(ASI) Firenze - Riaprono oggi nella Galleria degli Uffizi le cosiddette cinque “salette” (dalla numero 19 alla numero 23) che seguono la Tribuna fino al termine del Primo Corridoio e che sono state interamente rinnovate, con adeguamento delle dotazioni impiantistiche, nell’ambito dei lavori per la realizzazione dei Nuovi Uffizi, , a cura della Soprintendenza per i beni architettonici in collaborazione con il Polo Museale.
I lavori alle “salette” sono stati possibili anche grazie al contributo una famiglia americana che, senza alcuna contropartita, è intervenuta con una ben consistente elargizione che servirà anche per altri interventi.
Il nuovo allestimento, visibile da domani, propone un’ampia scelta di capolavori del XV secolo italiano per un totale di 44 opere pittoriche.
In accordo col criterio museografico seguito per tutta la Galleria, le opere sono suddivise in base all’area geografica culturale di appartenenza, e il percorso comincia con la scuola senese del Quattrocento (sala 19), che fino ad oggi non aveva avuto agli Uffizi un ambiente appositamente dedicato, con i polittici firmati di Giovanni di Paolo e del Vecchietta, di gusto arcaizzante nell’impiego del fondo oro, e con le bellissime predelle di Neroccio de’ Landi e Sano di Pietro. Uno spazio più ampio – le sale 20 e 21 – è dedicato alla pittura veneta, ambito nel quale rientrano capolavori assoluti già esposto in Galleria come l’Allegoria sacra e il Compianto su Cristo morto di Giovanni Bellini, oppure il trittico con Scene della vita di Gesù del Mantegna, già appartenuto a Don Antonio de’ Medici, figlio di Bianca Cappello e di Francesco I e forse proveniente dalla cappella del Palazzo dei Gonzaga a Mantova. Trovano qui posto anche i due scomparti con la Madonna col Bambino e San Giovanni di Antonello da Messina, acquistate dallo Stato italiane nel 1997 con l’eredità Bardini. Questi capisaldi della pittura italiana del primo Rinascimento, sono ora affiancati da opere finora conservate nei depositi ma di grande importanza, come le tavole con Storie dell’Infanzia di Cristo del pittore veronese Giovan Francesco Caroto, da identificare forse con le ante dell’altare di Magi descritto da Giorgio Vasari nella chiesa dell’ospedale di San Cosimo a Verona, e la grande raffigurazione di Cristo fra i dottori nel tempio firmata da Giovanni Mansueti, opere acquistate dallo Stato italiano per gli Uffizi fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo con l’intento di ampliare gli ambiti geografici della raccolta degli Uffizi.
La sala 22 è dedicata alla pittura emiliano-romagnola del Quattrocento e raccoglie opere della scuola ferrarese, con i dipinti di Cosmè Tura, Ercole da Ferrara, Lorenzo Costa, dei maestri bolognesi, fra i quali spicca la Sacra Conversazione di Francesco Francia già in esposizione al Cenacolo del Foligno a Firenze, dei pittori forlivesi Melozzo da Forlì e Marco Palmezzano, che firma una splendida tavola con la Crocifissione.
Il percorso si conclude con la sala 23 dedicata alla pittura lombarda, dove sono esposte opere dei principali pittori fra Quattro e Cinquecento, da Vincenzo Foppa a Bernardino Luini, da Bernardino de’ Conti a Boccaccio e Camillo Boccaccino. Trova posto in questa sala anche una grande tavola con la Sacra Famiglia proveniente dall’altare Bertone nella chiesa di sant’Agostino a Chieri, opera di un affascinate e ignoto pittore dei primi del Cinquecento attivo in Piemonte fortemente influenzato dalla pittura transalpina.
“A differenza dei lavori fin qui eseguiti, che hanno permesso di recuperare vaste porzioni del complesso vasariano finora inutilizzate e di incrementare in maniera considerevole gli spazi espositivi - scrive Isabella Lapi, Direttore Regionale dei beni culturali e paesaggistici della Toscana, nel pieghevole che testimonia il recupero di questi spazi - l’intervento realizzato in queste sale non ha aggiunto nuove superfici ma ha conseguito un altro obiettivo fondamentale del progetto dei Nuovi Uffizi, quello di adeguare le dotazioni impiantistiche indispensabili per la conservazione e la sicurezza delle opere d’arte e per il confort ambientale complessivo, e lo ha fatto senza alterare il contesto di massima delicatezza in cui si è trovato ad operare”.
Per il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, “Qui la pittura non fiorentina ─ da Siena in su, principalmente ─ rispecchia la raffinata cultura rinascimentale dell'Italia delle corti preunitarie, nonché lo scelto collezionismo dei Medici. Anche Antonello da Messina, rappresentato dalle due tavole entrate in Galleria nel 1997 con l'acquisizione dell'Eredità Bardini, riprende il suo ruolo di ponte fra il Sud e il Nord dell'Italia geografica”.
Aggiunge Alessandra Marino, Soprintendente per i beni architettonici: “I lavori effettuati in queste sale nell’ambito del progetto ‘Nuovi Uffizi’, a cura della Soprintendenza per i beni architettonici in collaborazione con il Polo Museale, hanno riguardato fondamentalmente l’aggiornamento delle dotazioni impiantistiche e una revisione delle condizioni di finitura delle pareti. Sono state inoltre eseguite opere non visibili al pubblico, ma estremamente utili per la gestione quotidiana del museo, come la realizzazione di un sistema di accessibilità in sicurezza di alcuni locali sottotetto.
Chiosa Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi: “in virtù di questo nuovo ordinamento – cui insieme a me hanno lavorato Angelo Tartuferi (prima di lasciare gli Uffizi per l’Accademia) e Daniela Parenti (attuale direttore del Dipartimento dell’arte del Medioevo e del primo Rinascimento) – torna in Galleria un’altra dozzina di dipinti ch’erano prima preclusi ai visitatori. Salgono così a 377 le opere che negli ultimi due/tre anni sono entrate a far parte del patrimonio a disposizione d’un pubblico che nel museo fiorentino, a dispetto dell’economia sofferente, è sempre più numeroso”.
L’intervento tecnico
Con l’intervento alle cosiddette “salette”, la sfida dei Nuovi Uffizi è entrata nel vivo: si è cominciato cioè a lavorare nel nucleo originario e più nobile del museo, si è saliti di livello non solo, concretamente, all’interno dell’edificio, ma anche in termini di complessità e di obiettivi da raggiungere. E tutto ciò è accaduto, è bene ribadirlo, senza che il museo abbia mai chiuso un solo giorno “per lavori”.
I lavori effettuati in queste sale nell’ambito del progetto Nuovi Uffizi hanno riguardato fondamentalmente l’adeguamento delle dotazioni impiantistiche: la sostituzione degli impianti di climatizzazione preesistenti, ormai obsoleti, con nuovi apparecchi fancoil di potenza adeguata e dotati di umidificatore integrato; il rinnovo degli impianti elettrici e di illuminazione, con un nuovo sistema con tecnologia LED, dotato di una speciale barra porta-luci orientabile equipaggiata con apparecchi per l’illuminazione diretta e indiretta; la realizzazione degli impianti speciali ed il collegamento di tutta l’impiantistica con il sistema di supervisione e controllo centralizzato mediante l’inserimento di “colonne tecnologiche”, analoghe a quelle già montate nelle nuove sale espositive del primo piano, dove trovano alloggiamento le apparecchiature elettriche di servizio e quelle necessarie per gli impianti speciali. In una delle sale, motivi di ordine tecnico hanno determinato l’inserimento, su una delle pareti corte, di una “quinta” tecnologica come quelle installate nelle sale della maniera moderna. Il colore scelto è una particolare tonalità di verde, indicata dalla Direzione della galleria per connotare l’arte del Quattrocento; una tonalità che fa già da sfondo, in alcune sale recentemente riaperte, a una serie di preziosi bassorilievi e busti rinascimentali.
Un po’ di storia
Gli ambienti che da domani riaprono ai visitatori, alla fine del XVI secolo furono destinati a ospitare l’Armeria medicea, che vi ebbe sede fino al 1775. Nel 1588 le volte furono affrescate a grottesche dal pittore Lodovico Buti. Due di esse - le più vicine alla Tribuna – furono completamente ridipinte intorno alla metà del Seicento; le altre conservano le pitture originali, che presentano figurazioni pertinenti alla destinazione delle sale (scene di battaglie, interni di botteghe di armaioli, ecc.).
Il riordinamento della Galleria voluto da Pietro Leopoldo e completato intorno al 1780 vide la scomparsa dell’Armeria, in parte trasferita in Fortezza da Basso, in parte smembrata, venduta o fusa. Solo da quel momento le sale ospitarono le opere dei pittori fiamminghi, i disegni e le stampe, i vasi antichi. Vi si trovavano ritratti di Rubens e Rembrandt, disegni di Raffaello e stampe di Dürer, terrecotte antiche di finissima fattura. Nel secolo scorso i disegni, stampe e vasi hanno trovato una loro specifica collocazione, per cui le sale sono state destinate a custodire le opere pittoriche di pittori italiani, fiamminghi e tedeschi, passando da un’esposizione “a quadreria” ad allestimenti improntati a più moderni criteri museografici.
Una curiosità
Parte delle pitture a grottesca di alcune salette andarono perdute in occasione della distruzione dei lungarni e dei ponti fiorentini nel 1944; a ricordo di questo avvenimento nella sala 21, in corrispondenza della porzione rovinata del soffitto, su bozzetto del restauratore e pittore Vittorio Granchi (Firenze, 1908-1982), fu realizzata una pittura murale che raffigura il Lungarno dopo la distruzione e reca la data dell’agosto 1944.
ATTENZIONE
In Area Stampa del sito web del Polo Museale Fiorentino è disponibile; una selezione di immagini delle nuove “salette”; il pieghevole realizzato per l’occasione; i testi in word del pieghevole; la pianta del secondo piano del complesso vasariano con l’indicazione (in verde) delle “salette”; la cronologia degli spazi consegnati tra il 2011 e il 2014 nell’ambito dei Nuovi Uffizi e la relativa mappa; le schede delle sale con le relative opere presenti.
Infine, all’indirizzo web http://youtu.be/QF5ONGMAEfM è disponibile il video dal titolo “I Nuovi Uffizi. La Galleria, il Progetto, il Cantiere” realizzato per l’occasione da Art Media Studio.
Redazione Agenzia Stampa Italia
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