(ASI) E’ il documentario realizzato dal giornalista Spagnoli sulla mitica avvocatessa Giovanna Cau, tutt’ora in servizio, che ha assistito Mastroianni e tanti altri personaggi di spettacolo della sinistra.
Un’ovazione prima ancora di vedere il filmato. Tutti per Giovanni. Walter Veltroni, Ettore Scola, Stefano Rulli e tanti altri noti personaggi dello spettacolo hanno reso omaggio a questa vecchietta minuta, che ha ancora tanta forza ed energia. Forse ai più giovani sfuggirà questo nome, ma gran parte del cinema degli anni ’60 e ’70 partiva dalle trattative che si firmavano allo studio Cau. Lo studio era punto di ritrovo di molti artisti, che si ritrovavano lì non solo per le vicissitudini legali, ma anche per crisi sentimentali e per passare il tempo. Scola definisce la Cau, come quella donna che faceva le sei del mattino al Festival di Venezia, dove non manca mai e alle otto con la solita grinta la si ritrovava a far colazione. Grande personalità, mastino feroce all’apparenza, dolce donna dentro. Marcello Mastroianni si affidava completamente a lei per ogni decisione. La Cau ricorda il suo fedele amico, come un uomo buono che non chiedeva mai nulla, gli andava bene qualsiasi compenso, che la Loren fosse davanti a lui nei titoli di testa, non poneva mai storie. Ci sono tanti aneddoti che l’avvocatessa sciorina nel documentario, come quando fu scambiata dalla madre di Mastroianni per Brigitte Bardot, poiché non sapeva chi fosse o come una folla di elettori dell’allora sindaco Veltroni, la scambiarono per sua nonna. Quest’ultimo episodio ci ricorda come la Cau sia stata attiva anche in politica, dove fu consigliera comunale a Roma e nel sociale. Ha sostenuto l’ospedale Beruit e l’Associazione per i bambini down, in seguito alla nascita nel 1987 di una nipote con questo problema. Donna trasversale, che ha saputo abbinare gran passione per il cinema, per la politica e per il sociale, ma senza mia dimenticare la sua grande passione lo studio legale. Quello studio magico, che è stato ed è crocevia della sinistra intellettuale, è stata la sua ancora di salvezza, anche quando vent’anni fa morì per un tumore il marito, ma grazie agli amici registi, agli attori e ai sceneggiatori (categoria molto amata dalla Cau per l’operosità e per il non avere spesso giusta gloria) riuscì ad attenuare il dolore di quel periodo . Ragazzina terribile, avvocatessa grintosa che se la vedeva con i grandi produttori come De Laurentiis e Ponti e “madrina” di Mastroianni, a prescindere dai colori politici, è un patrimonio del cinema italiano e non solo di questo. Evviva Giò!