Il recupero dell'idea di "Occidente"

(ASI) “Occidente”: parola usata ed abusata fino quasi al disgusto in questi tempi, dopo l’inizio dell’”operazione speciale” russa sull’Ucraina.

Una sorta di follia collettiva s’è impadronita del mondo cosiddetto “civilizzato”: la stessa è stata originata certo, come causa ultima, come ho detto, dall’operazione “speciale” con cui la “Federazione russa”(per chi non lo sappia, il più grande paese del mondo) ha cercato di porre riparo alle tragiche conseguenze del golpe del 18 – 23 febbraio 2014 e alla cacciata del Presidente filo russo Viktor Janukovich per difendersi dalle mire della NATO che, da alleanza difensiva, s’è trasformata in senso aggressivo.

 Per comprendere le ragioni di questo “obnubilamento” dell’idea di “Occidente”, bisogna affrontare il misterioso e implacabile odio che definirei quasi “teologico” dell’”anglosfera” (Stati Uniti e Regno Unito) contro la Russia e la sua storia.

Cos’è, infatti, l’”Occidente” ? Coincide o meno con l’”Europa” ?

Noi ci stiamo portando dietro il fardello dei “neocon”, di questa strana e pericolosissima famiglia ideologica, nata “trotskista”, soprattutto nel quartiere di Brooklin, dove infatti Lev Davidovich Bronstein, cioè Trotsky, era vissuto, prima della “rivoluzione russa”, e trasformatasi in un movimento apparentemente conservatore che sta condizionando la politica USA. Sotto l’influsso di questa corrente ideologica, ci stiamo portando dietro   l’”Occidente” alla Samuel Huntington, secondo cui esso, come “civiltà occidentale”, in senso stretto, è l’Europa cattolica e protestante, cioè una specie di unione di opposti, l’Australia e la Nuova Zelanda: questa è l’accezione del termine nella nota opera “Lo scontro delle civiltà” (1966). L’America latina e l’Europa “ortodossa” sarebbero invece al di fuori della stretta nozione di “Occidente”. Vi sarebbero otto tipi di civiltà e, a quella “occidentale”, si aggiungerebbero, in particolare, quella “ortodossa” e quella “latinoamericana”e quest’ultima sarebbe, ad avviso del filosofo statunitense, pericolosa per gli Stati Uniti che, da paese a lingua prevalente inglese e a cultura religiosa “protestante”, a causa di una politica di incontrollata immigrazione, vedrebbero formarsi al loro interno un’area culturale diversa e contrapposta, di tipo ispanico e strettamente cattolico. Questo sarebbe, poi, il leit motiv della sua ultima opera “L’incontro delle civiltà. La nuova identità americana” (si veda su Wikipedia, alla voce “Samuel Huntington, “L’incontro delle civiltà”). In sintesi, in quest’ultima opera, si auspica il controllo dell’immigrazione, l’assimilazione degli immigrati, ma un ferreo mantenimento del sistema linguistico e culturale anglosassone, di tipo calvinistico, che fu alle origini degli Stati Uniti, poi, certo, popolati da emigrati cattolici, come i tedeschi renani e bavaresi, gli irlandesi e i polacchi, che non sono riusciti, però, ad alterare il DNA puritano – battista delle origini.

Com’è noto, Huntington è allievo del filosofo politico ebreo Leo Strauss, quello che può considerarsi il fondatore del neoconservatorismo. Il primo è stato docente ad Harvard e membro del famoso Council on Foreign Relations.

Mi sono soffermato su questo autore perché l’idea che oggi domina nella cultura di massa e nei dibattiti televisivi, a proposito dell’”Occidente” e in relazione al conflitto Stati Uniti – NATO contro Federazione russa, è questo tipo di lettura dell’”Occidente”.

E’ vero che tale nozione era diversa nel passato, laddove aveva una connotazione “relativa”, derivante dall’origine essenzialmente geografica e non culturale del termine. Basti pensare al carattere “ancipite” della Grecia che era “occidente” rispetto all’impero persiano ma poi divenne il sostrato dell’Impero romano d’Oriente e, poi, della civiltà bizantina, la cui erede è, essenzialmente, piaccia o non piaccia (ai neocon), la Russia e, quindi, “oriente” dell’Europa. E’ vero, però, che oggi questa connotazione anglosassone, anzi, più precisamente, “americanocentrica”, è quella che domina a livello propagandistico e di “cultura” di massa e che produce, a mio avviso, effetti nefasti non solo nella percezione identitaria soprattutto di noi europei, ma, ahimè, anche a livello politico – militare. E questa sottolineatura è, a mio avviso, all’origine dell’ostilità e della diffidenza che la gran parte del restante mondo prova per noi “occidentali”.

E’ da questa concezione dell’”Occidente” che occorre affrancarsi se vogliamo riassumere la consapevolezza della nostra identità. Ecco perché ho intitolato queste riflessioni come “recupero” dell’idea di Occidente a cui tutti noi europei dobbiamo sentirci legati, nel rispetto di tutte le componenti che sono confluite in esso e non solo di alcune di esse.

Quello che mi colpisce in negativo nel lavoro di Huntington è l’insofferenza e la svalutazione di un fattore fondamentale della cultura umana, quello religioso che ha assunto, o, per meglio dire, ha ri-assunto tutta la sua importanza dopo l’’89 e la fine dell’impero sovietico.

Mettere un’area “cattolico”-protestante”, propria, secondo Huntington, dell’”Occidente”, da una parte e una “ortodossa”, propria dell’omonima area, dall’altra è qualcosa di inimmaginabile.

Non a caso, negli stessi ambienti “neocon”, è nata un’altra espressione del tutto impropria, cioè quella di “civiltà giudaico cristiana”, adoperata disinvoltamente e senza riflettere, da politici come Matteo Salvini, che mette insieme, tra l’altro, Gesù, l’ingiustamente condannato e il Sinedrio, responsabile della condanna.  

Significa, tornando al Protestantesimo, non avere compreso la differenza tra una confessione religiosa scismatica, rispetto ad una maggioritaria da una, invece, “eretica”(non riesco a trovare un’espressione più soft, senza alterare il significato di quello che affermo), che, cioè, si distacca nettamente e in profondità dagli aspetti fondamentali del Deposito della fede della confessione religiosa originaria.

E’ un errore imperdonabile che ripropone quella superficialità e quell’autoreferenzialità che caratterizzano soprattutto il mondo statunitense, fondato sul calvinismo “puritano – battista” che è all’origine degli Stati Uniti.

La differenza tra la Chiesa cattolica e quella, scismatica, ortodossa si fonda, infatti, solo sul Primato di Pietro, negato in sostanza dagli Ortodossi che costituiscono una comunione di chiese cristiane “autocefale”, cioè ognuna indipendente dalle altre, oltre che sulla questione del “monopatrismo”, secondo il quale lo Spirito Santo procede unicamente dal Padre, di contro alla concezione cattolica “filioquistica”, secondo cui lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.

In pratica, le differenze dagli ortodossi sono solo queste e solo la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse godono del rapporto successorio tra Cristo, la comunità apostolica e, attraverso l’Ordine sacro, i Vescovi di ogni tempo e di ogni luogo e derivano direttamente da Cristo che comunica loro il Depositum fidei.  

Una sorta di “via di mezzo” è l’”anglicanesimo”, che nasce come, anch’esso, come “scisma”, ma, questa volta, di natura matrimoniale, dalla Chiesa cattolica, nel senso che il Re Enrico VIII, al solo fine di ottenere l’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona e sposare Anna Bolena, si autoproclamò capo supremo della Chiesa d’Inghilterra e dette vita ad una confessione che si situa a metà, più o meno, tra Chiesa cattolica e Riforma protestante, con punte estreme che sono, a “sinistra”, quasi calviniste e, a “destra”, praticamente cattoliche (si vedano gli “anglocattolici del Cardinale, Santo, John Henry Newman)  mantenendo in gran parte la liturgia cattolica.

Ben più numerose e radicali sono, invece, le divisioni che ci separano dai protestanti, specie da quelli più estremi che sono proprio all’origine degli Stati Uniti: solo la Bibbia è, per loro, la fonte della rivelazione, con esclusione della “Tradizione” (e del Magistero), vengono negati il Papa e la struttura gerarchica della Chiesa cattolica, il libero arbitrio dell’uomo. I protestanti (luterani e calvinisti) affermano, infatti, la radicale corruzione della natura umana ad opera del peccato originale. Negano soprattutto l’Eucaristia che diviene solo una sorta di agape e viene bandita la Transustanziazione, cioè la trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo e l’attualizzazione del sacrificio della Croce in forma incruenta. Affermano, infine, l’idea di predestinazione, senza il libero arbitrio umano e quella che solo la grazia divina può salvare ed essa è donata ad alcuni e negata ad altri, prima della nascita e il segno dell’elezione divina sono, addirittura, le ricchezze. Non beneficiano, ovviamente, della successione apostolica.     

Come si fa a ignorare disinvoltamente questi concetti fondamentali e separare i cattolici dagli ortodossi, accomunando ai primi i cristiani più lontani e problematici, quali i protestanti ? Solo in quella tetragona autoreferenzialità dello Stato fondato dai coloni britannici puritani e battisti nell’America del Nord, sull’edificio della forma più estrema di Calvinismo, poteva verificarsi una paralisi così evidente di una corretta visione dei rapporti tra le diverse confessioni cristiane.

Questo mina, alla radice, la concezione neoconservatrice proposta da Samuel Huntington, ma, purtroppo, l’idea attuale di “Occidente” è questa.

QUANDO NASCE L’”OCCIDENTE”  ?

Tutto converge su Roma. Tutto, piaccia o non piaccia. Non c’è nulla da fare.

Dapprima c’è la Roma imperiale, la Roma di quel personaggio straordinario che fu l’imperatore Augusto che unificò il mondo allora conosciuto, dall’odierna Inghilterra e dal Galles fino, in pratica, all’odierna Medina, nell’Arabia Petrea, così sarebbe stata chiamata nel II secolo d. C. e dall’Atlantico all’Elba. E’ la Roma delle virtù (mores majorum), della disciplina e dell’organizzazione militare, la Roma del diritto, la città dell’universalità.

Poi c’è la Roma capitale della Nuova ed Eterna Alleanza, fondata da Cristo sulla croce. Quindi, la Roma che diventa sede della Chiesa cattolica da Lui fondata.

La stessa Chiesa è romana e, quindi, “occidentale” e universale, dopo che l’Antica Alleanza era nata in terra ebraica ma era finita, in pratica, con la distruzione del Tempio di Gerusalemme e il trasporto dell’Arca dell’Alleanza, proprio a Roma. Da allora, la Chiesa è romana, quindi universale ed ha tratto dal diritto romano e dalla filosofia greca gli elementi fondamentali per definirsi e per definire la sua teologia, fondata sui “preamboli della Fede”, che le sarebbero stati preclusi se fosse rimasta ristretta nell’esclusivismo ebraico delle origini.

Poi c’è il mondo ellenico, con la sua filosofia, applicata poi alla teologia, senza il quale sarebbe stata inimmaginabile la Trinità, tra l’altro e scusate se è..poco. E, quindi, senza la filosofia greca e il lessico e la cultura etruschi, proprio così, non vi sarebbe stata la “persona”e, quindi, sarebbe stata impensabile la Trinità. Vi sarebbero stati solo il “popolo”, per gli ebrei e l’”individuo”, per i protestanti.

Il termine “Persona”che, nella lingua etrusca, si rende come “Phersna”, cioè “maschera” e, quindi “ruolo” che l’attore mascherato doveva impersonare, è, con qualche incertezza, l’equivalente del termine greco “prosopon” ed è, forse, all’origine, secondo il linguista Massimo Pittau (si veda “L’etimologia del nome della città etrusca di Perugia”, in https//www.accademiasarda.it>leti…”), insieme al nome “Porsenna”, del polionimo “Perugia”, intesa come “Città del principe”.  

Ancora, a costituire la civiltà occidentale vi sarebbe stato l’humus culturale germanico, che costituisce un po’ il cuore dell’”Occidente”, con la sua concezione eroica della vita, il suo amore per la natura e per gli animali, il suo caratteristico e commovente rispetto per la donna. Non a caso, i Germani, tra i barbari, erano quasi i soli ad avere una sola moglie. Un’altra caratteristica dei Germani era l’ospitalità, in cui primeggiavano nel mondo. E come ignorare il messaggio palingenetico del Crepuscolo degli dei (Götterdämmerung), con i nuovi cieli e la nuova terra, ripopolata dagli “dei” risuscitati e da quelli sopravvissuti alla tragedia finale, insieme agli eroi ? Come ignorare le significative prefigurazioni cristiane di questa visione ?

Da questo connubio, felicissimo, nasce l’”Occidente”.

Poi, una componente di esso, si stacca e dà vita al mondo “greco bizantino” e ortodosso, da cui deriva la Rus di Kiev, e, quindi, la Russia e l’Ucraina.

E piaccia o non piaccia ad esponenti rispettabili ma criticabilissimi come Dughin o Medvediev, anche la Russia è “Occidente”. Ne è il “polmone” orientale e ad essa l’Europa è materialmente collegata, mentre è separata dalle Americhe, da un Oceano, addirittura. Dio ci ha indicato la direzione.  

L’”Occidente” e, quindi, la civiltà occidentale, è questo connubio che reca in sé l’universalità della Chiesa fondata da Cristo, cioè solo di quella cattolica e dell’insieme delle chiese ortodosse, poi distaccatesi, essenzialmente in ordine al Primato di Pietro e al “filioque”, nel 1054, dalla Chiesa cattolica.

 Le chiese protestanti, non comprendendosi in esse quella anglicana, hanno invece origine dai rispettivi fondatori e sorgono alcuni secoli dopo.

Mentre, con Teodosio I, nel 395 d.C., l’Impero romano d’Oriente si separa da quello d’Occidente e vive di vita propria, ma rimane “romano”, quello d’Occidente si espresse nel Sacro Romano Impero i cui imperatori si succedettero da Carlo Magno, nell’800 sino Francesco II d’Asburgo Lorena nel 1806 e, tra alterne vicende, cercarono di preservarne l’unità. Entrambe queste parti dell’Impero erano, infatti, “romane” e, quindi, inevitabilmente “occidentali”, tanto che Costantinopoli è definita la “Seconda Roma”, mentre, in seguito al matrimonio di Ivan III di Russia con la nipote dell’ultimo imperatore bizantino, Costantino XI, la principessa Zoe, Mosca ha raccolto l’eredità dell’Impero di Costantinopoli ed è divenuta la “Terza Roma”.

Purtroppo, nel corso della storia e in particolare del ‘500, mentre la Russia ha raccolto l’eredità di Costantinopoli ed è rimasta sempre legata alla Chiesa ortodossa, l’Occidente ha conosciuto una tragica frattura religiosa, che si tende oggi a obliterare, proprio nel momento in cui l’Imperatore Carlo V, il sovrano a capo di un “impero nel quale non tramontava mai il sole”, concentrò nelle sue mani il Sacro Romano Impero Germanico, l’Austria (come arciduca), il Regno di Spagna, con Castiglia e Aragona, sorto dalla Reconquista contro i mori, i Paesi Bassi (come Duca di Borgogna), quindi, l’Olanda, la Spagna, il sud Italia aragonese, i territori austriaci, Germania e nord Italia (ivi compresa la nostra città, Perugia), le vaste colonie castigliane e una colonia tedesca nelle Americhe, chiamata anche “Piccola Venezia”. Carlo V fu un personaggio straordinario che cercò di unificare il mondo erede dell’Impero Romano d’Occidente.

Ma, nello stesso momento, un monaco agostiniano tedesco, Martin Lutero e, poi, il teologo francese Jehan Cauvin, più conosciuto come Calvino ed altri personaggi minori, ruppero l’unità dell’Occidente, con quella che, ottimisticamente, venne e viene ancora chiamata “Riforma protestante”. Più o meno contemporaneamente, l’Inghilterra e il suo Re Enrico VIII, per ragioni meramente private e “amorose”, ruppe con la Chiesa di Roma che non  accettava di invalidare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona e dette vita ad una violenta persecuzione dei cattolici e, poi, cercò di “giustificare” teologicamente questa rottura, ma si arrestò a metà strada.

Proprio, nell’ultimo scorcio di quel secolo XVI, fallì la spedizione dell’Invencible Armada del Re di Spagna Filippo II contro l’Inghilterra di Elisabetta I, appoggiata dalle protestanti Province Unite dei Paesi Bassi, già soggette alla Spagna da cui si separarono sotto la guida di Guglielmo I d’Orange.

Da quella sconfitta e poi dalla prosecuzione della guerra anglo spagnola, l’Inghilterra soppiantò la Spagna nel dominio sui mari del Nord e, lentamente, il baricentro della potenza europea si spostò verso il plesso Inghilterra e Paesi Bassi, guidate da un’alleanza religiosa tra lo scisma anglicano e soprattutto il calvinismo, alleanza destinata, per altro, a crollare.

Infatti, un secolo dopo, i calvinisti inglesi, puritani e battisti, perseguitati dai troppo poco (per i primi) anticattolici anglicani, decisero di fondare la loro “Terra promessa” nelle terre del Nord America e in particolare a Plymouth, nella costa del Massachusetts, nel 1620.

L’”Occidente”, così “allargato” verso ovest, addirittura tra i due Oceani, a cui poi si sarebbero aggiunte Australia e Nuova Zelanda, oltre al dominio boero, nell’Africa del Sud e al continente sudamericano, è, così, il termine finale di questo percorso storico, iniziato nella Roma augustea e proseguito, nonostante una prima frattura tra Chiesa cattolica e chiese ortodosse e una seconda, ben più grave, tra la prima e le chiese protestanti, sino ad oggi.

E’ a seguito di questa seconda frattura, sorta dalla Riforma, che l’”anglosfera”, cioè il dominio anglosassone, oggi incentrato in particolare sul paese erede dei Padri pellegrini, cioè sugli Stati Uniti, che l’”Occidente” ha assunto l’impropria accentuazione anglosassone che ne snatura l’impronta originaria.

Quindi, sono “Occidente”, certo gli Stati Uniti e le Americhe, ma lo è anche l’Europa, non solo quella occidentale, ma anche quella orientale, quella in cui si parlano, per lo più, le lingue baltiche e quelle slave, comprendente la Russia, l’Ucraina, la Bielorussia, la Polonia, le province baltiche e le appendici “uraliche”, del ramo balto finnico, di Finlandia, Estonia e Ungheria e, infine, quella illirica dell’Albania.

Mai guardare, quindi, secondo l’ottica degli Strauss, dei Podhoretz, degli Huntington: Per loro, l’”Occidente” è l’anglosfera e la spietata visione “veterotestamentaria” dei Padri Pellerini e, anche, dei Padri fondatori, in guerra “permanente” con tutto ciò che si opponga al “modello” anglosassone che, al di là delle lezioni di “morale” al mondo, è stato capace di utilizzare, unico nella storia e senza alcuna indispensabilità, l’arma atomica su due grandi città giapponesi e di imporre ai vinti della Seconda Guerra Mondiale una “resa senza condizioni” che l’umanità non aveva mai conosciuto ed era estranea persino all’Unione Sovietica di Stalin.

L’unico precedente storico di tale terribile e disumana forma di resa era, infatti, nato proprio in terra statunitense, durante la guerra di secessione, ad opera del generale Hiram Ulysses Grant, non a caso erede, in linea paterna, proprio dei calvinisti puritani, giunti a bordo della Mary and John nella Colonia della baia del Massachusetts, nel 1630.  

Sbagliano, quindi, gli “atlantisti”, quando espungono la Russia dall’Europa e dall’”Occidente”, ma sbagliano altrettanto i russi, quando, esasperati ed offesi dalla “russofobia” neoconservatrice, si estraniano da quell’”Occidente” del quale, invece, fanno parte.

Giuliano Mignini per Agenzia Stampa Italia

 

 

Fonte foto: Vatican Museums, Public domain, via Wikimedia Commons

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