Michael Nyman e David Hare hanno duettato al Festival del cinema di Roma affermando una realtà triste per i grandi artisti con un proprio stile.
(ASI) Forse non sono nomi notissimi in Italia, Hare è un noto regista teatrale, che è passato al cinema ormai da più di vent’anni che ha presentato al Festival di Roma The deep blue sea. L’altro è uno dei più grandi compositori di colonne sonore che ci sia ai stato, Gattaca e soprattutto la meravigliosa musica di Lezioni di piano sono il frutto di questo simpatico ometto un po’ calvo e con grossi occhiali neri, che anche nell’occasione non si è smentito fotografando un uomo addormentato in prima fila. Entrambi hanno lavorato soprattutto negli anni ’80 e primi ’90 seppur il periodo per il cinema era più duro (specialmente in Inghilterra), Hare ha definito più “avventuroso” di quello di oggi. Hare è proprio uno che non si pone limiti, tanto che l’ultimo film The deep blue sea, visto che non è particolarmente richiesto dalle grandi produzioni, ha dovuto prendersi un mutuo, rischiando di perdersi tutto, ma in nome della passione per il cinema di stampo tradizionalista, che richiama la grande letteratura inglese, in primis i sonetti di Shakespeare
Si è parlato inoltre del rapporto musica-cinema e come Hare ha sottolineato l’importanza della musica in un film, tanto che i suoi sono sempre ben sostenuti da melodie, Nyman si riconosce più che altro come musicista e le colonne sonore non sono altro che ricicli del suo lavoro. Lo stile di Nyman è un qualcosa di riconoscibilissimo per un orecchio attento sinonimo di garanzia, egli infatti vuole che la musica sia principalmente una cosa sua, più che essere un supporto del film. Ma specifica che avere uno stile non è un pregio, anzi. Lui non lavora per cinque anni proprio per questo e gli piacerebbe molto, infatti si è appellato all’amico Hare. Ora però le produzioni vogliono colonne sonore spersonalizzate, senza stile e per quetso tutti si rivolgono a un compositore francese che le fa tutte uguali. Questa è una notizia veramente triste e che mette di fronte a quanto a volte il genio, il talento, la creatività possano essere emarginati a fronte di un prodotto commerciale senza anima.