(ASI) “Non era champagne” é il titolo di un bellissimo libro scritto dal compianto amico Enzo D’Orsi - meraviglioso giornalista - sulla Juventus di Gigi Maifredi. Champagne, appunto. Quello che il buon Maifredi avrebbe voluto esportare da Bologna a Torino.
Ma che, di fatto, non esportò. La sua Juventus, parliamo della stagione 1990/91, quella successiva alle notti magiche che consacrarono Totò Schillaci, si smontò dopo un ottimo girone d’andata chiuso al secondo posto. E così lo champagne, partita dopo partita, evaporò e lasciò posto a un vinello andato. Quasi aceto. Neanche i fedelissimi Luppi e De Marchi, voluti a tutti i costi da Maifredi, gli evitarono l’esonero. Andò via anche Luca Cordero di Montezemolo. Dopo una stagione conclusa con un piazzamento fuori dalle coppe, la società voleva tornare a vincere. Per farlo richiamò a casa Boniperti, che aveva coniato lo slogan tanto caro alla Vecchia Signora, “Vincere non é importante, é l’unica cosa che conta” e Giovanni Trapattoni. Thiago Motta sta facendo peggio di Maifredi. La sua Juventus è riuscita nell’impresa di trovare l’eliminazione dalla Champions League contro un abbordabile PSV e, cosa ancor più grave, si é fatta buttare fuori dalla Coppa Italia da un Empoli pieno zeppo di giovani. Qualcuno sogna e spera che la Juventus si desti dal torpore e batta in volata Napoli, Inter e Atalanta. Si, insomma, che vinca lo scudetto. La realtà dice altro. Senza scomodare ulteriormente Maifredi, basta citare Delneri, Sarri e, appunto Thiago Motta. Tutti allenatori che prediligono la ricerca del gioco prima che del risultato. A Sarri non é bastato vincere lo scudetto per trovare la conferma. Alla Juventus bisogna vincere anche senza il bel gioco. Allegri lo sapeva bene, eppure é stato mandato via. Con poca riconoscenza. Ci voleva Conceiçao per permettere al Bologna di tornare a vincere al Dall’Ara contro il Milan dopo ben 23 anni. Dopo aver festeggiato una Supercoppa Italiana manco fosse una Champions League, con tanto di Cubano, il tecnico portoghese é riuscito a peggiorare la media punti di Fonseca. A cui qualcuno dovrebbe delle scuse. Povero diavolo, cantava Cocciante.
Raffaele Garinella - Agenzia Stampa Italia