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(ASI) - Quando cresci a "latte e benzina" senti che due ruote di una moto sono un tutt'uno con te, quando hai solo 16 anni, un incidente stradale, oltre alle gambe, sembra portarti via la parte più intima di te stesso.

Devono essere stati questi i pensieri di Brent, il protagonista del film "Il sogno di Brent", andato in onda domenica 1 dicembre 2013 su Rai 2, in occasione della Giornata Internazionale della disabilità, una storia di formazione - ideata da Andrea Lucchetta e tratto dalla serie Spike Team-, dove dall'apice si tocca l'abisso per poi tornare a volare.

I temi. Il cartone animato, adattissimo ad un pubblico di ragazzi ma che sa anche muovere le coscienze degli adulti, affronta con sincera semplicità tanti argomenti di alto valore educativo, a cominciare dal valore della sicurezza quando si va in bicicletta o in motorino, e la condanna ad un uso sconsiderato dell'alcol quando ci si deve mettere alla guida. Ma sopratutto il film parla della strada, tortuosa e ripida, che una persona con disabilità deve affrontare per riacquistare un'autonomia e una consapevolezza individuale dopo un'incidente che cambia la vita. Il percorso fatto dal giovane Brent è fatto di ostacoli e di barriere che sono dietro l'angolo: sono una scala, un ingombro in mezzo ad una stanza, gli amici che ti guardano "non negli occhi, ma nel tuo problema" - dice Brent. Ma è anche un cammino fatto di amore, quello dei genitori, e di stimoli come quelli di un allenatore che ti sbatte in faccia la realtà e tu, volente o nolente, devi affrontarla perché il superamento di una difficoltà inizia proprio nel momento in cui tu scegli come affrontarla.

Lo sport. Brent grazie alla forza che gli arriva dall'attività sportiva trova il coraggio di rialzarsi nel morale e fisicamente, visto che affronterà con coraggio e determinazione anche l'uso delle protesi. Il nostro protagonista proverà il basket in carrozzina, scoprendo il significato autentico del gioco di squadra, e poi si dedicherà alla corsa accompagnato niente di meno che da Giusy Versace, la campionessa italiana paralitica, per la quale costruirà delle protesi 'speciali' ricavandole della carena della sua vecchia moto.

Succede poi che quando l'adrenalina rivà in circolo e tutto sembra riuscirti non smetti più di guardare oltre e Brent continuerà a sfidare i suoi limiti, provando a diventare un supereroe, e poi più in alto fino al sogno olimpico.

Non poteva infine mancare la pallavolo, il mondo da cui proviene Andrea Lucchetta, e il volley irrompe nella storia sotto le vesti di un nuovo amore per il protagonista, e come sitting volley la disciplina paralimpica che "si gioca da seduti, ci si sposta con le mani, il resto è pallavolo" - dice un cammeo dello stesso Lucchetta.

La morale. La storia di Brent è una favola a lieto fine, ma lascia il segno negli occhi di chi la guarda perché non è edulcorata, si soffre davvero e i produttori del film hanno fatto la scelta di essere il più realisti possibile, perché il dolore va guardato in faccia per poi poterlo superare. "Il sogno di Brent", che ha avuto il patrocinio di molte istituzioni e del Comitato Paralimpico Italiano, merita una diffusione capillare anche nelle scuole e nei circuiti sportivi, perché un ragazzo disabile è un potenziale atleta, se lo vorrà essere, e va sostenuto affinché trovi il suo percorso, il suo modo per tornare sognare.

 

Chiara Scardazza - Agenzia Stampa Italia

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