La posizione della Chiesa è mutata moltissimo dal 1996 quando monsignor Navarro Valls disse che “non bisogna utilizzare internet per salvaguardare le parrocchie”. Il World Wilde Web non è più una chimera, anticlericale, quasi diabolica, ma una realtà della Fede; sia perché è maturato internet e perché si è evoluta la Chiesa stessa.
Alla luce di quanto esposto dai relatori, emerge che il rapporto tra queste due sfere, così agli antipodi in superficie, poggia sull’ecumenismo, sul tema del "dono" e sulla "sostanza" comune, che la rete è il messaggio attraverso la testimonianza.
L’ecumenismo, inteso come movimento che tende a riavvicinare e riunire tutti i fedeli cristiani e quelli delle diverse Chiese, è un tema, a giudizio di Spadaro, ordinario, che però ci svela che, attraverso la rete, avere relazioni aumenta la possibilità di avere messaggi e informazioni, ma nello stesso tempo le stesse relazioni sono il contenuto essenziale, dal momento che per cercare informazioni noi interagiamo.
Il “dono” non è quello inteso in senso francescano di dare senza pretendere nulla in cambio, ma risponde alla metafora dell’amicizia “interessata". Agiamo, infatti, per essere gratificati, per ottenere un like, o un’amicizia, se pensiamo ai più noti social network. Il rischio però, sempre secondo Spadaro, è insito nel concetto del gratuito che, a lungo andare, può svuotare i contenuti stessi del dono.
La rete perciò, deve essere considerata come una struttura comunicativa, un mezzo, che trova la sua espressione nella testimonianza e dove la testimonianza stessa è il messaggio.
Non a caso Tilghe ha ribadito che, agendo con tali modalità, gli utenti riescono a trasmettere le proprie tradizioni culturali e religiose, nell’ottica di un rapporto simile a quello tra docente e discente.
Benedetto XVI su Twitter e il numero sempre crescente di associazioni religiose che si avvalgono di Facebook, testimoniano che la rete non è vista più, come una decina di anni fa, quale strumento del male, ma è diventata anch’essa un mezzo di evangelizzazione del messaggio del Dio, come se la stessa rete fosse le tavole e i papiri d’un tempo.
Metodi e mezzi di relazionarci evolvono, ma alla fine ciò che rimane come epicentro è sempre il messaggio; il contenuto che, a sua volta, si modifica nella forma, ma non nella sostanza, grazie alla rivoluzione digitale.
Gloria Panfili – Agenzia Stampa Italia
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