(ASI) Tutti i riflettori sono puntati sul Brasile, protagonista internazionale degli ultimi anni e teatro dei mondiali di calcio. Tuttavia, il giornalista danese Mikkel Keldorf ha recente messo online un documentario nel quale accusa la polizia brasiliana di compiere omicidi di massa dei ragazzi di strada. Accade di notte, dice il giornalista, quando nessuno può vedere. La polizia già da mesi ha occupato le favelas, in un protrarsi di scontri e sgombri forzati.
Keldorf, giunto a Fortaleza per scrivere articoli sui mondiali, ha deciso di tornare in Danimarca per raccontare l’aspetto segreto e violento di questi mondiali, il costo della visibilità internazionale. La sua intenzione è quella di portare all’attenzione delle organizzazioni internazionali e umanitarie quello che secondo lui è un genocidio programmato per ripulire le città brasiliane dalle baby gang e dalla criminalità. Il giornalista danese ha spiegato che questi attacchi notturni hanno come obiettivo primario quello di spaventare e costringere questa gente a lasciare le strade. Le domande che si pone Mikkel sono le stesse che chiunque si porrebbe. La Coppa del Mondo può giustificare la morte di centinaia di disperati? Può il turismo essere un motivo valido per queste retate della morte? Ma soprattutto, questi squadroni della morte da chi ricevono gli ordini?
Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia