Bartolomeo I a Perugia. Laurea honoris causa all'Università per Stranieri.

BartoromeoI Perugia(ASI) Perugia- L’Università per Stranieri di Perugia, ha conferito oggi, 19 settembre 2016, la laurea honoris causa in “Relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo”, a S.E. Bartolomeo I, patriarca ecumenico, Arcivescovo di Costantinopoli. Nell’Aula Magna dell’Università perugina, gremita di pubblico eterogeneo, ad assistere alla cerimonia numerose autorità, civili, militari ed ecclesiastiche. Tra queste il sindaco di Perugia, Andrea Romizzi, il cardinale Gualtiero Bassetti, il vescovo ausiliare Paolo Giulietti, il vescovo emerito Chiaretti, numerosi professori e studenti universitari.

Il prof. Paciullo, Rettore della Stranieri, ha salutato tutte le autorità intervenute, ha presentato l’evento ed il patriarca in particolare, lodando la sua capacità di gestire, con sensibilità, tutti i rapporti tra le diverse religioni e la sua attenzione nei confronti del creato e dell’uomo.

Il card. Bassetti, Arcivescovo di Perugia e Città della Pieve, ha sottolineato come Bartolomeo I sia stato un testimone coraggioso della pace, tanto è vero che la sua laurea onorifica, s’inserisce nel più ampio programma “Sete di pace”, in corso ad Assisi ed organizzato dalla Comunità “Sant’Egidio”, dalla diocesi Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e dalle famiglie francescane. Citando Bartolomeo, mons. Bassetti ha dichiarato:” ...la forza del dialogo e della comunicazione bandisce paure e pregiudizi attuando un mondo unito per rispettare e custodire il creato e le creature”. Il presule perugino ha ricordato che, quest’anno, ricorre il 25° anniversario della nomina al Patriarcato di Costantinopoli e ne ha elogiato l’attività di promotore di relazioni internazionali.

L’ultimo intervento è stato quello del prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant’Egidio, presidente della Società Dante Alighieri.
Quest’ultimo ha affermato che la laurea viene assegnata per i 25° di patriarcato, in quanto simbolo e punto di riferimento per il cammino di pace da lui intrapreso. La delicata posizione della chiesa di Costantinopoli, la rendono un faro per il mondo cristiano ed islamico. Riccardi ha definito il patriarca “un artigiano di pace, con strumenti antichi, quali il dialogo, la visita, la comunicazione”. Ha continuato dicendo che Bartolomeo è stato sempre da tutti apprezzato perché senza essere un politico, ha fatto politica nel senso più profondo della parola, prestando attenzione soprattutto alle donne, ai bambini, agli ultimi. Manifestando la grande stima personale, il presidente della Società Dante Alighieri, ha fatto notare che il patriarca parla un ottimo italiano e, proprio per questo è un testimonial della nostra lingua nel mondo ed ha ringraziato per il grande affetto che l’arcivescovo di Costantinopoli ha per l’Italia.

Al termine degli interventi di presentazione e saluto si è svolta, come di consueto la Laudatio, prolusa dal prof. Marco Impagliazzo, docente di storia contemporanea alla Stranieri di Perugia, che ha iniziato con una citazione dello stesso patriarca in un suo discorso a Strasburgo nel 1994:”La forza della storia è nella debolezza”, a sua volta citazione di san Paolo. Impagliazzo ha illustrato il curriculum vitae del neo laureato.
Dimitrios, nome di battesimo di Bartolomeo I, nasce a Imbro, nel 1940. Si laurea in Teologia a Chalki, facoltà ancora chiusa dal governo turco. Ha studiato presso l’Università Svizzera, di Monaco di Baviera, l’Istituto Orientale dell’Università Gregoriana di Roma dove ha conseguito il dottorato. Conosce bene il greco, il latino, il turco, l’italiano, il francese, l’inglese ed il tedesco. Ha partecipato alla costruzione della chiesa presso le Piccole sorelle di Gesù, di Charles de Foucauld, a Roma.
Il professore ha descritto Bartolomeo I come un passeur, un ponte tra il mondo occidentale e quello orientale, grazie ai suoi viaggi ed alla sua capacità comunicativa, ha saputo “unire la saggezza orientale con un linguaggio occidentale, respirando con due polmoni”. Nella dichiarazione del Bosforo, nel 1994, Bartolomeo affermò che “ogni crimine in nome della religione è un crimine contro la religione”.
Il relatore ha ricordato che, proprio a giugno di quest’anno, si è tenuto il Concilio Panortodosso a Creta, fortemente voluto da Bartolomeo I, dove un folto numero di metropoliti ortodossi ha lavorato con tanta pazienza per il bene del mondo cristiano, affermando che la vera pace è Cristo stesso.
Impagliazzo ha ricordato come Bartolomeo I abbia sempre avuto una particolare attenzione verso il creato, affermando che la Chiesa Ortodossa ritiene l’opera di Dio, come la natura, sempre “cosa molto buona”, e che il degrado ambientale pesa sopratutto tra i poveri. Il grande lavoro diplomatico del patriarca, si è svolto sopratutto a Istanbul, città che gli ortodossi “non lasceranno mai”, perché crocevia di razze e grazia per gli stessi ortodossi, città musulmana con tanti cittadini laici.

Successivamente si è tenuta la lectio doctoralis di Sua Santità Bartolomeo I, che ha esordito dicendo come i precedenti relatori avessero un po’ esagerato nel tessere le sue lodi. Nella sua ricca e dotta prolusione, ha affermato quanto fosse contento del riconoscimento presso la Stranieri, in quanto ateneo simbolo della convivenza pacifica di razze e culture diverse. Nell’incipit della sua lezione ha precisato il significato di pace. Ha distinto tra pace antropologica, in quanto assenza di conflitti e pace imposta, la famosa pax romana di cui parla Cicerone, criticata da Tacito, fondata sulla libertas e sulla securitas, ma pericolosa come la brace sotto la cenere. Ha parlato poi della pace ascetica, ricordando l’inno degli angeli quando nasce Gesù, la nostra vera pace. La ricerca della pace è finalizzata teleologicamente alla riconciliazione, all’unità, all’amore, ricordando le parole san Dionigi Aeropagita.
L’arcivescovo si è poi interrogato su quale fosse la metodologia per un dialogo di pace, e, rispondendo, ha posto l’accento sull’amore per Dio e per il prossimo, guardando come ama Nostro Signore. “Non c’è pace senza giustizia e senza perdono, purificando la memoria, per curare gli effetti dell’odio e la sua potenza”.
Bartolomeo I ha sottolineato quanto siano importanti per la pace, parole come verità, discernimento e dialogo. Nel Concilio panortodosso, infatti, si è parlato di quanto sia importante combattere le intolleranze, le inimicizie e l’odio, per una cultura di dialogo. Anche l’indifferenza denota un’intolleranza religiosa. La vera pace non teme né il dialogo, né la verità, né la giustizia. Il mondo ortodosso non ha paura di questo confronto, altrimenti potrebbe diventare un gruppo chiuso, ai margini della storia, un ghetto. L’esempio che Bartolomeo I ha utilizzato per mostrare una vera interazione tra le varie culture è quella tra la greca e la latina.
Il patriarca ortodosso ha concluso dicendo come la pace antropologica ed ascetica si completino, essendo un dono di Dio, diversamente dalla pax romana, imposta con la forza dall’autorità.

Terminata la lectio doctoralis, tutti i professori della Stranieri, in abito dell’Università perugina, dopo votazione con fave bianche all’unanimità, hanno conferito a Bartolomeo I la laurea ad honorem, mentre il pubblico acclamava esclamando:”Axios”, che significa “sei degno”, espressione rituale al momento dell’elevazione al soglio vescovile presso gli ortodossi.


Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia

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