Il doping galoppa alla velocità della luce
A lanciare l’allarme dalle colonne di Rigore è il Dr.Riccardo Iacoponi, biologo, nutrizionista, specializzato in analisi chimico cliniche e microbiologiche. Iacoponi ha inoltre contribuito alla stesura della Legge Antidoping.
“Ormai ogni squadra di calcio ha il suo bravo staff di farmacologi che, in quanto pagati, devono fare il loro mestiere, cioè somministrare farmaci per migliorare le prestazioni degli atleti. Ormai la formazione vincente non è più quella che usa tali farmaci, ma quella che ha farmacologi più abili nell’indovinare quantità, qualità e tempi di somministrazione. Del resto, la nuova legge antidoping permette la somministrazione di farmaci agli atleti purchè muniti di regolare prescrizione medica. Certo non è il caso di fornire ufficialmente EPO o GH (ormone della crescita), ma chi vuole iniettare agli atleti questi ormoni, che hanno effetti migliori di qualsiasi altro farmaco, può farlo senza problemi perché non risultano nei test antidoping. Questi sistemi – prosegue Iacoponi – sono disonesti perché portano a conseguire la vittoria imbrogliando i giudici e, soprattutto, gli sportivi. Irridendo le istituzioni, come se non bastasse. Un altro grave inconveniente è quello degli effetti collaterali dei farmaci che possono provocare (in un futuro più o meno prossimo) diabete, artrosi con deformazione degli arti, acromegalia, cardiopatia, insufficienza renale ed epatica, immunodeficienza, ictus, infarti, leucemie e tumori. Io proporrei un sistema così efficace da risolvere entrambi gli inconvenienti. Gli atleti non compirebbero più frode se il doping e l’uso di farmaci fossero liberalizzati: in questo modo, potrebbero servirsene il 100% degli atleti, anziché l’attuale 99,9 %. Inoltre, si potrebbe instituire un registro delle prescrizioni mediche riportante il nome dell’atleta, la patologia, il farmaco prescritto e la firma del medico, in modo da poter risalire, in presenza di future patologie, al farmaco responsabile e al farmacologo che lo ha prescritto. Naturalmente, il registro, da conservare per almeno cinquant’anni, dovrebbe essere compilato dal medico contestualmente alla consegna della ricetta dell’atleta, pena severe sanzioni, non ultima la radiazione dall’Albo dei Medici. Severi controlli della Finanza nelle farmacie, negli ospedali, nelle infermerie societarie, alle frontiere e nei siti internet, dovrebbero garantire che ogni farmaco circoli sempre accompagnato da ricetta medica, con numero e data riscontrabile nei registri. La punibilità dei trafficanti di farmaci, dei sanitari e dei dirigenti disonesti che si troveranno in possesso di farmaci senza certificazione è già assicurata dalla vigente legge antidoping, ma è necessario adoperarsi per farla rispettare.
In buona sostanza il Dr. Iacoponi condanna l’omertà che funge da caposaldo nel mondo pallonaro. E, considerando anche le morti sospette – a tal proposito suggeriamo la lettura del libro di Massimiliano Castellani “SLA il male oscuro del pallone” – che hanno tristemente colpito tanti calciatori, la condanna era doverosa oltre che necessaria.
Signore e signori, ecco il Nandrolone
Comincia a farsi strada tra le sostanze proibite il nandrolone che, passo dopo passo, avvia l’opera di contaminazione del calcio italiano. Il doping nel calcio si muove - puntualizza Rigore - con superficialità e scientificità. Due stremi che portano nell’incappare, forse casualmente, nella positività e l’errore imprevisto nello studio sul modo più legale e nascosto per migliorare le prestazioni attraverso mutazioni ormonali. Tra questi due estremi salta fuori il nandrolone, il vecchio steroide anabolizzante che sta mandando all’aria quel che resta della credibilità del calcio italiano e i piani scientifici di chi credeva di aver previsto ogni cosa. Chi crede che il fantomatico nandrolone venga somministrato direttamente è fuori strada. I suoi valori si alzano, fino a superare i limiti consentiti, grazie a cocktail tra prodotti leciti ed illeciti, tesi a far aumentare la produzione endogena di testosterone. Il doping in Italia è così organizzato che quasi non si somministra più la sostanza direttamente dopante, come Epo e Gh, ma una serie di prodotti (alcuni leciti e acquistabili anche in farmacia, altri illeciti ma disponibili anche sul mercato estero e su Internet) che da soli, lavorati, o meglio ancora in cocktail, favoriscono la produzione endogena di Gh e testosterone, migliorando così forza, la potenza e la reattività muscolare, ma soprattutto alzando la soglia dell’affaticamento e abbassando i tempi di recupero. Il tutto al riparo dai controlli antidoping. Nandrolone permettendo.
Rigore raccoglie anche la testimonianza di un medico che, all’epoca (stagione 2000/01 ndr) lavorava per un club di serie A. Le sue parole, anche oggi, dovrebbero indurre ad attente ed accurate riflessioni.
Ricordo che la prima volta che mi spiegarono l’effetto di certi prodotti pensai: dovranno alzare i limiti attuali, perché con l’aumento del testosterone potrebbe aumentare anche il livello dei metaboliti in maniera incontrollata”. Le contaminazioni possono essere volute o accidentali. Quelle volute possono essere a loro volta opera di aziende i cui integratori potrebbero contenere sin dall’inizio assieme a sostanze lecite, come il Tribulus, precursori del testosterone non dichiarati, i cui effetti finali fanno preferire, a chi è o non è ignaro, quel prodotto lavoratorispetto ad un altro. O essere opera di trattamenti esterni sugli integratori, indipendenti dall’azienda produttrice. Fin qui l’assunzione miscelata. Ma può essere anche separata: prima un integratore lecito, e poi, consapevolmente o inconsapevolmente, l’assunzione di prodotti che presentano nella composizione i precursori del testosterone: dai gel agli spray. A questo punto si aprono due strade: la prima è quella della casualità, della superficialità, della jella: prodotto lecito più un altro consigliato da un amico, effetto indesiderato ed ecco la positività… Può accadere. Anche se non è possibile escludere a priori la consapevolezza, nella maggior parte dei casi si comprende lo stupore di qualcuno quando incappa nella positività. Ma se gli atleti sono ignari, qualcosa in più dovrebbe sapere chi somministra o consiglia certi prodotti. E siamo sulla seconda strada: il doping studiato a tavolino. La scientificità: la ricerca del modo più legale e coperto per ottenere effetti dopanti. Che i calciatori sappiano o meno.
L’integratore è l’anticamera della bomba
Andrea Di Caro, oggi vice direttore de La Gazzetta dello Sport, e all’epoca membro di spicco, insieme ad Enzo D’Orsi della redazione di Rigore, intervista Sandro Donati, allenatore di atletica leggera e fautore di tante battaglie contro il doping.
Donati viene definito da Di Caro “un uomo quasi isolato dall’ambiente sportivo” perché – parole di Donati – il sistema non dimentica e te la fa pagare. Prosegue Donati:
Anni di sconforto, sofferenza personale, amarezza. Sono stato tacciato di estremismo, disfattismo, terrorismo. Accusato di gettare fango sul nostro sport… Ho deciso di non occuparmi più del doping di vertice: troppi complici, troppe connivenze. Preferisco dedicarmi alla prevenzione per i giovani. Dietro il doping si celano interessi enormi, esiste un traffico mondiale in cui sono coinvolte le multinazionali dei farmaci e la criminalità organizzata. C’è chi produce, chi importa clandestinamente, chi fa da transito, chi consuma. L’Italia sulla scena mondiale del doping è un Paese che conta. Nel 2000 l’Epo ha mosso un giro di affari di 310 miliardi, il Gh 200. Ai dati ufficiali va sommato il quantitativo derivante dal traffico illegale e dall’acquisto dall’estero: circa 650 miliardi. In tutto 1250 miliardi l’anno. In questa cifra non sono compresi però gli integratori, in particolare gli amminoacidi a catena ramificata e la creatina, la cui vendita frutta 3000 miliardi l’anno. Nel momento in cui un atleta capisce di aver conseguito un miglior risultato grazie all’aiuto di un integratore, in quello stesso istante è predisposto ad un aumento di dosaggio e, forse, poco tempo dopo, anche al passaggio successivo ad una sostanza doping. Se prima non si trovava niente era per via di controlli ridicoli. Il calcio non è un’isola felice. Andate a vedere i nomi di collaboratori, nutrizionisti, consiglieri (italiani e stranieri) di molte società. Tanti vengono dall’atletica e dal ciclismo, protagonisti diretti o allievi di chi il doping lo conosceva e lo conosce bene.
I tempi lumaca non agevolano i controlli antidoping
Tra i sessanta e i novanta giorni. E’ questo il tempo -riporta Rigore – lunghissimo, finora intercorso tra il giorno della partita in cui i sette giocatori positivi al nandrolone si sono sottoposti all’esame antidoping e quello in cui è stata data notizia della loro non negatività. Controanalisi escluse. Nello specifico: Bucchi e Monaco (Perugia) 69 giorni; Da Rold (Pescara) 76; Gillet (Bari) 60; Caccia e Sacchetti (Piacenza) 88, Couto (Lazio) 66. La causa principale di questi clamorosi ritardi è lo spazio. E’ surreale ma avete letto bene: spazio. Il laboratorio dell’Acqua Acetosa è troppo piccolo per contenere macchinari e provette.
L’Inter dice no
Siamo ad aprile 2001 quando Rigore in prima pagina – numero 17 – riporta la notizia del rifiuto dell’Inter all’offerta di Tribulus Terrestris da parte di soliti noti. Di estrazione vegetale, somministrato per via orale, aumenta la produzione interna di testosterone. Ad inizio stagione sarebbe stato proposto allo staff sanitario dell’Inter da parte – secondo Rigore – dal prof. Carmelo Bosco ( a sua volta scartato dall’Inter come collaboratore dello staff sanitario) docente di fisiologia all’Università di Jyvaskyla, Finlandia, visiting professor all’Università di Budapest e titolare di una cattedra all’Università Tor Vergata di Roma dove insegna (2000/01 ndr) meccanica muscolare.
Uno che conta –puntualizza Rigore- con amicizie importanti. Imparentato con un campione nordico di atletica trovato positivo al doping, esperto di preparazione ed integratori, famoso nell’ambiente per aver creato una macchina per balzi (presente in quasi tutte le palestre dei club di serie A) che favorisce, se usata a lungo – lo ha scritto lui stesso in un articolo scientifico reperibile presso European journal applied physiology nr. 81 aprile 2000 da pagina 449 a pagina 454 – la produzione di Gh e Testosterone. Insomma, uno scienziato dello sfruttamento intensivo del corpo.
Il prof. Forloni, medico dell’Inter dichiarerà al Corriere della Sera:
“Il prof. Bosco ci compose una strategia volta al miglioramento della prestazione sportiva attraverso l’aumento del testosterone. Il programma prevedeva l’uso sinergico del Nemes – Neuro mass mechanical simulator - conosciuta come pedana a vibrazione, che produce oscillazioni continue in verticale ed utile per eseguire un lavoro specifico e concentrato sui muscoli. Gli effetti finali sono simili, ma molto meno dispendiosi, a quelli di un prolungato lavoro di balzi – degli integratori rosa caninis e creatina e del tribulus terrestris”.
Nella prossima puntata leggeremo della querelle Rigore-Carraro, avviandoci verso la conclusione della nostra avventura.
Raffaele Garinella – Agenzia Stampa Italia