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Tragedia del Giglio. QOllfestival intervista i giornalisti di Giglio nìews

(ASI) Lettere in  Redazione. La tragedia li ha colpiti. E quella che fino alla metà di gennaio era solo un’isola toscana meta di vacanze e con acque da sogno, è diventata il cimitero della Costa Concordia. In tutto il mondo hanno sentito parlare del Giglio, non tanto per la sua naturale bellezza, ma solo perché colpita da una tragedia, la più grande del mare dai tempi del Titanic. I mezzi d’informazione appena hanno potuto si sono trasferite con i propri inviati sull’isola, raccontando ciò che hanno voluto raccontare alla ricerca dell’ultima indiscrezione.


Noi del QOLLfestival, invece, una volta calmatesi un po’ le acque, abbiamo deciso di intervistare i primi giornalisti spettatori della tragedia della Concordia. Si tratta dei nostri colleghi Giorgio Fanciulli e Marco Baffigi per sapere la loro e dargli la possibilità di raccontarla, così come l’hanno vissuta. Avevamo conosciuto i redattori di Giglionews già due anni fa quando li avevamo selezionati per partecipare alla prima edizione del festival dei quotidiani on line locali a San Benedetto del Tronto e poi ancora alla seconda lo scorso ottobre.

Siete l'unico quotidiano online dell'Isola del Giglio,(e forse anche gli unici giornalisti), quando vi siete accorti di essere testimoni oculari di una tragedia?

Stavamo passeggiando sul lungomare dell'isola, quattro chiacchiere tra amici. Poi all'improvviso quella nave che è spuntata dalla parte sud del porto, immensa, tutta illuminata e soprattutto vicina, troppo vicina! L'impatto c'era stato pochi secondi prima ma noi non potevamo saperlo, non si è sentito il minimo rumore. Abbiamo pensato subito ad un passaggio ravvicinato, di un saluto all'isola (non lo chiamiamo inchino, che è un'altra cosa!). Ma poi il black-out, la nave inclinata, le due luci di "non governo" accese sull'albero principale. Abbiamo assistito per circa un'ora alla manovra, favorita esclusivamente dal vento e dalla corrente, percependo un grosso problema ma non un dramma. Non potevamo pensare di dover accogliere 4200 persone, noi, una comunità di 800 anime (la metà dei quali anziani!) ... fino a quei terribili 7 fischi brevi ed uno lungo, il segnale dell'emergenza ... dell'abbandono nave!

Cosa si prova a passare da un bacino d'utenza di 2-300 persone a diventare il punto di riferimento dell'informazione mondiale (almeno nelle prime ore dopo l'affondamento della Costa Concordia)?

Quella notte i nostri telefoni cellulari hanno iniziato a squillare (chissà chi ha diffuso i nostri numeri?), chiamavano tutti ma nessuno percepiva bene l'entità della tragedia finché non è uscita quella nostra foto che ha fatto il giro del mondo (quella della nave inclinata dietro il faro rosso). Faremmo prima a dirvi chi non ha chiamato! Pensate che alle 3 della mattina, quando eravamo ancora impegnati nei soccorsi, abbiamo risposto, in inglese, alle domande della BBC! Non sarebbe stato corretto spegnere i telefoni ma questo ha significato rimaner svegli tutta la notte e tutto il giorno successivo!

Il vostro sito però non ha retto i troppi accessi, come avete comunicato con i vostri lettori?

Potete immaginare quanto il nostro sito sia stato bersagliato, specie le webcam che puntavano sul luogo della tragedia. Era sabato e non potevamo parlare con i tecnici del server, neanche la domenica. Nel frattempo scrivevamo sulla nostra pagina Facebook e Twitter finché il lunedì abbiamo dovuto quadruplicare le prestazioni del nostro server. Siamo passati a 90000 accessi giornalieri con punte di 2000 utenti contemporanei!

Avete pensato da giornalisti a fare lo scoop documentando la tragedia o prima di tutto ad aiutare le persone in difficoltà (non da cuori di pietra, ma perché ad aiutare c'erano tutti gli altri concittadini)?

Qualche scatto l'ha fatto un nostro collaboratore, pensando di fotografare un incidente di una nave e non una tragedia. Quando la percezione del dramma si è palesata, con bambini mezzi nudi e bagnati che piangendo cercavano i loro genitori ed altre scene di questo genere, abbiamo deciso di aiutare anche perché il rapporto soccorritori/naufraghi era 1 a 10. Gli isolani sapevano che, eccetto i medici ed infermieri con gli elicotteri, i primi aiuti dal "Continente" sarebbero arrivati solo dopo qualche paio di ore, quindi bisognava fare da soli.

Il Qollfestival è stato il primo a notarvi, nell'ultimo mese invece siete stati ospiti di diversi trasmissioni televisive nazionali. I grandi media che vi hanno contattati hanno saputo dare il giusto valore al lavoro di voi giornalisti di un piccolo quotidiano online locale?

In tanti ci hanno contattato per sapere notizie sulle vicende locali, per sapere se avevamo materiale fotografico ma poi tendevano a lavorare con le proprie strutture, tranne qualcuno che si appassionava ad ascoltare il nostro punto di vista. In particolare Monica Giandotti, la giornalista di Matrix, è stata l'unica ad ascoltare la nostra ricostruzione della dinamica dell'incidente che differiva da quella mandata in onda su tutti i network. Ci ha portato in diretta su Canale 5 ed il giorno dopo la nostra testimonianza è stata confermata dai tracciati satellitari.

Come avete invece letto le notizie sui grandi quotidiani. Erano veritiere?

Scandalosa la superficialità con cui vengono affrontati gli argomenti senza pensare alle conseguenze di quello che si dice o scrive. Per fare un esempio tutti pronti a dire che il mare era inquinato se vedevano una chiazza all'interno del porto, ma nessuno che pubblicasse o desse notizia il giorno dopo delle analisi effettuate dall'ARPAT su quella chiazza che escludevano qualsiasi tossicità della sostanza, era borotalco…

Siete stati testimoni anche della "fuga" di Schettino per il quale sono stati confermati i domiciliari? Se sì a che ora lo avete visto sulla banchina? Ed è vero che avrebbe pagato un taxi per portarlo il più lontano possibile (dove non si sa visto che era su un'isola)?

Schettino lo abbiamo visto sul porto verso le 5 del mattino che conversava con altri ufficiali. Il famoso taxi è stato chiamato dall'Autorità Marittima per scortare il Comandante al più vicino albergo evitando il linciaggio della folla.

Siete stati anche i primi a parlare dell'ex comandante della Costa Mario Palombo, è vero che è stato lui il pioniere dell'inchino? E che ruolo ha avuto in questa vicenda?

Palombo è stato un Comandante con la C maiuscola, adesso in pensione e sarebbe stato giusto lasciarlo fuori da questa vicenda. Nella sua carriera ultra-trentennale al Comando ha effettuato 4 o 5 passaggi ravvicinati di fronte alla sua isola. Passaggi ravvicinati che, se fatti in sicurezza, non hanno nulla di strano. Avvengono periodicamente in tutto il mondo. Certo che il Comandante deve sapere cosa sta facendo, la profondità dei fondali, la distanza minima e soprattutto la velocità da tenere.

Nei passaggi radenti per l'inchino all'isola, ogni volta c'era gente che lo aspettava, o oramai era diventata un'abitudine che interessava solo i turisti d'estate?

La gente aspettava, tutti, turisti ed isolani, perché lo spettacolo, inutile negarlo, era mozzafiato. Ma ripetiamo che i passaggi precedenti avvenivano in sicurezza, alla distanza di mezzo miglio, ma soprattutto dandone comunicazione a Costa Crociere ed all'Autorità Marittima.

Siete preoccupati per la possibilità che per la prossima stagione estiva il relitto della Concordia sia ancora spiaggiato lì? Secondo la protezione civile ci vorranno dai 7 ai 10 mesi per rimuoverlo, cosa dice il vostro sindaco, quanto è reale questa probabilità?

È irrealistico pensare che il relitto venga rimosso entro l'estate perché non ci sono precedenti di navi di quelle dimensioni rimosse in altre occasioni. Noi, come il nostro Sindaco, siamo concordi nel dire che bisognerà imparare a conviverci assicurandoci che venga rimosso il carburante e che la nave sia bonificata. Poi dovrà essere sigillata e, una volta scelto il miglior progetto, portata via. Una cosa è sicura: noi vogliamo che sia rimossa intera e ci opporremo con forza alla dissezione sul posto. Ma della rimozione nella sua interezza sono fermi sostenitori anche Costa Crociere ed il Prefetto Gabrielli. Noi abbiamo fiducia nelle istituzioni, speriamo non venga tradita.

Si è parlato tanto anche degli sciacalli della domenica, come è stato vissuto da voi isolani questo turismo dell'orrore?

Sinceramente non bisogna nascondere che un evento del genere è una cosa rara da vedere (per fortuna). È quindi comprensibile la curiosità di chi abita nella zona e vuol venire a vedere. Un po' meno comprensibile chi è arrivato da Milano, Palermo, Foggia ... Una cosa però è venire a vedere ... farsi una foto sorridente però, con dietro una nave carica ancora di morte, è un po' macabro. Non sta a noi giudicare però, ognuno fa i conti con la propria coscienza!

C'è qualcosa in particolare, anche se molto è stato detto, che vorreste far emergere su questa tragedia?

Riportiamo le parole di un isolano: "Ci sentiamo, credo, tutti molto stanchi, ma non abbattuti; chi in questi giorni si batte per avere più risposte possibili, in realtà nasconde dentro una gran voglia di riprendersi “casa”, di tornare protagonista del proprio destino, e di dire che ok, vi abbiamo lasciato fare, ma da adesso in poi dovete tornare a chiedere “permesso”, dovete tornare a convincerci che tutto verrà fatto a regola d’arte, perché quello che vogliamo noi, in fondo, non è soltanto una stagione florida che dia il pane quotidiano a tutti: quello che rivogliamo indietro è la nostra vita, la nostra serenità, il nostro incontrarsi tutti i giorni e avere il tempo di salutarsi almeno, la passeggiata sul molo e il bagno allo Scalettino, l’acqua pulita e le panchine del “Gazzometro”, e tutte quelle belle cose per cui abbiamo scelto di vivere qua su un’isoletta.

Tutto quello che rivogliamo indietro, in fondo, è solo il nostro Giglio."

 

 

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