(ASI) Gli ultimi avvenimenti succedutisi in Afghanistan, vale a dire l'imbarazzante ritirata americana dal paese, il crollo repentino dell' "esercito" afghano di fronte all'avanzata dei talebani e i terribili attentati dell'ISIS K all'aeroporto di Kabul impongono delle riflessioni per districarsi nel groviglio in cui è caduto quella nazione.
Quello che sono stati capaci di fare in male i presidenti USA, i vertici militari e di "intelligence" in questa fuga disonorevole che ha coperto di disonore gli Stati Uniti e, ahimé, la NATO e l'Occidente, uguaglia se non supera il nostro "8 settembre 1943".
Tutto si è concentrato, però, sul povero Biden, un uomo che è all'evidenza non all'altezza della situazione e gravato da problemi di salute di non poco conto.
Ora si sentono commentatori ed esperti che cercano di "recuperare" l'immagine degli Stati Uniti e del povero Biden, lo "sleepy Joe", ma è dello scorso 2 settembre un articolo apparso su "il Tempo", a firma di Franco Bechis che riporta un incredibile colloquio tra Biden e il fuggiasco ex Presidente afghano svoltosi il 23 luglio scorso, a meno di un mese dall'"8 settembre" afghano. Nel colloquio Biden che dimostra una fiducia "incrollabile" sui 300.000 uomini dell'Esercito afghano, armatissimi, a fronte dei 70.000 talebani, si spinge fino a ipotizzare che con un "diverso story telling", cioè una conferenza stampa presieduta dal Presidente Ghani a cui avrebbero dovuto partecipare le più alte personalità dell'Afghanistan, la percezione avrebbe potuto cambiare di molto. Non la realtà militare, si badi bene, ma la storia raccontata al mondo. E questa scempiaggine non l'ha detta Ghani, ma Biden.
Quest'uomo è del tutto indifendibile.
Ma, prima di lui, è stato Trump a stipulare con i talebani gli accordi di Doha per il ritiro delle forze americane dall'Afghanistan senza la partecipazione della NATO, opzione tentata da Obama, dopo la stagione degli interventi militari sull'Afghanistan e, quello scandaloso e incomprensibile, sull'Irak da parte del presidente Bush junior, "cristiano rinato" di corrente metodista, impegnato nella lotta agli "Stati canaglia" contro Irak, Iran e Corea del Nord, assolutamente estranei agli attentati dell'"11 settembre" che Bush intendeva così vendicare.
Non è stata fatta piena luce su questi ultimi ma gli unici stati in qualche modo coinvolti sono risultati Arabia Saudita e Pakistan, che sono però alleati storici degli USA.
Questa catena di errori si è riversata sul povero Biden a cui è stato lasciato il cerino in mano. Un disastro.
Le modalità del ritiro sono state una fuga ignominiosa che si è però scontrata con la frangia afghana dell'ISIS, detta "Khorasan" e quindi "K" che ha colpito in modo micidiale due obbiettivi, gli Stati Uniti, la NATO e i suoi collaboratori afghani, da una parte e, dall'altra, gli stessi talebani, notoriamente avversi all'ISIS, che quest'ultimo ha cercato di presentare come inaffidabili e incapaci di mantenere l'ordine.
Gli Stati Uniti hanno lasciato uomini, armi e addirittura i cani k9 che hanno accompagnato i militari nella loro missione. È difficile non qualificare in termini di vergogna questa fuga, al di là del coraggio e dell'eroismo dimostrato dagli stessi militari americani e della NATO.
La ferita che gli Stati Uniti ( e l'Occidente) hanno subito dal crollo afghano permarrà nei prossimi decenni.
Quello che colpisce nella politica degli Stati Uniti sono vari aspetti.
In primo luogo, il pessimo risultato d'immagine che è scaturito da questo conflitto. Gli Stati Uniti hanno fatto credere che a loro interessasse costruire la "democrazia" in Afghanistan. E il mondo ne ha preso atto e ha ritenuto che vi sarebbero rimasti decenni, come minimo. Ora ci vengono a dire che a loro interessava invece distruggere il terrorismo ma è evidente che non vi siano riusciti, nel modo più assoluto. Il generale Carlo Jean, su "Huffpost" del 31 agosto scorso ci dice che Bush junior ha invaso l'Afghanistan perché il Mullah Omar non voleva consegnare agli Stati Uniti il loro ex agente saudita Osama Bin Laden.
Ovviamente gli USA davano per scontati due fatti che scontati non erano : il coinvolgimento di Bin Laden nell' 11 settembre 2001 e l'ubicazione afghana dello stesso. Di fronte al rifiuto, Bush j. ha ordinato l'invasione e un paio d'anni dopo ha invaso l'Irak che con gli attentati non c'entrava per nulla.
Oggi questa sconcertante irrazionalità della politica statunitense si ripete.
I talebani sono notoriamente "emanazione" del Pakistan, mentre Al Qaeda lo è dell'Arabia Saudita e questi sono due paesi alleati degli USA. L'ISIS è sorto in area irachena dopo lo scellerato e inutile attacco americano all'Irak che ha smantellato il regime "laicista" di Saddam Hussein che aveva costituito un argine a derive "fondamentaliste islamiche". Crollato quel regime per colpa degli americani, è nato l'ISIS.
Quello che colpisce è l'inaffidabilità' almeno dei presidenti da Bush junior in poi.
Sembrava che l'invasione dell'Afghanistan fosse destinata a creare una "democrazia" in quel paese e a debellare gli "Stati canaglia" e invece ora, come s'è detto, veniamo a sapere che gli Stati Uniti hanno occupato l'Afghanistan per debellare il terrorismo che, per loro, era rappresentato da Bin Laden, ucciso il quale la missione era finita. Già, ma ammesso che tutto ciò sia credibile, Bin Laden è stato ucciso da una decina d'anni e perché gli USA sono rimasti nel paese asiatico sino ad ora ? Ora si viene a sapere che Biden era convinto che l'esercito afghano fosse adeguato e che il problema fosse un diverso "story telling".... Ma è credibile tutto questo?
Chi si fiderà più delle "promesse" e "assicurazioni" americane ?
A merito dell'Italia e del Regno Unito va il fatto che sono stati i due paesi che si erano opposti al ritiro delle truppe in queste condizioni. Ora l'Europa dovrà guardarsi intorno e pensare alla sua difesa comune ma, prima ancora, a dotarsi di una politica estera comune e credibile. E’ passato il tempo di un'unione solo monetaria.
In qualche modo, è finita veramente la Seconda Guerra mondiale: l'America si disinteressa dell'Europa e dei suoi alleati europei e si concentra sul Pacifico, l'Europa comincia a ragionare da sola e lo fa anche il Regno Unito.
La portata del disimpegno statunitense in Afghanistan è epocale.
è facile ipotizzare che la ritirata degli Stati Uniti non porterà pace né all'Afghanistan né al mondo intero.
È facile scorgere un futuro di guerra civile in questo paese, guerra che è già iniziata con la rivolta nel Panjshir e nelle aree abitate dagli hazara sciiti che non sopportano i talebani, i qaedisti e i sostenitori dell'ISIS.
Dietro i talebani e la loro vittoria c'è il Pakistan, "alleato nemico" degli Stati Uniti, come al solito, che controlla il movimento dei talebani attraverso la "rete Haqqani". È , forse, un complicato gioco in cui è coinvolta la Russia di Putin che vuol diventare il "poliziotto" dell'Asia centrale contro il fondamentalismo islamico e, in questo, ha credenziali molto maggiori di quelle di Biden ed è forse ancora legata a Donald Trump e alle sue ambizioni di rivincita.
Con l'ingloriosa uscita di scena degli Stati Uniti ma, più ancora, con la loro pessima gestione del "pantano" afghano, l'unica immagine che riscatta, in qualche modo, la dignità degli States è quella che rimarrà negli annali, in cui si vede il generale Donahue, comandante della prestigiosa 82.ma Airborne Division, in visione notturna, avviarsi, per ultimo, col fucile in mano, verso l'ultimo aereo in partenza per gli Stati Uniti.
Noi europei dovremo decidere cosa fare "da grandi".
Giuliano Mignini per Agenzia Stampa Italia