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(ASI) L'intelligenza e la saggezza di un 'signore' del giornalismo italiano hanno rischiarato questa terza giornata del Salone del Libro come fari nella notte. Eugenio Scalfari si é presentato al Suo pubblico con fare umile e dimesso, confondendosi fra la gente e facendo dono ad ognuno della dolcezza di un sorriso.

Accanto ad una delle colonne portanti della cultura del nostro Paese il celebre storico Asor Rosa che ha introdotto l'incontro cercando di coniugare due pulsioni contrastanti: brevità e approfondimento.

É intitolato "La passione dell'etica", il volume de I Meridiani, che porta la firma di Eugenio Scalfari e che é suddiviso in due sezioni: una selezione dei più importanti testi giornalistici su temi economico-politici dal 1963 - quando Scalfari divenne direttore dell'"Espresso" - al 2012, disposti in ordine cronologico ed una sezione che comprende i libri degli ultimi vent'anni e pone in risalto "il costante impegno intellettuale nella elaborazione di un'interpretazione dell'essere umano in chiave esistenzialista e che sono fondamentali per comprendere la tempra morale di Scalfari e la sua passione per l'etica: "Incontro con io", "Alla ricerca della morale perduta", "La ruga sulla fronte", "L'uomo che non credeva in Dio", "Per l'alto mare aperto", "Scuote l'anima mia Eros".

Come ha tenuto a sottolineare Alberto Asor Rosa, Scalfari si é reso autore di un processo di autocostruzione del libro che ha portato alla realizzazione di un Meridiano autobiografico e identitario. Egli ha fatto del giornalismo un' arma di incivilimento per un Paese come il nostro che ne ha ancora oggi estremo bisogno, ma nonostante questo Scalfari sostiene di non essere propriamente un giornalista, perché il suo rapporto con il mondo dell'informazione é stato diverso da quello delle figure del Novecento.

"Il giornalismo lo descrivo con poche parole- ha aggiunto- un giornale politicamente impegnato non deve identificarsi mai con nessun partito, perché ha come riferimento se stesso.. Ho sempre pensato che il giornale dovesse rappresentare l'interesse generale del Paese. In questo io differisco molto da Montanelli, splendido giornalista ma pessimo direttore. Egli interpretava benissimo il senso comune del Paese, io il buon senso. Le due cose spesso differiscono, perché il primo vede il presente ed é suscitato da emotività. Il secondo vede il futuro ed é guidato dalla ragione. Io interpreto in maniera soggettiva il giornalismo e lo metto al servizio dell'interesse generale."

Come ha ricordato Asor Rosa quella di Eugenio Scalfari é stata una grande carriera giornalistica, che lo ha visto fronteggiare tutti i nodi della storia civile e politica italiana dagli anni '60 al XXI secolo, ma ad un certo punto sembra aspirare a qualcosa di diverso. Il passaggio si verifica intorno ai settanta anni di età quando la sua produzione libraria sembra acquisire sfumature diverse. Da allora Scalfari si impegna ad andare più in profondità fino a produrre la splendida serie di libri pubblicati da Einaudi, una sorta di trilogia del ritrovamento.

Ma quale è stata la profonda spinta interiore che lo ha messo su questa nuova strada?

" Non insoddisfazione ma insufficienza dell'attività giornalistica- ha dichiarato- Da quando avevo circa quarant'anni sono emersi dei problemi che mi hanno fatto rendere conto che noi dobbiamo conoscere gli altri e viaggiare dentro noi stessi.

La variante di noi uomini é che riusciamo a guardarci da fuori mentre operiamo. In ogni attimo ci osserviamo ma, essendo per noi naturale, non facciamo un viaggio organico. Come ben sappiamo c'è un autore, Omero, che circa tremila anni fa scrisse due poemi. Egli narra di Odisseo, per me il primo eroe moderno, descritto nell'Iliade come il 'maestro degli inganni', inventore del cavallo di Troia. Alla fine dell'Odissea egli non sarà più maestro di inganni ma di saggezza. Ho parlato di questo personaggio per dare l'idea dell'eroe moderno che, attraverso il viaggio dentro di sé che poi diventa io, ovvero costruzione consapevole del sé, fa questa operazione, percorre un viaggio interiore e cambia. E questo é il tentativo che io ho fatto, di viaggiare dentro di me nei libri, cosa che non potevo fare negli articoli di giornale."

Queste ultime riflessioni di Eugenio Scalfari sono racchiuse nel libro "Per l'alto mare aperto", nel quale l'autore scrive "io ero un Saturnino che ha deciso di diventare Mercuriale e lo ha fatto restando Saturnino". Evidente in queste parole il riferimento ad un personaggio molto caro a Scalfari, Italo Calvino, dal quale il giornalista apprende una lezione che poi metterà in pratica nell'ultimo periodo della sua riflessione, ripercorrendo la strada interiore ed esplorando se stesso.

Ed é proprio ricordando lo scrittore che Scalfari ha voluto concludere il proprio intervento al Salone del libro... " Fra le tante fortune nella mia vita, ho avuto quella di essere compagno di Liceo di Italo Calvino e di averlo come collaboratore di Repubblica... un sodalizio che ha avuto inizio quando lui disse una volta: 'noi conoscemmo insieme Atena', la dea dell'intelligenza, nella quale, prima o poi tutti gli adolescenti si imbattono. "

 

Maria Vera Valastro- Agenzia Stampa Italia

La nostra inviata al Salone del Libro di Torino

 

 

 

 

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