(ASI) Un esperienza unica che solo un cinema di livello assoluto e rasente la perfezione può regalare. Un viaggio nel tempo e nello spazio di un angolo di mondo senza regole e leggi, se non quella della giungla, anzi della strada.
Pesce grosso mangia pesce piccolo, una ricerca della propria dimensione che passa attraverso la cattiveria e la violenza, dove i buoni sono destinati a subire, o forse no, perchè si può essere buoni, cattivi o come Buscapè.
Di una delle più belle affascinanti e colorate pellicole della storia del cinematografo, Buscapè è il protagonista, non il personaggio più incisivo, né il più affascinante, ma senza dubbio il più positivo alla distanza. Perchè la tenacia, il raggiungimento dei propri obiettivi anche in condizioni proibitive, non passa dalla forza o dalla personalità forte e dominante, ma dall'impegno, dalla costanza e dalla consapevolezza dei propri mezzi e dei propri limiti.
“City of god” è la storia della città di Dio, l'angolo più pericoloso e povero di San Paolo, una pellicola che annovera tanti film nel film, dove si alternano personaggi caratterizzati alla perfezione da un Fernando Meirelles in stato di grazia. Ognuno cerca di uscire dal guscio attraverso le proprie diverse personalità, alla ricerca di quel potere attraverso il quale sopravvivere. C'è chi si conquista il rispetto altrui attraverso la delinquenza (il trio bellezza), chi attraverso la violenza (Ze pequeno), chi attraverso il proprio fascino e la stima altrui (Benè), chi tramite la reazione alla disperazione (Galinha), ma tutti prima o dopo pagano dazio, perchè se rimangono in zona di guerra troppo a lungo anche i più abili prima o poi cadono.
Dentro “City of God” c'è tutto, amore, guerra, violenza, sentimento, speranza e disillusione, tutto sapientemente miscelato in una pellicola che per tutta la durata rapisce lo spettatore. Uno di quelle rare opere che vorreste rivivere da principio non appena terminata.
Alessandro Antoniacci - Agenzia Stampa Italia