LA MORTE DEL PADRE
(ASI) Tornata dalla vittoriosa spedizione peruviana, l'esistenza di Adriano viene segnata indelebilmente da un episodio tanto inaspettato quanto tragico.Il 4 agosto 2004 a causa di un malore improvviso si spegne Amir Leite Ribeiro, il padre dell'attaccante nerazzurro. L'attaccante nerazzurro apprende la notizia telefonicamente e a quanto riportato poi dai compagni, getta il telefono e si abbandona ad un urlo straziante e lunghissimo.
LA DEPRESSIONE ANNEGATA NELL'ALCOL
Adriano accusa violentemente il colpo, la perdita del genitore a cui era molto legato gli lascia dentro un profondo vuoto ed un fortissimo senso di solitudine. I compagni provano a stringersi attorno al loro numero 10, Zanetti in un intervista futura dirà di come lui e Cordoba in particolar modo si dedicarono a lui con costanza, provando a motivarlo, portandolo a cena fuori spesso e tentando di instillare in lui la convinzione che sarebbe potuto essere un mix tra Ronaldo e Ibrahimovic se l'avesse voluto. “Ma Adri non reagiva” aggiungerà Zanetti “era depresso e non c'era modo di aiutarlo ad uscire, è stata con grande probabilità la peggior sconfitta della mia vita, perchè volevo aiutarlo, ma non c'era niente che potessi fare per aiutarlo”. A distanza di qualche anno Adriano si lascerà andare ad una triste confessione a 'R7': “ so solo io quanto ho sofferto, la morte di mio padre mi ha lasciato un enorme vuoto, ho finito per sentirmi molto solo. Dopo la morte è andata sempre peggio perchè mi sono isolato. In Italia mi vedevo triste, solo e depresso, quindi ho cominciato a bere.Adri comincia a presentarsi agli allenamenti completamente ubriaco, tanto che lo staff medico dell'Inter lo manda sistematicamente a dormire in infermeria, salvo poi comunicare alla stampa che l'attaccante ha problemi muscolare. Il brasiliano comincia a realizzare di essere circondato da gente sbagliata, supposti amici che lo trascinano sistematicamente a feste piene a base di donne, alcol e droga e gli fanno sperperare denaro a fiumi. “Mi sentivo felice solo bevendo, lo facevo tutte le notti. Bevevo tutto quello che mi mettevano davanti, whiskey, vino, wodka e birra, tantissima birra. Non smettevo di bere e alla fine ho dovuto lasciare l'Inter” aggiungerà Adriano. Già nel 2008 Adriano torna in Brasile, più precisamente al Sao Paolo in prestito, nel tentativo di ritrovare sorriso e stimoli, ma al suo rientro a Milano la situazione non è migliorata, la sua fidanzata dell'epoca testimonierà della sua totale dipendenza dalla birra, delle sue frequentazioni promiscue (narcotrafficanti, travestiti, prostitute erano presenti alle sue feste), della sua profonda depressione.
LE BREVI PARENTESI ALLA ROMA E AL CORINTHIANS
Nell'estate del 2009 lascia quindi Milano e fa ritorno al Flamengo, dove disputa una stagione su discreti livelli, mettendo a segno ben 19 reti in 32 presenze. Nel 2010 ritorna in Italia con la maglia della Roma, ma nella par entesi giallorossa torna chiavo dei suoi demoni e compie un nuovo passo indietro. Complici numerosi infortuni gioca pochissimo, Il 10 febbraio 2011 in Brasile gli viene confiscata la patente di guida, causa il suo rifiuto a sottoporsi all'etilometro. Meno di 1 mese dopo rescinde consensualmente il suo contratto con la Roma e fa ritorno in Brasile. Dopo 5 mesi di inattività il Corinthians lo mette sotto contratto, ma l'imperatore è in evidente sovrappeso, ha superato i 100 chili ed è reduce da una serie di infortuni, che le sue scorribande notturne nelle discoteca (sconsigliategli a più riprese dai medici) non hanno di certo contribuito a migliorare. La sua parentesi col “Timao” sarà breve, appena 4 presenze e 1 rete nel brasilerao.
LA FINE PREMATURA DELLA SUA CARRIERA
Da qui in poi la carriera di Adriano si potrà dire conclusa, nonostante 2 fallimentari tentativi di rimettersi in gioco con l'Atletico Paranaense e col Miami united (7 presenze in tutto), dopo le quali non metterà piu/ù piede in campo.
Oggi l'imperatore vive in Brasile, di tanto in tanto si ha notizia di qualche sua comparsata nella favela natia, ma chi lo conosce bene, dice che Adriano sta meglio, ha ricominciato a sorridere e non è più schiavo dell'alcol. Noi, da appassionati di questo sport e dei suoi protagonisti, non possiamo che augurare il meglio a quello che senza dubbio sarebbe potuto diventare uno dei centravanti più forti della storia. Perchè come ribadito da capitan Zanetti “Adriano aveva tutto”, tranne forze gli affetti dei quali aveva bisogno nella sua avventura italiana. Fine.
Alessandro Antoniacci - Agenzia Stampa Italia
Storie di Calcio: Adriano Lette Ribeiro (Prima parte)
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