(ASI) La Serra Moresca di villa Torlonia ha riaperto i suoi cancelli dopo i lunghi interventi di restauro e recupero durati anni dando la possibilità ai visitatori di godere della bellezza ed unicità di questo edificio.
Il complesso della Serra e della Torre moresca con annessa una grandiosa Grotta fu realizzato tra il 1839 e il 1841 su progetto dell’architetto Giuseppe Jappelli con la collaborazione di Giacomo Caneva che scelse per la realizzazione della serra dei principi Torlonia lo stile moresco per riproporre un motivo del periodo di Ludovico Ariosto.
La sua costruzione cominciò nel 1840 su commissione del Principe Alessandro Torlonia all’interno di un più ampio progetto di ampliamento e valorizzazione della villa voluto dal Principe. Il complesso era concepito per creare una “scena” di carattere esotico nell’ambito della sistemazione “all’inglese” dell’area meridionale del parco che mirava ad adeguare la villa a quella tipologia di giardino che prevedeva percorsi articolati e manufatti eclettici.
Infatti le architetture si rifanno a quelle arabeggianti dell’Alhambra di Granada e la vegetazione circostante, con palme, agavi e aloe, è tipica delle aree secche ed aride, con un evidente contrasto con la vicina “scena” della Capanna Svizzera (ora Casina delle Civette) che evoca invece climi montani.
Alla fantasmagoria della Serra e della Torre, con vetrate in colori brillanti, stucchi e dipinti parietali, fa riscontro sul retro l’area ombrosa ed umida della Grotta artificiale. Le funzioni erano diverse: la Serra ospitava piante esotiche e rare ma poteva accogliere anche eventi mondani, la Torre aveva il compito di stupire gli ospiti con le decorazioni ma soprattutto col meccanismo del tavolino apparecchiato che, tramite un’apertura nel pavimento, saliva direttamente dalla cucina sottostante, mentre la Grotta richiamava gli antri muschiosi abitati dalle Ninfe.
L’edificio era ancora integro negli anni ’30 del secolo scorso ma, la fragilità degli elementi (tra cui il vetro) ne segnò un rapido degrado anche dopo il suo esproprio nel 1977 trasformando il complesso in una sorta di rudere invaso e nascosto da una vegetazione infestante.
Dopo decenni di abbandono un impegnativo progetto di restauro permette oggi di rivivere l’atmosfera incantata di un’area tra le più originali della villa.
Donatella Arezzini - Agenzia Stampa Italia