(ASI) Israele non sembra affatto preoccuparsi dell'eventualità di subire proteste da parte della comunità internazionale; dalle parole del comandante della marina militare emerge, infatti, la volontà di intraprendere la linea dura per fermare la Freedom Flotilla 2.
Eliezer Marom, ammiraglio e comandante della marina militare di Israele, ha dichiarato a margine di una cerimonia conclusiva tenutasi nel porto di Haifa che la Freedom Flotilla, il gruppo di navi contenenti aiuti umanitari organizzati da Free Gaza Movement e Fondazione turca per i diritti dell'uomo e delle libertà e gli aiuti umanitari (IHH), sarà bloccata in alto mare e non le sarà dato modo di rompere il blocco di Israele sulla Striscia di Gaza.
Marom ha motivato la linea dura spiegando che "quella missione ha per scopo un confronto con i militari israeliani. Si cerca una provocazione di carattere mediatico per creare un'atmosfera di delegittimazione di Israele". L'ammiraglio israeliano ha inoltre ribadito la contrarietà del suo paese ad acconsentire all'apertura di una rotta di navigazione verso Gaza poiché "Hamas potrebbe dotarsi di quantità incontrollate di armi e minacciare Israele con nuovi razzi e con missili terroristici".
Queste parole alimentano la preoccupazione che possa verificarsi qualcosa di simile a quanto accadde il 31 maggio 2010, data a cui risale il primo e fin'ora ultimo tentativo da parte della Freedom Flotilla di approdare a Gaza con navi cariche di aiuti umanitari, così rompendo l'embargo imposto da Israele. In quell'occasione, malgrado tutto, l'ambizione umanitaria venne infranta dai commandos della marina d'Israele, i quali, imbarcati su da motoscafi ed elicotteri con l'obiettivo ufficiale di ispezionare le navi in questione in cerca di armi di contrabbando, ingaggiarono uno scontro con gli uomini della flottiglia. Il ricorso alle armi da fuoco da parte dei militari israeliani causò la morte di nove e il ferimento di decine di passeggeri.
Attualmente ancora non è stata comunicata una data di partenza ufficiale da parte degli organizzatori di Freedom Flotilla 2, è previsto comunque che la decina di imbarcazioni partirà dal porto di Genova entro la fine di giugno. In questo senso da parte dei promotori e dei partecipanti dell'iniziativa giunge la rassicurazione che "la data della partenza non subirà modifiche". Lane Fintan, il coordinatore della nave irlandese che salperà nell'ambito di Freedom Flotilla 2 ha inoltre risposto ai messaggi non rassicuranti che arrivano da Israele: "Una volta in mare, abbiamo messo in conto ogni possibilità, tranne quella della violenza da parte nostra". Prosegue il suo connazionale Trevor Hogan, celebre rugbysta che ha deciso di partecipare alla missione internazionale: "Qualunque cosa ci accadrà a bordo della Freedom Flotilla, non sarà mai nulla di fronte alla brutalità di Israele contro il popolo palestinese. Questo è quanto mi dà il coraggio di salire a bordo". Un altro partecipante, l'attivista Rami 'Abdo ha voluto specificare la meticolosa organizzazione e l'ampia adesione che permetteranno all'iniziativa di partire con serie credenziali: "Uomini di legge, attivisti ed esperti di diritti umani, parlamentari, politici e artisti saliranno a bordo di Freedom Flotilla 2. La presenza a bordo di giornalisti garantirà una copertura mediatica al viaggio come di dovere".
Nell'aprile scorso un intervento del premier Berlusconi ad una radio israeliana, seguito all'appello di Netanyahu di fermare la flotta Freedom Flotilla, fa tutt'oggi presagire un non facile destino per le imbarcazioni: "Faremo in modo di impedire la partenza della Freedom Flotilla per Gaza, sono convinto che non stia lavorando per sostenere la pace nella nostra regione".