(ASI) Solo silenzio. Si sarebbe dovuto parlare questo week-end dell’incredibile duello tra Juve e Mila, magari si sarebbe potuto parlare di fuga o ribaltamento o di situazione congelato, sarebbe potuta essere la giornata di Ibra o di nuovo di Del Piero, ma un ragazzo ha rubato la scena, non però per imprese o follie, ma perché il suo cuore non ha retto e come altri prima di lui, si è accasciato sul campo e dopo poco è morto.
Si chiamava Piermario Morisini, classe 1986, bergamasco, giocatore del Livorno, ma tesserato con l’Udinese, in cui è approdato dalle giovanili dell’Atalanta. La squadra di Pozzo lo fa esordire a vent’anni in serie A con 5 presenze, poi però lo manda a farsi le ossa in B, prima con Bologna, Vicenza, Reggina e Padova. Soprattutto a Vicenza si distingue e diventa un punto fermo per due stagioni, tanto che l’anno scorso lo richiesero ai friulani, per poi passare in prestito al Livorno. Giovane di speranze con numerose presenze nell’Under 21, che oggi avrebbe dovuto affrontare il terribile Pescara di Zeman. Sembrava una bella giornata poiché dopo venti minuti la sua squadra, il Livorno, è sopra di due goal, poi però un malore, Mario si accascia e si teme il peggio.
L’ambulanza che arriva tardi, per colpa di un’auto messa male, Morosini in coma e alle 17 l’addio a tutti. Livorno in lacrime, sgomento tra i campi, la FIGC interviene subito e blocca tutto in segno di lutto. Forse qualcuno penserà che lo spettacolo doveva andare avanti, ma questa volta il calcio si è fermato, proprio nella parte più calda del campionato per far riflettere e per darci la consapevolezza che che la vita può finire così all’improvviso.
Stava per scendere in campo il Milan (le formazioni erano già state annunciate) per riprendersi la vetta contro il Genoa sull’orlo del baratro. Una partita tesa da diverse emozioni, che si annullano di fronte alla triste notizie. San Siro, però, si distingue e i tifosi di entrambe le squadre iniziano ad applaudire questo ragazzo di 25 anni, che sognava i grandi palchi della Serie A e che per un giorno ha unito tifoserie nemiche, annullato rivalità e competizione e si è preso la “scala del calcio”.
Ciao Piermario, continua a correre anche per noi.