(ASI) Padova - Dal 28 al 30 ottobre 2018, sul Nord - Est italiano e parte della Lombardia, si era abbattuta la tristemente famosa "Tempesta Vaia" una sorta di flagello composto da piogge torrenziali e venti che soffiavano a velocità di oltre 200 chilometri orari.
A due anni di distanza, vogliamo gettare uno sguardo sulla ricostruzione, in un periodo che ha visto anche la chiusura del Paese per via del Covid19 e probabilmente si appresta a breve ad effettuare altri blocchi.
La Tempesta Vaia è stata un vero e proprio finimondo. Tra il 27 e il 29 ottobre 2018 erano caduti 715 millimetri di pioggia: dall'Agordino all'Altopiano di Asiago, dal Comelico al Cadore, dal Feltrino al Lago di Alleghe, con straripamento dei fiumi Brenta e Piave. I venti, cominciarono a soffiare a circa 200 chilometri orari, per lunghe ed interminabili ore, schiantando al suolo migliaia di alberi, facendo sparire addirittura intere vallate. Si calcola un abbattimento di circa 14 milioni di alberi, interi versanti rasi al suolo: una devastazione di oltre 40 mila ettari nelle Alpi Orientali.
Oggi, a due anni di distanza, secondo il Governatore Zaia, "sono stati assegnati e totalmente impegnati da parte del Commissario delegato circa 682 milioni di euro, con 931 cantieri ultimati o in corso per l'annualità 2019, e con altri 480 cantieri per l'annualità 2020, pari a 240,5 milioni di importo".
Gli alberi raccolti sono ora la metà. In molti casi, dopo diverse discussioni, si è deciso di lasciarli marcire, in particolar modo dove versanti e anfratti sono inavvicinabili. Pochi giorni orsono, è partito uno dei cantieri più delicati, quello del recupero dei Serrai di Sottgoguda, ai piedi del massiccio della Marmolada. Lo svicolo di Venas, sull'Alemagna, era ritenuto da Zaia, lo scorso febbraio, la priorità infrastrutturale post tempesta Vaia. E poi, è arrivato il Covid19.
Con l'esplosione della pandemia, molte imprese forestali che operavano nel territorio si sono defilate, in particolar modo quelle austriache, ed i compratori di legname cinesi e viennesi sono sostanzialmente scomparsi. "Malgrado ciò, l'85% del legname è stato venduto - puntualizza Zaia, in veste di Commissario - il 50% portato via fisicamente. Per il resto ci sarà bisogno di almeno 50 milioni di spesa per recuperare il legname che non ha mercato e non è vendibile senza costi". Senza dimenticare i lavori di dragaggio di luoghi incantevoli come il Lago di Alleghe, durato un anno.
Sempre secondo Zaia "la gravità della tragedia richiedeva una risposta all'altezza, che c'è stata fin dalle prime ore con i primi interventi emergenziali per 15 milioni di euro e poi con un immenso lavoro di progettazione, di assegnazione delle opere, di realizzazione dei cantieri. Pancia a terra a lavorare era il nostro motto il primo giorno, e tale è rimasto. Basti pensare che, dei 931 cantieri a valere sul 2019, 467 sono già ultimati e 426 con i lavori in corso".
Per il 2020 sono stati stipulati 464 nuovi contratti per circa 240 milioni di euro, e ci sono già 7 lavori ultimati per 303 mila euro e 9 lavori attualmente in corso per 885 mila euro. Dal fondo di solidarietà Ue sono arrivati 68 milioni di euro.
La ricostruzione è stata molto complessa. Si pensava che la popolazione bellunese abbandonasse il territorio dopo la tragedia. Proprio per questo, uno dei lavori che il Commissario Zaia ha portato avanti con determinazione è stato "il ripristino e la messa in sicurezza delle sorgenti acquedottistiche, cui sono stati assegnati 5 milioni di euro". Un'operazione denominata "Sorgenti Sicure", ossia l'ammodernamento degli acquedotti per aumentare la resilienza delle sorgenti, in caso si verificassero scenari simili a quelli dovuti alla tempesta Vaia.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia