(ASI)"Secondo le nostre stime con l'autonomia differenziata la regione Umbria dovrà fare fronte a un buco nei conti di dimensioni enormi. La stima sulle minori entrate può variare dai circa 405 milioni di euro sulla base dei dati del 2022 ai 701 milioni su quelli 2021.
In realtà le cifre potrebbero essere molto più alte a seconda dell'impatto delle scelte delle regioni del nord e dell'andamento delle entrate regionali che subiranno anche le conseguenze recessive dei mancati trasferimenti.
Prima del voto la presidente Tesei avrebbe il dovere di dire la verità ai cittadini dell'Umbria sulla catastrofe che li attende con l'autonomia differenziata.
Una regione come l'Umbria va diritta verso una catastrofe nel silenzio complice di una giunta di destra che non ha detto una parola per contrastare la legge Calderoli.
Come copriranno questo enorme buco che potrebbe arrivare anche a 1 miliardo?
Tartasseranno i cittadini umbri chiamando lo sceriffo di Nottingham o taglieranno i servizi?
Di sicuro la destra per l'Umbria prepara un futuro di sottosviluppo e fine dello stato sociale.
La cosa grave è che la presidente per conservare il cadreghino ha evitato di dire una parola in difesa della sua regione contro l'irresponsabile pseudo-riforma voluta dai leghisti. Forza Italia e Fratelli d'Italia hanno tradito il tricolore che sventolano per raccattare voti.
Come garantirà la sanità, la scuola, i trasporti, le politiche sociali e tutte le altre materie una regione come l'Umbria?
L'Umbria rischia di scivolare nel terzo mondo senza che la sua classe dirigente la difenda.
L'Umbria, al contrario di altre regioni, non ha né fatto ricorso alla Corte Costituzionale né promosso referendum abrogativo.
Tesei risponda davanti a elettrici e elettori prima del voto.
Condivido la scelta del comitato regionale dell'Umbria di Rifondazione Comunista di sostenere la candidata presidente Stefania Proietti e ricordo che i candidati di Rifondazione Comunista nella lista "L'Umbria per la sanità pubblica e la pace" sono Helena Susta e Fabio Laurucci."
Così in una nota Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista.