(ASI) "Storia del Marocco moderno dai protettorati all'indipendenza" (Irfan Edizioni, euro 19,50) è il titolo dell'ultimo libro pubblicato da Stefano Fabei. Come si evince in parte dal titolo, argomento del saggio è il nazionalismo del Paese nordafricano dalle origini al 1956, anno in cui i marocchini si liberarono dall'opprimente presenza europea.
Dotata della prefazione di Massimo Campanini - uno dei più apprezzati storici del Vicino Oriente arabo e della filosofia islamica - l'opera è pubblicata da Irfan, casa editrice nata nel 2007, allo scopo di presentare testi riguardanti l'Islam e il suo rapporto, storico, scientifico, religioso, geopolitico, sia con le altre tradizioni religiose, in primis il Cristianesimo, sia con l'Occidente e il mondo moderno.
Dopo aver rappresentato l'origine e la caratterizzazione sociale, culturale e religiosa dei movimenti di liberazione marocchini, arabi e berberi, Fabei affronta i rapporti di questi con il franchismo e il nazismo, la sinistra francese e spagnola, i Fronti popolari e altre forze politiche europee. Il libro analizza inoltre le relazioni fra Islam, nazionalismo e lotta di liberazione, fra tradizione e modernità in quella parte del mondo arabo-islamico che è il Maghreb.
La validità del testo consiste non solo nel fatto di portare a conoscenza del lettore, specialista o meno, eventi e aspetti poco noti della lotta di liberazione condotta dai nazionalisti marocchini, ma anche nell'essere un utile strumento per comprendere le ragioni per cui il Marocco contemporaneo è uno dei pochi Paesi arabi a non essere stato sconvolto dal fenomeno delle cosiddette "primavere" i cui effetti devastanti, dalla Libia alla Siria, si impongono quotidianamente alla nostra attenzione.
Il Paese, già governato dalla monarchia di Muhammad V, eroe della lotta per l'indipendenza, da Hassan II e, attualmente, da Muhammad VI, gode, pur con qualche malcontento, di una certa stabilità. Agli occhi dei sudditi, il sovrano, promotore di recenti riforme in vari campi, è il garante della pace sociale e della stabilità, dell'accordo tra progresso e tradizione; in sintesi la migliore assicurazione contro un'anarchia dominata dal fanatismo e dall'intolleranza tipica dei tagliagole all'opera in altre regioni del mondo arabo.
Fabio Polese – Agenzia Stampa Italia