(ASI) ROMA – Il tempo della filosofia diplomatica è finita. Gli americani sono venuti a Roma per fare business e non per altro, ormai lo hanno capito tutti. Ma per farlo, per guadagnare, per creare un progetto funzionale e produttivo, ci vogliono i risultati. Dopo la stagione fallimentare dove le scelte di Baldini ed i suoi collaboratori, si sono rivelate deleterie, ora nessuno ha più ne voglia, ne tempo di aspettare ancora. Il derby è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, adesso gli americani, in caso di mancanza di risultati nelle prossime partite, chiederanno il conto e qualcuno pagherà. Per ora sembra intoccabile il direttore generale, mentre vacilla Sabatini, direttore sportivo, le cui scelte in sede di calcio mercato sono sotto gli occhi di tutti. Rischia anche di più Zeman, il maestro chiamato al capezzale di una squadra reduce dalle lezioni cervellotiche di Luis Enrique, ma che sembra non riuscire ad incamerare nemmeno le nozioni di un allenatore che, nella sua storia, è riuscito a valorizzare anche chi, magari senza il Boemo, non avrebbe raggiunto certi risultati personali, anche perché una volta lasciata Zemanlandia, quei risultati non si sono più ripetuti. Oggi il calcio di Zeman a Trigoria, sembra arabo… Tutti gli addetti ai lavori, si sono affrettati a dire che forse questi calciatori non sono adatti al suo gioco, la cui colpa, a questo punto, è quella di aver avallato un mercato non suo, se questa teoria è vera. E allora qualcosa bisognerà pur fare perché così non va… La Roma continua non a perdere partite ma a regalarle e questo forse è il problema più grande. I sostituti? Di nomi ce ne sono pochi, si va dal “laziale” Delio Rossi, a Laurent Blanc, fino a Rafa Benitez ex allenatore dell’Inter che nella sua precedente esperienza italiana, non ha lasciato una traccia indelebile.
Fabio Marracci –Agenzia Stampa Italia