Raffaele Iannuzzi – domenica 13 agosto 2023
(ASI) Mario Tronti è morto, una settimana fa, a 91 anni. Nato a Roma nel 1931, ha lasciato questo mondo, chiudendo gli occhi in un piccolo borgo di meno di duemila anime, in provincia di Terni. Padre nobile dell’operaismo marxista, una vita dedicata alla ricerca militante ed alla politica. Come tutti gli uomini umili e coscienti della propria missione storica, preferiva essere un militante politico piuttosto che un “intellettuale”. Anche il Card. Biffi, grande italiano e pastore della Chiesa, riteneva quest’ultima definizione poco meno di un’ingiuria, con buona pace di Gramsci. Tronti era, dunque, un singolare marxista. Ottenuto a 35 anni il successo con un libro di culto come Operai e capitale(1966), pubblicato con la Einaudi, ha poi attraversato un campo infinito di autori, temi e problemi, fra i quali l’ “autonomia del politico”, fino a giungere, attraverso Carl Schmitt, alla teologia politica, prediligendo la potenza messianico-attivistica di San Paolo.
Perché occuparsi di questo vecchio marxista operaista, sconfitto dalla storia e infine messo all’angolo dalla sinistra ufficiale? Almeno per tre ragioni:
- Tronti, da vecchio italiano carico di “saggezza della lotta” (il titolo di una sua raccolta di scritti pubblicati nel 2021), non menava il can per l’aia, scegliendo di parlare e scrivere senza circonvoluzioni, fino al punto di dichiarare, a chiare lettere, il fallimento irreversibile della rivoluzione marxista, anche di impianto operaista.Trovatemi un altro uomo della schiatta rivoluzionaria capace di tanto.
- Il Nostro ha anche dichiarato, tanto per non alimentare equivoci, che il Sessantotto, di marca libertaria, non fosse casa sua, essendo il suo mondo dislocato altrove. I sessantottini avevano compiuto - ecco la sua analisi - due operazioni, entrambe sbagliate, ancorché di segno opposto: da un lato, erano diventati terroristi, inondando l’Italia di violenza; dall’altro, erano diventati manager, capi azienda, affaristi, capi bastone dei potentati di turno, insomma, avevano abbracciato, con grande trasporto di amorosi sensi, la Carriera come fortunata categoria dello Spirito Nuovo del Capitalismo.
- Tronti sapeva di essere Mario, uomo peccatore, limitato e bisognoso di redenzione e, per questa ragione, frequentava monasteri e abbazie, non cercando visibilità a cagione di una scelta “alternativa”, ma per questo senso umilmente vissuto di eccedenza, che il Mistero buono che fa tutte le cose dona ai poveri di spirito. Non a caso il suo diario filosofico-teologico e spirituale reca un titolo paolino:Dello spirito libero (2015).
Tronti era insomma un marxista antimoderno, come Costanzo Preve e Pietro Barcellona. Anti-progressista, anti-illuminista, anti-borghese, anti-capitalista e anti-libertario con venature pessimistiche nutrite di Hobbes e dell’Apostolo delle genti. L’uomo è un “legno storto” (Kant) e non c’è niente da fare: una schiera di conservatori e reazionari di tempra ed intelletto, da Prezzolini a Del Noce, passando per Gentile, sarebbero stati suoi eterodossi “compagni di strada” o, se preferite, fratelli dissimili.
Ma non è tutto. Sulla quarta di copertina del saggio Noi operaisti, pubblicato per i tipi della casa editrice romana DeriveApprodi, leggiamo:
“Ai capitalisti fa paura la storia degli operai, non fa paura la politica delle sinistre. La prima l’hanno spedita tra i demoni dell’inferno, la seconda l’hanno accolta nei palazzi di governo. E ai capitalisti bisogna fare paura. Ѐ ora che un altro spettro cominci ad aggirarsi, non solo in Europa, ma nel mondo. Lo spirito, risorto, redento del comunismo”.
Risulta evidente che un uomo così non girasse insieme a Matteo Renzi per le piazze dei sultanati e delle cancellerie occidentali e men che meno scrivesse i discorsi a un Massimo D’Alema con l’elmetto in testa, definito da Cossiga “l’implacabile martellatore di Belgrado”: la sinistra muore per arresto cardiaco, tra un governo di transizione e l’altro, conquistato naturalmente senza un voto del “popolo sovrano”. Tronti lo sapeva, lo scriveva, ma qualcosa di importante è sfuggita anche a lui. Si può anche comprendere. Se pensi e vivi da militante marxista in servizio effettivo permanente, non riesci a cambiare integralmente il punto di vista sulla realtà. Tronti l’ha sempre affermato: “L’esperienza operaista mi ha consegnato un metodo di base: il punto di vista di parte” (intervista pubblicata sul Manifesto nel 2021, in occasione dei suoi 90 anni).
Invece, cambiando sguardo sulle cose, emerge qualcosa di sorprendente (anche dal punto di vista trontiano): la sinistra muore per eccesso di “inveramento”, ossia di realizzazione fattuale nella storia. L’illuminismo è l’apologia del Progresso, mitologia e fede laica; la secolarizzazione è la deriva e conseguenza di questa mitologia, “Dio è morto, Marx è morto e anch’io oggi non mi sento molto bene”, parola del perfetto nichilista da salotti hollywoodiani, Woddy Allen; in questo deserto del reale, gli uomini o sono consumatori o sono padroni, a loro volta servendo il turbocapitalismo e il “mercatismo” (Tremonti). Tutto si tiene. La sinistra, al di fuori della religione senza Dio che è il marxismo, non poteva che mobilitarsi spontaneamente verso un “nichilismo gaio” (Testori) che si identifica totalmente con il mondo. Thatcher docet: T.I.N.A. ThereIs No Alternative. Non c’è alcunaalternativa. Mettetevi comodi sul divano; uscite fuori a consumare; cambiate moglie o marito anche più di Liz Taylor;cambiate sesso, quando vi sentite di farlo;obbedite ai comandi impartiti dal Mondo Nuovo; godete, se potete, se no, fa lo stesso, e amen. Un mondo considerato il migliore dei mondi possibili, fatto a uso e consumo di chi decreta, “da sinistra”, ci mancherebbe, che i lavoratori debbano essere pagati poco e debbano essere sottoposti alla jungla del “job sharing” (tutto in inglese, come prescrive la moda dei “vincitori”) “ed altre forme contrattuali di lavoro atipico”, parola e firma sui decreti del tecnico di sinistra Treu, col sommo gaudio della “meglio gioventù” della sinistra postmoderna, che ha perso il popolo (annota sempre il vecchio Tronti). Insomma, “le leggi che legittimarono il precariato in Italia vengono dalla sinistra” (Ettore Martinelli, Se si guadagna poco è “merito” della sinistra, pubblicato su La Verità, sabato 12 agosto 2023, p. 23).
Del Noce e Tronti, diverse origini culturali, quasi le stesse diagnosi storico-culturali sulla deriva della sinistra. Per Del Noce, siamo al “partito radicale di massa”; per Tronti, siamo al tradimento del popolo a partire dal Sessantotto.
L’ultima analisi trontiana a conferma di questo esito la troviamo nel “commento” al bel libro di Stefano Fassina, Il mestiere della sinistra nel ritorno della politica, Castelvecchi, Roma, 2022.
Nella Seconda Lettera a Timoteo, San Paolo afferma:
«Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento» (cap. 4, v. 1).
Tronti, seguendo il suo maestro di teologia politica, fa lo stesso: insiste al momento opportuno e non opportuno, ammonisce, rimprovera, esorta, insegna. Il vecchio italiano, marxista operaista e teologo della politica, insomma, ha lavorato per la Causa fino alla fine.
Sta scritto nel Vangelo di Luca: «Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi» (cap.13, vv. 29-30). Riposa in pace, compagno senza compagnia fra gli antichi “compagni”.
Raffaele Iannuzzi per Agenzia Stampa Italia
Fonte foto Senato della Repubblica Italiana: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Attsen/00002430.htm