(ASI) I brogliacci confermerebbero che Schettino se ne è andato via con oltre cento persone a bordo. Il popolo del web ha già emesso due sentenze opposte: ha glorificato il comandante Gregorio De Falco per la sua professionalità, autorevolezza e umanità e ha condannato il capitano Francesco Schettino.
Seppur ci sia il paese di Meta Sorrento a difenderlo a spada tratta oltre alle telefonate ormai note, ci sarebbero ulteriori elementi non favorevoli al comandante del Concordia.
Si è appurato che l’incidente sia avvenuto attorno alle 21.40, mentre il Comandante stava parlando in plancia con una bella ragazza moldava di 25 anni, appartenente alla Costa, ma in quell’occasione in vacanza. C’è chi sostiene che i due fossero in disparte sul ponte, ma la ragazza elogia gli interventi di salvataggio del suo capitano. Senza indagare ulteriormente sul rapporto tra la bionda moldava e il capitano, atteniamoci ai fatti più rilevanti; in base ai brogliacci (resi pubblici) risulta che alle 22.06 la capitaneria di porto di Livorno viene contattata dal brigadiere Formuso di Prato, che riferiva di aver appreso dalla madre di una passeggera del Concordia, che mentre stavano a cena il soffitto del ristorante è caduto sui passeggeri e in seguito a ciò è stato dato l’ordine di indossare i giubbotti di salvataggio.
Alle 22.14 la Capitaneria individua la Concordia nei pressi dell’isola del Giglio e chiede spiegazioni. La risposta fu che avevano solo un black out tecnico da 20 minuti, ma risolvibile e che la situazione era pienamente sotto controllo.
La capitaneria di porto non è convinta delle risposte e manda la Guardia di Finanza a fare sopralluoghi e alle 22.26 richiama il Concordia e viene ammesso l’esistenza di una falla. De Falco prende la situazione in pugno e dà ordine a tutte le navi della zona di avvicinarsi al Concordia, vengono contattate inizialmente la Circomare di Porto Santo Stefano, la Compamare di Civiatvecchia e due rimorchiatore di Civitavecchia.
Alle 22.45 si chiede al Concordia se la nave stesse con un lato sul fondo, Schettino oltre ad aver negato la presenza di vittime o feriti afferma che la nave stesse galleggiando e che si sarebbe portato sottocosta.
Dopo un ulteriore sollecito alle 22.58 (più di un’ora dopo l’urto) Schettino comunica di aver dato l’ordine di abbandono della nave. Porto Santo Stefano si sta preparando all’accoglienza, un elicottero parte immediatamente da Sarzana, ma alle 23.23 dal Concordia si viene a sapere che c’è un grande sbandamento sulla sinistra. Numerose altre navi vengono in soccorso, l’elicottero monitora la situazione e vede sia una zattera incastrata e 70-80 persone tra bambini e anziani che sul ponte invocano aiuto.
Alle 00.42 c’è la prima telefonata tra De Falco e Schettino, con l’ordine di risalire a bordo. Sopraggiungono altri velivoli, un aereo soccorritore e la Cruis e Barcellona in possesso della fiamma ossidrica.
Alle 1.43 (esattamente dopo un’ora dalla prima telefonata) De Falco alza i toni con Schettino, che non ha ubbidito al primo ordine di risalire a bordo e indica una biscaglina per rendere conto della situazione. Alle 2.53 si viene a scoprire che ci sono a bordo oltre 100 persone e viene data conferma che Schettino si stia recando con una scialuppa al porto.
Alle 3.05 la Guardia di finanza dà comunicazione di avere 600 passeggeri da trasportare e tra questi ci sono 3 defunti.
Alle 4.19 viene data conferma della stabilità del Concordia sul lato destro.
Alle 4..46 sono rimasti sono gli uomini del VVF e l’aereo soccorritore si viene a sapere in numero ufficiale dei passeggeri 4754.
Alle 6.17 un’ultima ispezione del VVF con un’interruzione pe la difficoltà.
Leggendo questi dati emerge chiaramente che Schettino ha delle grosse responsabilità. Innanzitutto non ha dato subito il comando di abbandono della nave e pare che alcuni ufficiali avessero comunicato immediatamente la portata vera dell’urto. E viene da chiedersi se la passeggera non avesse chiamato la madre, che a sua volta ha denunciato il fatto ai Carabinieri di Prato, quando sarebbe stata avvertita la Capitaneria di porto? Quest’ultima si è distinta per l’impegno e ha intuito che non c’era del vero tra quello che diceva Schettino e quello che accadeva realmente; ulteriore elemento è che sempre grazie alla Capitaneria il capitano partenopeo si è deciso a comunicare l’abbandono di nave. Ma non è finita qua, oltre alle testimonianze agghiaccianti dei passeggeri, abbandonati a loro stessi e che dovevano contendersi persino i giubbotti, mentre i camerieri filippini tiravano giù con molta difficoltà le scialuppe, emerge chiaramente che con oltre 100 persone a bordo Schettino è fuggito verso il porto quasi un’ora e mezza prima dell’ultimo carico di passeggeri. Il quadro è davvero grave se si considera poi che Schettino ha disobbedito per ben due volte all’ordine di risalire a bordo dato da De Falco, inventandosi che era caduto in acqua e mostrando smarrimento e indifferenza (le telefonate sono inequivocabili). E’ una vergogna che il capitano strapagato di una nave con quasi cinquemila passeggeri pensi solo a salvarsi, quando tutti, persino i bambini, sanno che deve essere l’ultimo ad abbandonare la nave (il codice della navigazione lo detta chiaramente). Il Titanic ha avuto molto sfortuna e ci sono stati molti errori, ma almeno il capitano non ha mai abbandonato la nave, è rimasto lì come impone pure l’onore degli uomini di mare. Il capitano del Concordia pare che fin da subito abbia lasciato la sua nave, rimanendo per un paio d’ore a “coordinare “ su una scialuppa. La Costa ora gioca al liberarsi di ogni responsabilità e a fare da scarica barile, ma non è esente da colpe. Innanzitutto si è venuto a sapere che la prassi degli inchini è ben noto e che c’è dietro un bel giro d’affari e poi chi ha messo Schettino al comando, questo prodotto dell’accademia navale di Sorrento, nipote e figlio di grandi comandanti? In base al codice della navigazione la responsabilità di ogni manovra (art. 303) spetta al comandante, ma poiché questo è scelto da una compagnia, per gli errori di quest’ultimo ne risponderà economicamente la compagnia stessa. E mentre continuano le ricerche e la Costa trema per il possibile risarcimento, la gemella del Concordia, la Serena, ha appena iniziata la stessa tratta: è proprio vero il denaro non dorme mai, neanche con dei morti sulla coscienza…