Un passato mantenuto per decenni nascosto dalla star della Tv tedesca deceduta nel 2008, ma riemerso la primavera scorsa grazie al sociologo tedesco Joerg Becker.
Becker, nel corso di ricerche per una pubblicazione, avrebbe scoperto che nel Marzo 1943 Tappert era in servizio presso un reparto della Divisione Testa di Morto sul fronte orientale.
Una rivelazione che ha molto colpito la Germania e il mondo con reazioni contrastanti, talvolta opposte. Secondo quanto riportato da Il Giornale in un articolo del Maggio 2013, ad esempio, la Tv pubblica tedesca avrebbe deciso di ritirare le repliche della serie dalla programmazione; diversa invece la posizione di Teheran che, stando allo stesso articolo, avrebbe deciso di trasmettere l'intera serie. Duecentottantuno puntate che, a quanto riferirebbe il ministro alla cultura Mohammad Hosseini, IRIB trasmetterà con doppiaggio in farsi.
Una vicenda che, malgrado la grande eco mediatica dei primi giorni, non ha poi avuto grandi sviluppi. Ma sul finire di Agosto nuove rivelazioni riaprono il caso: la stampa tedesca raccoglie le dichiarazioni di un collezionista che avrebbe per le mani il tesoretto di Tappert, cioé una cassa militare con baionetta, la piastrina di riconoscimento e un libro con dedica di pronta guarigione, “al camerata Tappert” si leggerebbe , a firma del comandante della Totenkopf.
I media sono tornati all'assalto. Cinque anni dopo la morte e nonostante i quasi trecento episodi che hanno reso il format famoso in tutto il mondo, l'attore più celebre del piccolo schermo viene chiamato sul “banco degli imputati”.
Ma non è il primo caso, quello di Derrick-Tappert, in cui il fatto di aver aderito alle SS nel corso della guerra in Germania torni a perseguitare un personaggio noto. Nell'agosto del 2006 lo scrittore e Premio Nobel (1999) Gunther Grass, rilasciando un'intervista al
Frankfurter Allgemeine Zeitung, riferì di essere stato volontario della 10ª Divisione Panzer SS "Frundsberg". Volontario, non coscritto: apriti cielo! Qualcuno chiede addirittura che il Nobel gli venga ritirato. A nulla valgono le spiegazioni di Grass:
“Era una cosa comune per quelli della mia generazione (classe 1927, NdR), un modo per girare l'angolo e voltare le spalle ai genitori" (come riportò La Repubblica in un articolo dell '11 Agosto 2006), per molti il giudizio fu netto: era un nazista, una SS. Il tutto non tenendo conto che dal dopoguerra a oggi Grass è stato ed è un pacifista.
Desiderio estremo e sfrenato di giustizia? Semmai brama di poter dire la propria, di fare un po' di insana speculazione politica, non tenendo conto che la scelta di Tappert e del futuro premio Nobel andrebbe contestualizzata alla realtà di 70 anni fa, a livello sociale, umano e politico diametralmente opposta a quella odierna.
Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia