(ASI) Nessuno è profeta in patria. Sempre più i maggiori giovani di talento lasciano l’Italia. Giovanni Fumu, classe 1985, è uno sicuramente uno di questi. Formatosi al liceo classico di Perugia, laureatosi brillantemente al D.A.M.S. di Bologna, ha lavorato prima in Francia e poi ha scoperto un nuovo mondo: la Corea. Grazie al suo lavoro “Good news” la Corea è tornata a Venezia e nello stesso tempo si è proposto un nuovo talentuoso regista. Fumu ha trovato una continua fonte di ispirazione nella lontana Corea e il corto che si è meritato la selezione nella sezione “Orizzonti” della Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia ne è una testimonianza.
Con una tecnica di ripresa sperimentale, quanto coraggiosa segue la vicenda di due ragazzi coreani alle prese con l’esito positivo di un test di gravidanza chiamato “Good news”. Una storia di un paese lontano, ma che può riguardare tantissimi ragazzi di tutto il mondo. Lei con mille dubbi se tenere o meno il bambino, lui che viene catapultato nel mondo dei grandi e che vorrebbe solamente avere rapporti occasionali con la sua ragazza e dedicarsi alle partite di calcetto. In fin dei conti la Corea non è poi così diversa, ci fa capire Fumu, ma nello stesso tempo sottolinea con tocchi audaci di camera, accentuando il blu e il rosso a secondo dei momenti della narrazione, come è diversa la loro cultura.
Il regista fa entrare lo spettatore nello schermo, segue ossessivamente i suoi personaggi, ossessivamente come una suoneria di una chiamata a cui non si vuole rispondere. La coraggiosa opera preannuncia un lungometraggio, dal momento che tutti gli archetipi della narrazione sono contenuti nel corto di 17 minuti, che però inganna e sorprende lo spettatore nel finale.
L’opera ha avuto una buona reazione in sala, ma ha sicuramente decretato la consacrazione del nuovo regista italiano, trapiantato in Corea, Giovanni Fumu.
Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia