La vicenda nasce nel 2007, nell’ambito delle elezioni amministrative che hanno visto Lamberti-Castronuovo, attualmente Assessore Tecnico della Giunta provinciale reggina, all’epoca, a seguito della vittoria alle Primarie, candidato a sindaco della città per la coalizione di centro-sinistra. Durante la campagna elettorale, che lo vedeva affrontare il sindaco uscente Giuseppe Scopelliti, in data 18/05/2007, aveva inviato, mezzo posta, alle famiglie reggine, un opuscolo, che riportava il testo “dell’invito a dedurre” rivolto dalla Procura Regionale della Corte dei Conti al sindaco pro tempore Giuseppe Scopelliti, agli otto componenti della Giunta Municipale, al Dirigente U.O. Programmazione e Progettazione del comune reggino Pasquale Crucitti e al responsabile del procedimento Giuseppe Granata, in merito all’acquisto dell’Area dell’ex Italcitrus srl.
Un acquisto che a parere del Sostituto Procuratore Generale del tempo, Pierpaolo Grasso, appariva “a dir poco incauto” e “da cui si evinceva un ingente danno” per l’erario comunale. L’acquisto, sottolineava il sostituto procuratore aveva, difatti, comportato alle casse del comune una spesa di 2.500.000 di euro, inserita nel programma triennale 2002/2005 delle Opere Pubbliche, a cui si sarebbero dovuti aggiungere altri 2.000.000 di euro per la ristrutturazione dei locali e la necessaria bonifica dall’amianto presente. Un acquisto che aveva definito “incauto” in quanto area “in totale stato di degrado”, su cui sussistevano “numerose procedure esecutive pendenti innanzi al Tribunale civile di Reggio Calabria” e su cui all’atto dell’acquisto non si prevedeva una precisa destinazione di uso.
Nell’opuscolo, dichiarandosi fin dal principio “un garantista”, che “non intendeva giudicare”,il candidato sindaco Lamberti-Castronuovo poneva all’attenzione dei concittadini fatti e circostanze che “a suo sommesso parere, dimostravano che chi aveva amministrato la città negli ultimi cinque anni, non aveva curato gli interessi della città non applicando quel principio che è proprio di ogni Amministratore saggio: quello del buon padre di famiglia”. Chiedeva pertanto ai lettori, non di sposare la sua visione, ma di porsi delle domande, giudicando “con serenità in base alle risposte”, giacché con “tutti si potrebbe mentire, meno che con se stessi”. E sulla scorta delle risposte che lo stesso cittadino si sarebbe dato di esprimere il proprio voto elettorale.
L’invio dell’opuscolo aveva tuttavia causato l’avvio di una richiesta di risarcimento, pari a 500.000 euro, da parte dell’Ingegnere Giuseppe Granata, citato nell’atto in quanto responsabile del procedimento di acquisto dell’Area ex Italcitrus ed autore di una perizia di stima della stessa, e di una richiesta di risarcimento, pari ad altri 500.000 euro, da parte dell’Ingegnere Pasquale Crucitti, citato nell’atto in quanto dirigente del settore preposto che aveva avallato la procedura di acquisto, inserendola nel programma triennale.
Ebbene, le richieste di indennizzo sono state, in toto, rigettate dal giudice, che ha dichiarato la non sussistenza di ipotesi diffamatorie o di violazione della privacy.
Come si legge nella sentenza “l’aver riprodotto l’atto di ‘invito a dedurre’ e l’averlo trasmesso con l’opuscolo alle famiglie dei reggini non costituisce una iniziativa illecita, idonea a violare la riservatezza personale..delle persone interessate”, né prosegue il giudice “sembra sussistere la oggettiva idoneità diffamatoria nella pubblicazione del predetto atto”. Come è emerso nel corso dell’istruttoria, e come ammesso dagli stessi richiedenti, infatti, l’atto giudiziario era già stato reso di dominio pubblico, riportato dalla stampa locale ed oggetto di discussione nelle emittenti televisive locali, “e pertanto, erano stati conosciuti i nomi di tutte le persone coinvolte nella vicenda. Inoltre, il testo completo del provvedimento era già stato pubblicato su internet”. Da qui la conclusione del giudice: “Nessuna violazione della privacy si ritiene, pertanto, che sia stata perpetrata”.
Nulla quaestio per il giudice anche in merito alla prima parte dell’opuscolo, del tutto conforme al diritto di cronaca e di critica : “la sua formulazione”, scrive il giudice, “rappresenta l’opinione di chi scrive su una notizia sicuramente vera, di interesse pubblico alla conoscenza del fatto, formalmente corretta nella esposizione”.
Di più: “La divulgazione dell’opuscolo”, rimarca il giudice, “risponde, piuttosto, ad un apprezzabile interesse dei cittadini ad essere informati onde poter effettuare scelte più consapevoli nell’ambito della vita associata”. Rigettata, infine, anche la richiesta di condanna per responsabilità aggravata, non sussistendo mala fede o colpa grave. E così nessuna violazione per Lamberti-Castronuovo, difeso dagli avv. Maria Grazia Bottari e Domenico Gentile.