(ASI) Chieti - Il concetto di Nazione Italiana negli intellettuali Romantici e Risorgimentalisti è qualcosa di grandioso che affonda le sue radici nella Romanitas civilizzatrice di popoli che danno all'Italia quella superiorità morale e civile rispetto alle altre Nazioni, come teorizzava il Mazzini.
Ma, la resurrezione della Patria avviene con grandi ideali ma scarsi mezzi militari, finanziari ed economici e la storia d'Italia sarà continuamente caratterizzata dalla rincorsa per colmare questo gap rispetto alle maggiori potenze europee.
Nel 1860, il Piemonte dei Savoia con l'aiuto delle potenze liberal - capitaliste Francia e Gran Bretagna (soprattutto quest'ultima che non volevano una Penisola Italiana ostile per i loro traffici nel Mediterraneo) unisce l'Italia politicamente, cancellando il potere temporale dei Papi e il Regno delle Due Sicilie concorrente commerciale di Albione.
L'Italietta liberale post unitaria porta avanti una politica di potenza subordinata alla Gran Bretagna nel Mediterraneo e in Africa, mentre sul continente europeo alla neonata Germania (1871) che ha preso il posto della Francia, quando era ancora Prussia durante la Terza Guerra d'Indipendenza italiana nel 1866.
Con la Prima Guerra Mondiale le speranze dell'Italia di essere una potenza di primo livello vengono deluse dalle potenze liberaldemocratiche e ad Ottobre del 1922 reduci, patrioti e lavoratori fanno la Marcia.
Il nuovo governo autoritario e socialista nazionale che promette di fare grande l'Italia, si innesta sullo Stato Liberale. Nel 1936 l'Italia proclama l'Impero, diventa una grande potenza ma il sistema industriale e l'apparato militare sono ancora quelli dell'Italietta liberale.
La Seconda Guerra Mondiale ridimensiona l'Italia che non è più una potenza mondiale. Il sogno dell'Italia era durato solo pochi anni come il suo impero (1936-1941).
L'Europa da soggetto principale della politica internazionale diventa oggetto e viene spartita in due fra le grandi potenze vincitrici del conflitto, ossia fra Russia e Stati Uniti.
Cosa fare degli Stati nazionali europei? Sì decide di conservare l'apparato statale e una forma di nazionalismo, senso civico e amor patrio come collante di appartenenza a un territorio e a un entità statale per mantenere una sorta di equilibrio sociale e una stabilità politica che permetta di accettare il nuovo status quo della Guerra Fredda con la cortina di ferro caduta sul Vecchio Continente proprio lì dove sono passati i carri armati con la stella rossa o della Us Army. Le potenze europee classiche segnano il passo e la Gran Bretagna perde l'Impero delle Indie orientali nel 1947 e la Francia il suo impero coloniale con la Costituzione della Quarta Repubblica nel 1946.
Anche in Italia, uscita sconfitta dal Secondo Conflitto Mondiale con la disfatta bellica che ha causato non solo la perdita dell'Impero Coloniale Italiano e di alcuni territori al confine, ma anche la crisi dell'identità nazionale profondamente ferita dalla guerra civile 1943/1945, proclamata la Repubblica il 2 giugno 1946 dopo il referendum che ha sancito l'esilio della casa regnante dei Savoia compromessi col Fascismo, i nuovi "padroni" anglo - americani (con la storica tutela britannica che viene affiancata e man mano pressoché totalmente sostituita dalla nuova influenza statunitense) decidono che per una maggiore stabilità del Paese, da preservare da un possibile pericolo comunista (in Italia c'era il più grande Partito Comunista occidentale), bisognava conservare l'apparato e i funzionari dello Stato Nazionale italiano dove ancora negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento permanevano elementi cresciuti in epoca liberal - patriottica e fascista. Anche nell'ambiente militare vengono salvati da un Processo di Norimberga italiano le alte sfere dell'esercito e i militari compromessi col Fascismo grazie alle amnistie del comunista Palmiro Togliatti. Inoltre, si dà potere a pilastri antropologici della Nazione Italiana come la fede religiosa cattolica (che fino agli anni Sessanta del Novecento era di fatto la religione di Stato, attraverso la laicità dello Stato definitivamente sancita nel 1984 con la modifica dei Patti Lateranensi del Governo Craxi), così per sopperire il vuoto lasciato dal Partito apparato fascista, nasce la Democrazia Cristiana.
Per controllare le masse, il nazionalismo italiano resta forte nel tifo per la Nazionale di Calcio che è in Italia una vera e propria faccenda politica, e in ambito sociale dove i reduci delle guerre mondiali contribuiscono a tramandare i valori della Patria. L'antifascismo era usato come deterrente solo quando il nazionalismo italiano era pericoloso per gli interessi delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale e pompato in ottica anti comunista dalle forze politiche filo atlantiste ed in ottica nazional - comunista anti Nato dalle forze politiche fedeli a Mosca o pro sviluppo di una terza via indipendente dalla logica dei due blocchi contrapposti Usa - Urss. Anche reduci e i nostalgici del Regime che accettano il gioco elettoralistico - democratico possono partecipare alle elezioni, organizzandosi in forma partitica e spesso vengono usati dal sistema liberal - democratico contro il Comunismo.
L'Italia, sfruttando le rivalità fra Usa e Urss e la decadenza degli imperi coloniali di Francia e Gran Bretagna, seppur a sovranità militare e politica limitata, riesce a ritagliarsi una sua area di influenza politico - economica nel Mediterraneo e in Europa e negli anni Ottanta entra di diritto fra le grandi potenze economiche del mondo.
Ma con la fine della Guerra Fredda le cose cambiano, si delinea un nuovo ordine mondiale con gli Stati Uniti che portano avanti una politica di espansione della propria influenza ad Est, verso il cuore del mondo dove ci sono le maggiori risorse energetiche. Gran Bretagna e Francia con la fine della Guerra Fredda hanno nuovamente mano libera negli antichi territori coloniali e la Germania riunificata lascia il Marco Pesante ma con l'Euro diventa il dominus incontrastato dell'Unione Europea.
L'Italia perde la sua importanza geopolitica e la classe dirigente italiana della Prima Repubblica che aveva avuto il merito di aver ridato dignità a un paese umiliato dalla sconfitta della Seconda Guerra Mondiale, viene spazzata via dal colpo di spugna Tangentopoli, ossia un vero e proprio golpe della magistratura, appoggiato fra il 1992/93 dalle potenze europee e dagli Usa che volevano ridimensionare l'Italia.
Da questo momento inizia la lenta ma inesorabile caduta dell'Italia, la storia dei nostri giorni della società globale.
Negli ultimi trent'anni, si è avuto un allargamento della Nato ad Est con la perdita di importanza anche strategico - militare dell'Italia per gli Usa e l'accelerazione del processo di integrazione europea, soprattutto negli ultimi 10/15 anni con l'Italia che ha perso posizioni in Europa e nel Mediterraneo, con la caduta dell'alleato libico Gheddafi maggiore fornitore di petrolio italiano e con il commissariamento politico dell'Italia da parte dell'Unione Europea con i governi tecnici appoggiati da forze anti sovraniste che hanno accelerato la caduta del Bel Paese.
Ma, ora, con la crisi bellica Ucraina e la possibilità del ritorno di una nuova cortina di ferro sull'Europa, siamo arrivati al momento storico decisivo nel quale si decideranno le sorti della Nazione Italiana: se la Patria riprenderà in mano il suo destino, continuando ad avere il favore della Stella di Venere, dalla cui genia sarebbe derivata anche la Gens Julia (anche detto lo Stellone, simbolo dell'Italia legato alla mitologica classica), o se sarà definitivamente ridotta ad essere solo una entità burocratico - amministrativa di un superiore organismo sovranazionale europeo.
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia
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