owen è uno scrittore. Augusta e Owen vivono in una vera e propria "enclave creativa" da quando Alison, una pittrice, ha preso in affitto la casa di fronte.
Alison si è rifugiata in campagna attratta dall'idea di avere degli artisti come vicini. La felicità sembrerebbe la condizione naturale di Augusta e Owen se... se i due osassero soltanto portare alla luce i folletti maligni che li sbeffeggiano dall'ombra. La ragione vera del trasferimento della coppia in campagna non ha, infatti, nulla a che vedere con il coronamento del loro idillio, ma con la sua sfiorata fine, precisamente con il tradimento di Augusta.
La prima cosa che colpisce chi inizia la lettura del romanzo di Robin Black “Ritratto di un matrimonio” è la copertina. Una scelta veramente felice e appropriata. Si tratta di un’opera della coppia di artisti Clark & Pougnaud, che fa parte della serie dal titolo “Lost in meditation”, in cui risalta il sapiente gioco di luci e ombre, di chiaro e di scuro che avvolgono l’unico personaggio, una donna seduta di fronte a una finestra, assorta a meditare. Ed è il bianco della blusa insieme col tenue colore della pelle del braccio sollevato fino all’altezza del capo, che dà centralità al soggetto.
Luci e ombre, dunque, che si alternano come accade in un matrimonio.
Non è un caso che i protagonisti del romanzo siano due artisti: lei, Gus, pittrice, lui, Owen, scrittore. I quadri di Gus sono disabitati, eppure in lei esiste un intimo desiderio di ritrarre personaggi.
La solitudine, considerata nei suoi molteplici aspetti, è uno dei temi centrali del romanzo: la solitudine che si cerca come alternativa al clamore della città, quando si è nel pieno vigore della giovinezza, la solitudine dell’abbandono e del tradimento che coincide con il deserto che si è fatto strada nell’anima, la solitudine della vecchiaia che cancella ogni traccia di presente, lasciando spazio solo a sprazzi di passato.
La fedeltà e la lealtà, condizioni indispensabili per creare una solida base su cui stipulare un contratto di matrimonio, sono al centro della crisi che travolge Gus e Owen. Confessare o tacere il tradimento, alleviare la propria coscienza, riversando sull’altro il proprio rimorso o al contrario assumersi le responsabilità della propria colpa, tenendo per sé ciò che sarebbe inevitabilmente causa di profondo dolore, è uno dei quesiti che questo romanzo pone al lettore. La personalità di Gus, angustiata dai rimorsi è come divisa esattamente in due: le esperienze della vita incidono a tal punto da sovrapporre in lei i tanti “io” ai quali esse hanno dato origine. Ella è a un tempo ciò che fu e ciò che è. Questa oggettiva difficoltà in cui si trova le impedisce di ritrarre figure umane nelle sue opere. Non riesce a dare un’anima ai giovani caduti sul campo nella guerra del ’15 – ’18. Il suo passato è disseminato di assenze. La perdita della madre prima, della sorella poi, la demenza del padre hanno fissato in lei immagini statiche.
Né è solo sull’amore e sulle sue implicazioni che si dilunga la Black, ma anche sui vari aspetti dell’amicizia, sulla sua eventuale ambiguità, sul rischio d’un condizionamento e di una perdita sia pure parziale di autonomia e riservatezza che comporta una scelta di completa disponibilità. È comunque sempre il dolore che Robin Black riesce a interpretare con grande sensibilità, del dolore descrive le tracce indelebili che esso lascia nell’animo umano, come modifichi le prospettive, vanifichi le illusioni, conducendo a una inevitabile faticosa crescita.
Francesco Rosati di Monteprandone - Agenzia Stampa Italia
Ritratto di un matrimonio
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