(ASI) Padova – In questo momento, si può asserire che esistano due Paesi: quello raccontato dai media, e quello reale. Mai come in questo momento la frattura risulta più profonda tra i due mondi paralleli. Vediamo di comprenderne le ragioni.
I media, in modo uniforme, salvo rare eccezioni, sono divenuti i depositari di un’unica versione ufficiale, per la quale non bisogna provare mai alcun dubbio: la vaccinazione salva vite umane, è un atto d’amore, è sicura, e non vi è alternativa, per il bene sociale della comunità. Mettere in dubbio questi proclami, provocherebbe attacchi fortissimi congiunti, e la richiesta di abiura pubblica. Il Presidente della Repubblica stesso, ha dichiarato come si possa invocare la libertà, solo se intesa come obbligo (morale s’intende) di vaccinarsi.
Ciò che più sorprende, soprattutto nel leggere alcuni quotidiani o nell’ascoltare certe trasmissioni, considerate sinora autorevoli, è proprio la mancanza (voluta o meno) di approfondimento di certe tematiche, che vengono affrontate solo da determinate nicchie. Ed è proprio su questo che occorre soffermarsi.
I social network in questo momento stanno svolgendo ruoli fondamentali nel veicolare le notizie che nessuno riprende, e talvolta, condividendo anche fake news o “bufale” inventate ad arte. Eppure, proprio nelle reti sociali si possono reperire informazioni o verità.
Partendo dal presupposto che sino a poco tempo fa, nessuno o quasi, parlava dei danni derivati dalla vaccinazione (prima o seconda dose che fosse), sul social network Facebook, troviamo il gruppo “danni collaterali”, che ospita quasi centomila utenti, raccontanti le loro esperienze, nella maggior parte dei casi, traumatiche, post – vaccinazione. Si badi bene, non parliamo di invidui no vax, quindi contrari alla vaccinazione anticovid19, ma di persone soggette a problemi di salute, che hanno subito danni fisici (a breve sapremo se permanenti o meno) e sono tuttora in precarie condizioni di salute dopo l’inoculazione del farmaco. Il gruppo facebook in questione è nato per raccontare la propria esperienza vissuta in un silenzio assoluto dei media, affrontando problemi fisici tra i più variegati: da eczemi o escoriazioni cutanee all’incapacità di muovere gli arti, da vampate di calore sul corpo o nella testa alla pancreatite acuta, da dolore ai denti e al naso a pericardite e ricovero in ospedale, e moltissimi altri che mi è impossibile citare per ragioni di spazio. Il copione, nella maggior parte dei casi è il seguente: vaccinazione, prima o seconda dose, manifestazione dei sintomi (prima mai avuti), comunicazione al medico di base e agli specialisti a cui ci si rivolge per gli esami clinici del caso, referto quasi sempre negativo degli organi analizzati (tra lo stupore dei pazienti), e la mancata volontà da parte di dottori e specialisti di ammettere una correlazione tra vaccinazione e problemi fisici postumi. La domanda che ci si può porre, in assoluta tranquillità ed onestà intellettuale è la seguente: si può asserire che i vaccini proposti siano sicuri, oppure vi sono rischi per la salute? E se sì, quali? Perché non se ne viene informati, prima di accedere agli hub vaccinali?
Un altro gruppo, sempre sul social network Facebook, ha il compito di essere una sorta di “osservatorio sulle morti precoci”. Di diversa impostazione rispetto al primo, in esso si tenta di analizzare perché quest’estate vi siano continui malori improvvisi che portano al decesso. Anche in questo caso, i malori portano alla morte di persone di qualsiasi età, e stroncano le vite di persone che apparentemente, fino a poco prima, godevano di un buon stato di salute. Pur ragionando con parametri differenti dal gruppo sopraccitato, poiché non si parla di esperienze dirette, ma di decessi che potrebbero essere imputabili sicuramente anche ad altre cause, l’osservatorio sulle morti precoci apre uno sguardo anche sulla vaccinazione, e sulle correlazioni che potrebbero essere presenti ma che nessun medico vuole, malgrado tutto, ammettere.
Vi sono infine gruppi all’interno della messaggistica istantanea di “Telegram”, nati per diversi scopi. Poiché in numerosi social le notizie sui vaccini (soprattutto quelle negative) vengono censurate, allora sono altrove sorti gruppi di varia natura, alcuni di natura eversiva (come la vendita di certificazioni verdi fasulle, con finti codici QR), altri per diffondere notizie proibite (come “Stop dittatura”, spesso visitato da galassie antagoniste e no vax), ed altri per difendere la Costituzione ed i diritti da essa sanciti (riportiamo doverosamente il grande lavoro svolto dal gruppo “Il Costituzionalista Eretico” del Professor Daniele Trabucco).
Negli ultimi giorni, tuttavia, sono sorti gruppi, anche nella messaggistica di WhatsApp, atti a tessere contatti per lasciare l’Italia. Ebbene sì, nessun quotidiano o media riporterà questa notizia, ma si sono costituite reti virtuali di persone organizzatesi per lasciare il Paese, e trasferirsi in uno dove lo spettro della vaccinazione obbligatoria (sia essa per tutti o per categorie) non vi sia. Si parla di Spagna, Croazia o Panama, l’importante, a giudizio degli internauti di queste reti, è fuggire da un Paese che non sembra più accontentarsi delle percentuali di vaccinati immaginate ad inizio pandemia, ma si spinge verso obiettivi sempre maggiori, come l’ottanta o il novanta per cento della popolazione, senza tener conto delle variabili di chi non può farlo e degli effetti della somministrazione di un farmaco sperimentale.
Se finora i cittadini pensavano di abbandonare il Paese per lo più per motivi economici, o magari sentimentali, ora si profila un nuovo tipo di emigrazione: quella sanitaria. Poco importa che si tratti di frange minoritarie o della frustrazione incarnata da qualche centinaio di persone (ma i numeri sono ben maggiori). Profonda dovrebbe essere la delusione dei Governanti che invece di volere il bene dei propri cittadini, inducono loro a pensare di abbandonare le loro radici per lidi che potrebbero poi rivelarsi ben peggiori.
Nessuno infatti mette in dubbio la bontà di ciò che, da parte del Governo è stato fatto sinora, ma occorre ascoltare di più le istanze di cittadini che hanno risposto positivamente e volontariamente ai richiami che lo Stato aveva lanciato, e che ora si trovano in condizioni fisiche pietose, dovute all’inoculazione del vaccino.
Occorre rivolgere uno sguardo dedicato alla salvaguardia del diritto allo studio e al lavoro. Il primo, perché vi saranno, ed è già stato confermato, migliaia di famiglie che non iscriveranno più i loro figli a scuola, coinvolti dalla prospettiva di una vaccinazione non desiderata, o di discriminazione tra coetanei immunizzati o meno. In particolar modo, le comunità musulmane residenti nel nostro Paese, contrarie alla somministrazione dei vaccini, non iscriveranno all’entrante anno scolastico, i loro figli, mancando così due obiettivi fondamentali: l’istruzione e l’integrazione. E soprattutto la seconda, che passa proprio per il sistema scolastico – educativo, è in pericolo se verranno esclusi gli alunni di origine straniera dai banchi delle nostre classi. Il secondo, ossia il lavoro, è parimenti in grave pericolo, poiché vi sono persone, ignorate dalle norme vigenti, che non possono essere vaccinate né esonerate al contempo, o che, proprio a seguito di gravi sintomi manifestatisi dopo la vaccinazione, non possono ottenere il completamento della certificazione verde, necessaria per frequentare il posto di lavoro.
Lo Stato ha il compito di essere inclusivo, pensando alla collettività nella sua interezza. I diritti costituzionali, non devono né possono essere oggetto di discussione. I pass sanitari, se usati davvero come strumento di libertà, vanno ripensati in modo da non ledere le libertà e i diritti individuali inalienabili.
Solo così potremo uscire degnamente, e magnificamente uniti, da una situazione spiacevole, recuperando quella solidarietà e quel senso di comunità che sta scemando sempre di più, in una società sempre più divisa tra chi gode di diritti sanciti da un passaporto sanitario e chi invece non ne dispone.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia