(ASI) Questo Perugia ha davvero un’anima. Anzi, due. Perché va sotto per un infortunio di Vicario dopo tre minuti, subisce per tutto il primo tempo il pressing e il gioco di un Chievo forte e ben messo in campo, ma non cade, fa quadrato con spirito di resistenza, non esce dal match, rischia qualcosa, ma riguadagna metri fono al 44’, quando si procura il rigore del pari di Iemmello.
Poi, nella ripresa, complice anche il prevedibile calo del Chievo, esce l’altra anima dei grifoni, quella del coraggio, dell’intraprendenza e di sprazzi di qualità nelle giocate. E al 23’ i grifoni conquistano un altro rigore, di nuovo trasformato da Iemmello. Da qui alla fine, la squadra di Oddo alterna con sapienza le due anime. Lotta con il coltello tra i denti quando si difende, grazie ai due centrali Gyomber e Angella (ottimo il suo esordio); riparte arditamente quando può e sbaglia un paio di occasioni/ situazioni con Iemmello e Capone, che avrebbero potuto chiudere il match e evitare le sofferenze del finale. Il Chievo ha dimostrato di non essere affatto una squadra/cantiere aperto, come le cronache della vigilia lo dipingevano. La squadra di Marcolini annovera molti giocatori di serie A con forti propensioni offensive e ha qualità e fisicità. A Perugia ha già mostrato un’idea di gioco compiuta e, finché è riuscita a pressare a tutto campo, è arrivata spesso prima sulle palle, alimentando continuamente la propria manovra. I padroni di casa, frastornati dal gol preso dopo soli tre minuti in maniera improvvida, hanno girato a vuoto per gran parte del primo tempo, sbagliando molto in fase impostazione e arrivando poco e male in area a servire le due punte schierate inizialmente. Melchiorri e Iemmello, sono perciò andati spesso fuori tempo. La ripresa è stata un’altra cosa, perché il Perugia ha fruito di maggiori spazi e la manovra ha cominciato a girare attorno a Carraro, Dragomir e, soprattutto, Falzerano, vero lottatore capace di conquistare palle a tutto campo e rilanciare l’azione. Non tutto è girato a pieno regime, sia chiaro. Ancora la manovra è poco fluida e in avanti gli spazi non vengono occupati a dovere. Ma, specie se dal mercato arriveranno altre opportunità, ci sono buone basi su cui Oddo può lavorare con calma.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia