(ASI) Esattamente due anni fa, il 31 dicembre 2019, la Cina comunicava la diffusione di un “cluster” polmoniti atipiche di origine virale. Dal deposito della sequenza di Sars-Cov-2 nei database delle biobanche avvenuta il 10 gennaio 2020 all’approvazione da parte dell’FDA di BNT162b2 -il primo vaccino della storia per Covid-19- avvenuta il 14 dicembre.
Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalò all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un cluster di casi di polmonite a eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. La maggior parte dei casi aveva un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood, nel sud della Cina, un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi.
Questa in sintesi è la storia dell’epidemia da Coronavirus. Due anni di lotta: lockdown, vaccinazioni , decretidel governo , zone bianche , gialle e rosse , fino ai greenpass, che hanno influito notevolmente oltre che a mettere in ginocchio l’Economia e il settore lavoro ma, sopratutto anche nei rapporti sociali: annullando le strette di manoabbracci distanziandoci con l’unitùà di misura metrica uno dalgli altri.
Le ultime sul decreto green pass
La variante Omicron ha provocato l’aumento dei contagi. Il governo ha emanato il decreto legge approvato mercoledì 29 dicembre il super green pass – che si ottiene con il vaccino o la guarigione – è stato esteso di fatto a tutte le attività, tranne che per i lavoratori e gli studenti universitari che potranno ancora ricorrere al tampone. Dal 10 gennaio per prendere un treno o anche bus o metro, partecipare a fiere e convegni, ma anche mangiare all’aperto, andare in hotel o sciare non basterà più il tampone ma servirà il vaccino o la guarigione.Rimandato il super green pass al lavoro.
Il punto sugli altri settori:
Scuola
La variante Omicron preoccupa e c’è chi non esclude la chiusura delle scuole a gennaio al rientro dalle vacanze natalizie. Il Governo sta mettendo in campo tutte le misure possibili per salvare le lezioni in presenza e scongiurare un ritorno alla didattica a distanza.
Tra le misure previste dal decreto festività, dopo l’introduzione dell’obbligo vaccinale per tutto il personale scolastico dal 15 dicembre, è partito il piano di screening per il tracciamento dei positivi a scuola. Vengono stanziati 9 milioni di euro al fine di assicurare l’individuazione e il tracciamento dei casi postivi nelle scuole di ogni ordine e grado, e 14,5 milioni di euro per il personale militare medico.
Famiglia
Il Covid ha fatto pesare un calo dei consumi. Ad incidere notevolmente la riduzione dei redditi da lavoro, l’inflazione e l’incertezza. Le n famiglie hanno mantenenuto un tasso di risparmio ancora ben superiore rispetto a quello dei periodi precedenti la pandemia, risparmi destinati all’acquisto di prodotti sanitari rtra cui principalmente :mascherine e disinfettanti, con spese anche per sottoporsi a tamponi molecolari, tutto con peso maggiore sui bilanci familiari.
Disabili
l’emergenza Covid ha aumentato il carico di aiuto.Un dato che fa riflettere sul livello di solitudine di moltissim disabili s dove il bisogno, prima che pratico: fare la spesa, fare lavori domestici , è quello di avere una persona vicina, che sia lì, presente , e senza escludere i seri aiuti economici, in abbinamento agli aiuti relazionali, psicologici, emotivi, che risultano più diffusi rispetto ad altre esigenze più concrete, e che sembra ridimensionare l’importanza di aouti a distanza, di cui si continua a parlare.
Di primaria importanza i servizi come la spesa e farmaci a domicilio, aiuti vari negli atti della vita quotidiana, assistenza nella mobilità anche fuori casa, e così via. Insomma, quei servizi domiciliari che molti di loro, anche prima del coronavirus, non hanno mai visto.
Sanità
La grande Crociata. Una battaglia in prima linea: medici e personale infermieristico , tanti hanno pagato con la loro vita. A tutti è ricolto una Grazie Speciale per il lavoro svolto .
Le criticità del Servizio sanitario si è ulteriormente aggravato. Le politiche adottate dai governi precedenti, a fine di riordinare il sistema ospedaliero, sembrerano non esser state all’altezza , la conseguenza , un peggioramento generale dell’assistenxa della medicina terriotiriale. Il servizio sanitario risulterebbe sempre più destrutturato e con ridotta capacità di erogare servizi qualitativi e quantitativi dalle popolazioni .
Lavoro
L’emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori produttivi hanno rappresentato anche nel nostro Paese uno shock improvviso e senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e, di conseguenza, sul mercato del lavoro.
In particolare nel secondo trimestre 2020 si è assistito a un crollo dell’attività economica e da un recupero, per certi aspetti superiore alle aspettative. Nel terzo trimestre 2021 c’è stata una nuova riduzione nel quarto una nuona recrudescenza docuta della diffusione dei contagi.
Gli approfondimenti contenuti nel Rapporto descrivono gli effetti del COVID-19 sulla domanda e sull’offerta di lavoro, il ruolo degli ammortizzatori sociali messi in campo, e le ricadute sulla qualità del lavoro.
Data la natura dei provvedimenti di sostegno alle imprese e ai lavoratori, gli effetti della crisi si sono manifestati più sulle ore lavorative che sull’occupazione; ciò nonostante il numero di persone rimaste senza lavoro è considerevole, soprattutto a seguito delle cessazioni dei contratti a termine non rinnovati e del venire meno di nuove assunzioni in un generalizzato clima di “sospensione” delle attività, inclusa quella della ricerca di lavoro.
Il calo dell’attività e dell’occupazione si è concentrato nei servizi e, complessivamente, ha avuto effetti ridotti nella manifattura.
Le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria sono quelle che già erano contraddistinte da condizioni di svantaggio; si tratta in particolare delle donne, dei giovani e degli stranieri che sono stati penalizzati perché più spesso occupano posizioni lavorative meno tutelate, per giunta nei settori e nei tipi di impresa che sono stati investiti più duramente dalla crisi.
L’emergenza ha prodotto anche un mutamento repentino della modalità di erogazione delle prestazioni lavorative: lavoro agile, telelavoro, altre modalità.
La digitalizzazione e il distanziamento sociale hanno concorso a produrre una nuova segmentazione nel mercato del lavoro, distinguendo tra chi può lavorare da casa e chi, per la natura della prestazione, è strettamente è stato legato al luogo di lavoro, con obiettivi problemi sul green pass.
Un passo indietro
Aver palesato il rischio che, come dal 2008 in poi la “crisi” era la scusa buona per ogni taglio, riduzione di stipendio, aumento di orari, abuso sul posto di lavoro, oggi e da circa 2 Anni anche la “pandemia” possa finire per replicare quella dinamica da qui a un decennio.
Occorre aprire capitolo per specifico per i lavoratori. Prendndo quale esempio l’Umbria, la Vetrya con sede a Orvieto: prima della crisi erano 111 i lavoratori occupati più 13 nella sede di Roma che rischiano il licenziaento; Nelle Marche , la Caterpillar con sede a Jesi con 250 lavoratori , azienda in attesa di un nuovo acquirente
Commercio
Boccata d’ossigeno per il commercio, che sembra iniziare a vedere finalmente una risalita . Il mese di settembre è stato il primo a registrare dati paragonabili a quelli del febbraio 2020, quindi del periodo pre-pandemia-
Secondo i dati diffusi dall’Istat a proposito delle vendite al dettaglio, che riguardano sia i beni alimentari che i non alimentari, si è registrata una crescita delle vendite sul mese precedente dell’0,8% in valore e dello 0,6% in volume, mentre su base annua si è registrato un balzo del 5,3% in valore e del 3,9% in volume.
Sul ritorno alla normalità dei consumi incombono però due rischi evidenziati sia dagli organizzazioni dei consumatori sia dalle imprese del commercio: si tratta nello specifico della ripresa dell’inflazione – causata dall’impennata dei prezzi di gas, luce e materie prime – e del timore di una “quarta ondata” epidemica (che gli esperti hanno annunciatoper il periodo dicembre 2021-febbraio 2022) che potrebbe portare a nuove restrizioni.
Imprese
L’emergenza sanitaria seguita alla diffusione del Covid-19 ha bruscamente interrotto il graduale e lento processo di ripresa delle PMI italiane che le ha portate soltanto nel 2018 a recuperare i livelli di fatturato del 2007. In media, le PMI hanno contratto i ricavi in termini reali dell’8,8% tra 2019 e 2020, il calo maggiore osservato in tutta la serie storica monitorata. Le piccole imprese, quelle che impiegano tra 10 e 50 addetti, hanno patito maggiormente la crisi (con un calo del -9,1%), che comunque si è abbattuta con forza anche sulle medie (-6,3%) e sulle grandi società (-5,4%). Nonostante i ristori, che secondo stime basate sui bilanci hanno fornito un contributo pari a 2,7 miliardi di euro per la platea di PMI, e il deciso taglio dei costi operativi – soprattutto materie prime e semilavorati – gli impatti sul valore aggiunto sono stati anche maggiori, con un calo del 9,2%.
Artigianato
Le imprese artigiane diminuiscono, la classe imprenditoriale invecchia ed è meno fiduciosa sul futuro. Ma gli artigiani 4.0 sono più ottimisti. Nonostante l’artigianato pesi per il 9,5% sul Pil e rappresenti il 21,2% delle imprese, il mestiere dell’artigiano rischia di attrarre sempre meno giovani: in dieci anni si sono perse 28mila imprese di under 30, diminuite del 41,9% rispetto al 2011. Mentre sono cresciute del 47% le ditte individuali guidate dagli over 70, con punte che superano il 50% al Mezzogiorno.
La difficoltà di ricambio generazionale potrebbe mettere a dura prova il futuro dell’imprenditoria artigiana che tra marzo 2021 e marzo 2011 ha già subito un calo complessivo di 170 mila unità (-11,7%) portando a 1,3 milioni il totale dell’imprese artigiane. Sono in particolare le ditte individuali, che rappresentano oltre l’80% del comparto, a registrare perdite maggiori (-12,1%). A livello regionale peggio fanno Abruzzo (-21%), Sardegna (-18%), Basilicata e Sicilia (che registrano entrambe -17%). A darne evidenza è uno studio Unioncamere e InfoCamere sull’evoluzione delle imprese individuali artigiane negli ultimi 10 anni, sulla base di Movimprese, l’analisi statistica del Registro delle imprese delle Camere di Commercio.
Il Covid-19 ha pesato ulteriormente su questa situazione. Nel 2020 il 70% delle imprese artigiane ha subito una riduzione di fatturato, contro il 63% delle altre aziende. E anche sul futuro gli artigiani sono molto cauti. Solo il 54% prevede di recuperare i livelli produttivi entro il prossimo anno, una quota chescende addirittura al 46% per quelle realtà artigianali alle prese con problemi di passaggio generazionale. A rilevarlo è un’indagine del Centro Studi Tagliacarne, secondo cui però gli investimenti in digitalizzazione e green fanno salire sensibilmente le prospettive di ripresa abbattendo le distanze con le altre imprese: il 63% degli artigiani che ha investito in digitale e il 58% che ha puntato sulla sostenibilità contano infatti di recuperare entro il 2022.
La qualità dei prodotti rimane comunque per l’artigianato un fattore essenziale di competizione: il 43% delle imprese artigiane punta esclusivamente su questa leva per battere la concorrenza, contro il 39% del resto delle altre imprese.
Ristori – aiuti economici
Il primo decreto economico del governo Draghi, manda in soffitta il criterio rigido dei codici Ateco indennizzare le attività colpite dai lockdown estendendo la platea anche a quanti erano rimasti esclusi dalle varie riedizioni dei ristori.
Il costo complessivo dell’operazione per il sostegno all’economia, secondo quanto emerge dalle relazioni della bozza del dl, sarà di quasi 9,5 miliardi dei 32 miliardi complessivi di risorse stanziate per questo decreto con lo scostamento di bilancio di gennaio varato dal precedente governo. No ai furbetti dei ristori però: l’Agenzia delle Entrate anche in questa quinta edizione provvederà all’esborso dei contributi ma anche al recupero di eventuali aiuti indebitamente percepiti.
Nel dettaglio i nuovi contributi a fondo perduto andranno da un massimo di 150mila euro ad un minimo di mille euro per le persone fisiche e duemila per le imprese. L’ammontare è calcolato in base alla differenza tra il fatturato di gennaio e febbraio 2021 con quello di gennaio e febbraio 2019 applicando tre percentuali: 20% per le imprese con ricavi o compensi nel periodo di imposta 2019 non superiori a 400mila euro, 15% per quelle con ricavi fino a un milione di euro e 10% per le partite Iva con ricavi fino a 5 milioni di euro. A scelta del contribuente il risarcimento potrà essere erogato come contributo diretto, oppure riconosciuto sotto forma di credito d’imposta utilizzabile in compensazione tramite modello F24.
Rosario Murro