(ASI) Roma. A un anno esatto dalla scomparsa, la Cineteca Nazionale ha organizzato un ricordo del grande decano della critica cinematografica italiano, Gian Luigi Rondi, nato a Tirano il 10 dicembre 1921 e morto a Roma il 22 settembre 2016. L’evento sarà l’occasione per presentare il secondo volume di Tutto il cinema in 100 (e più) lettere (Centro Sperimentale di Cinematografia-Edizioni Sabinae, 2017), dedicato stavolta alle missive di grandi personalità cinematografiche straniere (il primo volume con lo stesso titolo, dedicato alle lettere di cineasti italiani, è stato pubblicato dagli stessi editori nel 2015).
Rondi, che Vittorio Taviani ha spiritosamente definito «l’uomo dalla sciarpa bianca tre volte più grande di quello che serve», ha intrattenuto per decenni un fitto carteggio con tutti i più grandi cineasti del mondo in tutte le sue vesti di critico, organizzatore culturale, uomo politico e direttore di festival, le ha sempre conservate con grande cura. Come ha scritto giustamente l’ex direttore del festival di Cannes Gilles Jacob nella prefazione al volume, «durante i cinquanta anni del suo pontificato Rondi ha avuto la fortuna di esercitare quando l’Italia disponeva di quindici geni cinematografici nello stesso momento». Questa ricchezza dava ai dirigenti dei festival, ai critici e agli storici del tempo – e a lui per primo – la possibilità di discutere con i registi di altri paesi, criticarli, consigliarli, scoprirli.
«Egli – prosegue Jacob – non abusò mai di questa superiorità morale implicita. Il suo fiuto nel saper riconoscere il valore dell’espressività dava agli sconosciuti artisti la possibilità di risalire la china della notorietà. Non era certo il suo caso poiché egli alloggiava alla sommità, sull’Olimpo...».
In occasione dell’anniversario, e della pubblicazione del secondo volume dell’epistolario, si è voluto riproporre il toccante documentario di Giorgio Treves, Gian Luigi Rondi. Vita, cinema e passione (2014). Il film di Treves è il risultato di oltre 10 giorni di confessioni, ricordi e rivelazioni del critico. Attraverso i suoi racconti, con il contributo di testimoni come Carlo Lizzani, Ettore Scola, Francesco Rosi, Paolo e Vittorio Taviani, Pupi Avati, Gina Lollobrigida, Margarethe von Trotta, Adriano Ossicini, il citato Gilles Jacob e altri, e grazie a rari materiali d’archivio, si ripercorre la storia del cinema italiano e dell’Italia del Novecento. I suoi ricordi accompagnano in prima persona gli eventi che hanno segnato il nostro Paese: dal primo dopoguerra al fascismo, dalla seconda guerra mondiale alla ricostruzione, dal boom economico alla contestazione degli anni ‘70 fino ai giorni nostri. A 92 anni Rondi si sveglia presto nella sua casa dei Parioli e comincia la giornata facendo il giro del suo grande appartamento per caricare i meccanismi delle decine di orologi a pendolo della sua collezione. Vede quotidianamente film e realizza, con l’inseparabile macchina da scrivere (regalo di laurea dei genitori), libri, saggi e critiche, e si reca ogni giorno alla sede dell’Accademia Italiana del Cinema per svolgere la sua attività di Presidente. Il film ripercorre anche i primi impegni extra-giornalistici di Rondi: il coinvolgimento accanto al sottosegretario Giulio Andreotti nel rilancio del cinema italiano, scioperi