(ASI) Che Samuel Di Carmine avrebbe consegnato la serie A all’Hellas Verona lo sapeva anche Giorgio Vasari. Il maestoso artista aretino, padre del trattato principe sulla storia dell’arte aveva, prima di ogni altro, scovato analogie tra Firenze e Verona. Amava dire che la città di Verona per sito, costumi, e molte altre cose, è simile a Firenze, e che in entrambe sono fioriti sempre bellissimi ingegni. In tutte le professioni rare e lodevoli.
Il fiorentino Di Carmine, bomber per vocazione, non poteva che continuare a fiorire nella bella Verona. Anche la sua rete è da annoverare tra le opere d’arte più belle di sempre. Il colpo di tacco che ha consegnato la serie B all’Hellas Verona è perla rara e bellissima, gesto tecnico dei più grandi. Da Bettega a Mancini, da Ibrahimovic a Baggio, fino a Di Carmine. Estro, fantasia, determinazione, doti necessarie per emergere, proprie di chi come lui indossa con orgoglio la maglia numero 10. Ma c’è qualcosa in più che Di Carmine possiede da sempre. È l’umiltà, senza la quale non può esserci vera grandezza. Non si è mai arreso, neanche quando la stagione sembrava compromessa per alcuni infortuni che ne hanno penalizzato il rendimento ad inizio stagione. È stato forte, più di ogni avversità. Si è caricato la squadra sulle spalle nel momento più complicato del campionato e l’ha condotta in serie A. Palcoscenico che spetta di diritto anche a Di Carmine, guadagnato grazie a sacrifici, sudore, fatica e colpi di tacco. Tanto tempo fa un uomo con la 10 sulle spalle fu ribattezzato “Mano de Dios”. Domenica sotto il cielo stellato di una Verona magica più del solito, è nato “il tacco de Dios”. Per il copyright chiedere a Samuel Di Carmine, il bomber fiorentino con la 10 sulle spalle.
Raffaele Garinella-Agenzia Stampa Italia