Il Canada ha effettivamente rinunciato all’acquisto di questi aerei ma non certo per un eccesso di pacifismo.
L’appendice nordica degli Usa infatti ha sempre mostrato al mondo una propria via alla politica estera, che però non ha mai portato a grandi risultati; oggi come oggi Ottawa ha saputo creare intorno a sé solo un gruppo di paesi impegnati nello sviluppo dei diritti umani su scala internazionale. I governi che si sono succeduti hanno costruito un’immagine internazionalmente aperta e interessata alla difesa dei diritti umani nel mondo.
Il nuovo esecutivo però ha messo nel cassetto il pacifismo del paese ed intrapreso un nuovo corso nella politica estera.
Il primo ministro Stephen Harper, eletto una prima volta nel 2006 e confermato cinque anni più tardi, vuole infatti fare del suo paese un attore di primo piano per il campo democratico Occidentale attraverso l’irrigidimento di alcune posizioni e la maggiore bellicosità nel difenderle. Si tratta di una svolta a tutto campo, in cui le novità vanno dai maggiori investimenti in spese belliche, all’approccio più rigido rispetto problemi internazionali, fino alla modifica della regolamentazione interna in materia di rifugiati, tirandosi addosso anche le critiche di Amnesty International.
Per guadagnare visibilità prima ha rotto i rapporti diplomatici con Teheran, chiudendone l’ambasciata in Canada, quindi ha stretto il vincolo con lo stato sionista.
Harper sa bene che per contare nel campo occidentale bisogna spendere in armamenti ed aveva deciso di acquistare come detto i veivoli F-35; in seguito ad un’intensa campagna, sostenuta da varie associazioni umanitarie questo progetto è stato accantonato, ma ciò non ha certo influito sulle scelte del governo che anzi ha decisamente rilanciato sul fronte delle spese militari aumentandole notevolmente rispetto al passato.
Quella sugli F-35 quindi è stata solo una sconfitta di Pirro per il governo di Ottawa che ha deciso di rilanciare sugli altri investimenti bellici in programma.
Fabrizio Di Ernesto-Agenzia Stampa Italia