(ASI) Ventisette anni dopo, la Ternana, ultima in classifica prima del calcio d’inizio, torna ad espugnare il “Renato Curi”. Era il 20 ottobre 1991 quando una rete dell’argentino Ghezzi sbloccò il risultato in favore dei rossoverdi, guidati dal tecnico Roberto Clagluna, e decise la sfida valevole per quel campionato di serie C1. Oggi sono Montalto e Tremolada a siglare il successo della società di proprietà dell’Unicusano sul campo del capoluogo, ma ancor più clamoroso è il modo in cui è arrivata la vittoria degli ospiti.
Fino al 30′ del primo tempo, infatti, il Perugia stava vincendo 2-0 grazie alla doppietta del solito Di Carmine. La gara sembrava segnata in favore dei grifoni e la memoria di molti tifosi biancorossi era immediatamente tornata al 4-0 della sfida casalinga del 2004-’05, quando gli undici di Colantuono surclassarono la compagine ospite, allora guidata dal tecnico Fabio Brini, pregustando un finale di gara analogo. Ma non è andata così.
LA CHIAVE DEL MATCH A pochi minuti dalla fine della prima frazione di gara, Tremolada sfrutta un grave errore in fase di copertura da parte di Volta e Belmonte, ed accorcia le distanze. E’ il gol che, di fatto, cambia direzione agli eventi. Perché da quel momento la Ternana, che aveva mostrato una buona condizione fisica già ad inizio gara, comincia a prendere fiducia nei propri mezzi. La squadra di De Canio torna in campo nella ripresa letteralmente indiavolata e trova in poco tempo il pareggio con Montalto. Il Perugia è alle corde: tutto quanto era stato costruito e messo in cascina nel primo tempo viene così dilapidato. I grifoni sono in bambola, concedono molto agli avversari che colpiscono anche una traversa con un pallonetto di Tremolada dal limite dell’area.
Dopo il 2-2, torna a vedersi il Perugia che cerca ancora una volta di sfruttare gli enormi spazi lasciati da una retroguardia rossoverde tutt’altro che impeccabile ma non riesce quasi mai a trovare il pertugio giusto per mandare Cerri, Di Carmine o Buonaiuto in porta. Gustaffson continua a sbagliare passaggi semplici, Bianco appare appannato e dal piede di Mustacchio non parte mai un traversone preciso per la testa degli avanti biancorossi. Quando, a dieci minuti dal termine, il Perugia non ne ha più, è la Ternana a risalire in cattedra e con un colpo di testa di Montalto da palla inattiva, gli ospiti trovano la rete che chiude il match e manda in visibilio i circa 850 tifosi giunti dalla Conca.
LA FIGURACCIA Di fronte ad una prestazione del genere, si potrebbe accusare Breda di aver mandato in campo dal primo minuto un deludente Belmonte, tenendo in panchina l’esperto Dellafiore, oppure di aver inserito Diamanti al posto di Cerri, mantenendo così due sole punte di fronte alla difesa più perforata del campionato. Eppure, pare esserci ben poco di tecnico su cui ragionare. Per un tifoso, proverbialmente, il derby è una partita non tanto da giocare quanto piuttosto da vincere. Il tecnico Roberto Breda in sala stampa si è rammaricato per aver gettato alle ortiche un percorso faticosamente costruito negli ultimi tre mesi per cercare di ricucire lo strappo tra squadra e tifosi avvenuto ad ottobre.
Al di là dei risultati che arriveranno nelle ultime cinque partite di campionato, a partire dalla durissima trasferta di Ascoli di sabato prossimo, l’ennesima “adunata” del popolo biancorosso, chiamata dalla società, è miseramente fallita. Se era stata in qualche modo digerita la cocente delusione dei play-off dello scorso anno per aver perduto un posto quasi certo in serie A a favore di una compagine – il Benevento – che sta collezionando quasi soltanto record negativi nella massima categoria, questa prestazione non sarà affatto smaltita. La sconfitta rimediata nel derby, dopo ventisette anni di imbattibilità interna, segna per sempre questo gruppo di fronte ai circa 14.000 tifosi che avevano “perdonato” ai giocatori il disastro di ottobre e assiepato gli spalti del “Renato Curi”, fiduciosi in un risultato positivo che, oltre a “punire” i rivali regionali, proiettasse anche la squadra verso il secondo posto o, comunque, verso un ottimo piazzamento in chiave play-off.
COMMIATO DI FINE STAGIONE? Non si sono registrate contestazioni ufficiali a fine gara e questo ha già del clamoroso. Per i gruppi ultras della Nord, quello con la Ternana guidata dalla nuova compagine societaria continua a non essere considerato un vero derby per la faccenda Unicusano. Forse è per questo che, nonostante l’amara sconfitta, il clima appare tutto sommato tranquillo intorno a Pian di Massiano. Eppure, interpretazioni “ideologiche” a parte, quello con la Ternana resta un derby a tutti gli effetti. Un derby perso in modo surreale, tra le mura amiche, nella stagione in cui, rispetto alle tre precedenti, maggiore era il divario tecnico e di classifica tra le due squadre prima del fischio d’inizio. A Terni erano in molti a non credere all’impresa della squadra rossoverde, come testimoniano anche i 761 biglietti venduti per il settore ospiti, un numero esiguo anche di fronte alle restrizioni per i non tesserati. E, sicuramente, sotto di due reti, persino il più ottimista ed irriducibile tra i ternani era ormai sicuro di dover riprendere mestamente la E45 in direzione sud, soffrendo per l’ennesima delusione.
L’atteggiamento mentale di un Perugia incolore, incapace persino di tentare il tutto per tutto nei minuti finali alla ricerca di un pareggio che avrebbe quanto meno salvato la faccia, è un duro colpo che segna la fine della rincorsa al secondo posto e che probabilmente comprometterà anche la corsa ai play-off, relegando i grifoni in seconda fila nella griglia di partenza. Naturalmente, la speranza è che questa sconfitta bruciante ed umiliante non rievochi nella testa dei giocatori i fantasmi del passato, potendo riprendere la marcia già dalla prossima partita, difficilissima, di Ascoli.
Eppure, la sensazione diffusa tra i tifosi è che ci si possa trovare di fronte alla solita sindrome di fine stagione, dove le ambizioni vengono puntualmente castrate e la squadra, al di là del tecnico e degli interpreti in campo, si dimostra incapace di compiere quel salto di qualità decisivo per conseguire il grande obiettivo del ritorno in serie A. Sullo sfondo c’è il silenzio, molto più assordante di qualsiasi contestazione, da parte di una società che dà la sensazione di un’entità lontana, quasi distratta, non in grado di imporsi con sufficiente autorevolezza sui suoi tesserati, come invece avveniva tanti anni fa quando Luciano Gaucci non perdeva tempo e tuonava negli spogliatoi quando la situazione lo richiedeva.
Andrea Fais – Agenzia Stampa Italia