(ASI) Nel tornare a scrivere per A.S.I, in cui mi occupo in genere di questioni politiche e geopolitiche, voglio fare oggi una piccola eccezione (che conferma la regola) trattando di un tema diverso.
Preciso che in questo articolo mi occupo principalmente di persone diversamente abili notoriamente, ossia che non sono affette da disabilità intellettive.
Inizio dicendo, che anzitutto non voglio giudicare il giovane e la sua scelta personale, Penso che nessuno, che sia diversamente abile o no, abbia diritto di giudicare una scelta individuale (che personalmente non condivido, ma che va in ogni caso rispettata).
Analizziamo i vari punti della questione
Nessuno può capire in pieno sia chi è affetto sia chi non è affetto da una disabilità di tipo motorio (“normodotato, perché stiamo parlando comunque di persone raziocinanti”), l’unicità dell’esperienza personale vissuta dalla singola persona diversamente abile: Le problematiche vissute sulla propria pelle, la sofferenza fisica e psicologica, e tutti i processi esistenziali e mentali che portano alla fine alla presa di coscienza della necessità di farla finita, oppure decidere al contrario di continuare a vivere.
Se prendessimo due diversamente abili e li chiamassimo astrattamente “A” e “B” esseri pensanti, di cui uno è allettato, paralitico, e aiutato da una macchina che lo tiene in vita, e, il disabile “B” che invece ha una vita che è vicina alla cosiddetta “normalità” (disabilità fisica a parte), comprenderemo che Un diversamente abile non allettato, che ha una vita complessivamente “normale”, non può capire la difficoltà vissuta da coloro che si trovano in condizioni estreme, può (per sua fortuna) solo intuirla lontanamente.
Entrambi sono disabili o “diversamente abili”, ma c’è un abisso di condizione fra loro.
Un normodotato, considera invece complessa anche la situazione dei disabili “non gravi”, e comprensibilmente non vorrebbe trovarsi nella loro situazione.
Nessuno ha il diritto pertanto di giudicare ogni singolo caso.
Pertanto sono semplicemente inaccettabili e vergognose le affermazioni sia di Mario Adinolfi, che di Francesca Chaouki.
C’è da dire che queste sono situazioni di estrema gravità,e che generalmente è più difficile, difficoltoso accettare una situazione di disabilità quando essa sopraggiunge nella pienezza della vita(come è avvenuto nel caso di Dj Fabo.)piuttosto che quando essa sopraggiunge durante o dopo il parto o in tenerissima età.
Entrambe le situazioni comportano serie problematiche da affrontare,ma psicologicamente la disabilità sopraggiunta nella pienezza della vita e più difficile da accettare.
Purtuttavia esistono disabili e disabili.
Il mondo della disabilità è molto variegato,esistono situazioni di estrema difficoltà da un lato,per arrivare sino a situazioni molto vicine a quelle di una persona cosidetta “normodotata” (disabilità fisica a parte).
Si tratta quindi di un mondo molto variegato e complesso.
Sempre di disabilità si tratta,ma spesso c’è un abisso fra diversamente abile e diversamente abile.
Ogni storia personale andrebbe valutata caso per caso.
Pertanto non si può, come avviene anche oggi erroneamente categorizzare indistintamente tutte le persone diversamente abili per ragioni politiche, ideologiche, filosofiche o di mera convenienza.
Ci sono dei diversamente abili, che nonostante siano in condizioni estreme accettano la loro condizione, e non hanno alcuna intenzione di ricevere l’eutanasia, e spostandosi poi verso i casi di disabilità meno gravi ci sono persone diversamente abili che non hanno nessuna intenzione di morire, vogliono vivere in pieno, e vogliono che la ricerca vada avanti, altri accettano la loro condizione considerandola vivibile.
Tuttavia, sono sicuro sono molti di più i diversamente abili che desiderano vivere, rispetto a quelli che vogliono morire.
Personalmente (salvo il caso eccezionale in cui la persona sia ridotta a un vegetale non pensante), sono sempre a favore della vita, e sono convinto che un’esistenza umana possa essere vissuta anche con una disabilità, ma è chiaro che la mia è una valutazione soggettiva, che può essere condivisibile o meno.
Senza voler essere minimamente favorevole a una “cultura della morte” è ben difficile criticare chi sceglie di morire perché, a seguito d’incidente stradale rimane completamente paralizzato e cieco, dopo che per trentacinque anni ha assaporato la cosiddetta “normalità” (di più:prima di diventare “diversamente abile” Dj Fabo ha assaporato “una vita spericolata”)
Pertanto io non perdo il mio tempo a discutere,come molti se la scelta di Dj Fabo sia stata lecita o no.
Semplicemente non ho diritto di giudicare una scelta singola,e guardo la questione da un punto di vista globale:Vale a dire se la decisione di Dj fabo è stata per la categoria dei “diversamente abili” un bene ed un male.
Per me a mio avviso potrebbe essere sostanzialmente potenzialmente un male:
Vediamo perché:
Dj Fabo ha portato il suo caso all’attenzione dei media:dal suo punto di vista ha fatto bene denunciando anche l’assenza (palese) dello stato Italiano nei riguardi dei disabili estremamente gravi.e chiedendo giustamente(dal suo punto di vista),il diritto alla “dolce morte”,pur essendo un malato non terminale.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia,che potrebbe avere (In Italia ed in Europa) nefaste conseguenze per coloro che sono affetti da una disabilità motoria anche non grave.Non solo,ma potrebbe avere nefaste conseguenze,anche per persone che pur non essendo formalmente e necessariamente “diversamente abili”,si trovano per qualche motivo in una situazione di difficoltà.
Da qualche tempo nei paesi anglosassoni protestanti (Paesi Bassi,Inghilterra,U.S.A,Norvegia,Svezia)…stanno prendendo piede pericolose politiche contro la vita a danno delle nascite di bambini diversamente abili.
In Inghilterra,paese che in passato era all’avanguardia per quello che riguarda la cura delle disabilità motorie,è stato approvato in silenzio qualche anno fa il cosidetto “Protocollo Liverpool” o protocollo “L”,adottato fra il 2010 ed il 2014 da diversi ospedali Britannici vale a dire l’eliminazione alla nascita di bambini che presentavano gravi forme di disabilità motoria o mentale.La cosa è stata denunciata da un infermiera britannica
Stessa cosa è stata avviata anche in Olanda, Svezia e Norvegia, dove a tutt’oggi proseguono le eliminazioni silenziose di bambini affetti da gravi handicap fisici o mentali.
Nel 2015 Peter Singer pensatore e filosofo animalista ebreo-statunitense ha proposto, l’eliminazione di bambini disabili, utilizzando per loro il pronome inglese “it” che si riferisce a cose o animali invece che a persone:
Sotto quest’aspetto l’Hitler del “Mein Kampf” è senza dubbio “più umano” (per quanto sia difficile utilizzare questa parola!) di Peter Singer, nei confronti delle persone diversamente abili, infatti, nel Mein Kampf vi è scritto nel capitolo “Lo Stato”:
“Chi non è sano e degno di corpo e di spirito non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino... (ecc) …. Lo stato deve con l’educazione, insegnare agli individui che l’essere malati o deboli, non è una vergogna, ma solo una disgrazia, meritevole di compassione, e che è delitto e vergogna il disonorarsi e il fornire prova d’egoismo imponendo la malattia e la debolezza a creature innocenti”.
E che quindi è prova di nobiltà, di mentalità elevata e di umanitarismo degno di ammirazione, il fatto che chi senza sua colpa è malato, rinunziando ad avere figli propri DONI IL SUO AFFETTO E LA SUA TENEREZZA AD UN PICCOLO POVERO, SCONOSCIUTO RAMPOLLO DELLA SUA NAZIONE, SANO E PROMETTENTE DÌ ESSERE UN GIORNO UN ROBUSTO MEMBRO DELLA SUA COMUNITA’.”. (Dal Mein Kampf.)
Scopriamo quindi che il primo Hitler NON proponeva l’eliminazione delle persone disabili dalla società, ma semplicemente impediva loro la procreazione (cosa che a quei tempi era perfettamente normale,visto che non si avevano le conoscenze tecnologiche. E l’avanzamento delle conoscenze sulla disabilità che abbiamo oggi), ma consentiva comunque alle persone diversamente abili, di adottare bimbi e di vivere nella società.
Vero è che a causa della politica di genetica razziale del nazismo,venne poi adottato lo sterminio delle persone diversamente abili,ma cio’avvenne in maniera graduale a partire dal “caso Khunert” nel 1934 un bambino di Stoccarda,nato con malformazioni che i genitori avevano chiesto fosse soppresso.
Dopo una certa titubanza iniziale(motivata anche dal non volersi mettere contro la chiesa) Hitler fece sopprimere il bambino.
Successivamente Hitler venne convinto gradatamente dai dottori Karl Brandt,Viktor Brakt,Leonardo Conti,e molti altri ad effettuare un programma di eutanasia dei bambini e degli adulti disabili.
Tale vicenda si discosta dalla “shoah”,anche se la accompagna storicamente.I campi ove venivano effettuati gli stermini erano:Garafeneck,Brandeburgo,Benburg,il Castello di Hartheim,Sonnenstain,ed Hadamar.
Vale la pena ricordare che uno dei pochissimi episodi di protesta popolare contro il Nazismo è stato causato proprio dalla contrarietà al progetto dell’Aktion T4 (Lo stesso Hitler in un’occasione fu duramente contestato.)
Quasi nessuno (salvo pochi) dei responsabili, dell’Aktion T4, fu condannato a morte per i suoi crimini dopo la guerra, e le leggi riguardanti l’Aktion T4 cessarono di essere applicate ben dopo la fine della guerra (L’ultimo bimbo disabile fu soppresso in un centro in Germania nel Novembre del 1946), e alcuni continuarono a fare la loro vita libera per molti anni, considerando i loro crimini come un “atto di umanità”.
Nonostante dopo la seconda guerra mondiale, la concezione e la percezione nei confronti delle persone portatrici di disabilità sia gradualmente mutate, grazie a studiosi e medici, oggi non siamo riusciti a risolvere compiutamente il problema della disabilità nel suo insieme, né tantomeno a centrarlo.
in genere per quello che riguarda disabilità motorie di origine neurologica, come emiplegia,diplegia,quadriplegia,studiosi di origine mittel europea scappati dalle persecuzioni naziste,o dai paesi satelliti dell’URSS,ma che erano per lo più residenti in Europa Occidentale ed oltreoceano,(per esempio Vaclav Vojta ed i coniugi,Bobath,Dell’acato ecc)con i loro studi,hanno favorito una diversa visione della disabilità stessa,e le condizioni e la percezione delle persone disabili o diversamente abili,all’interno della società,sono drasticamente migliorate.
Specialmente ,in Italia(dato l’alto numero di diversamente abili presenti) ad una delle legislazioni più avanzate a livello europeo,ma oggi nonostante gli indubbi progressi compiuti specie negli anni 50,60,70,80 e 90 del secolo scorso e l’indubbio progresso tecnologico compiuto negli ultimi anni stiamo assistendo ad un regresso nella percezione della disabilità,nonostante le condizioni tecnologiche e le possibilità che il mondo d’oggi offre siano nettamente superiori al passato.
Purtroppo questo regresso, vi è stato in tutto il continente europeo (specialmente in Italia ma anche nei paesi anglosassoni) per quello che riguarda i diversamente abili, nonostante il grande progresso tecnologico ottenuto e gli indubbi successi conseguiti.
Ciò ha dovuto principalmente a diversi modi di pensare e concepire la disabilità che pur nella loro molteplicità è o errati e inaccettabili, oppure errati parzialmente. Non inquadrano il problema della disabilità nel suo insieme, e ciò non porta a una soluzione del problema della disabilità nei termini sperati, né a livello Italiano né in ambito continentale Europeo.
Per quello che riguarda l’Italia a tutt’oggi, si evince dalle statistiche presenti su Internet, e dalle indagini del CENSIS, che il numero dei diversamente abili sta aumentando e a tutt’oggi rappresentano 4.1 milioni della popolazione Italiana, e il loro numero è in forte aumento.
Il Rapporto del CENSIS a mio avviso è fortemente deficitario perché focalizza l’occhio solo su una certa parte delle persone diversamente abili.
Esso specificatamente si concentra su diversamente abili non motori (persone affette dalla sindrome di down o persone autistiche), manca totalmente lo spettro dei disabili motori, gravi o non gravi che pure costituiscono la maggioranza, e nonostante lo stesso CENSIS riconosca che per due Italiani su tre, il concetto di disabilità è ricondotto a una limitazione motoria.
Inoltre 1\3 degli Italiani ha dichiarato di “non aver mai avuto a che fare con le persone diversamente abili” (una dimostrazione del fatto che non si comprende che esistono anche “disabilità invisibili” o che non balzano all’occhio immediatamente e che ciò che colpisce maggiormente è la disabilità esteriore.)
Attualmente esistono svariati modi filosofici di concepire la situazione di disabilità.
Una prima visione, che oggi, purtroppo sta riprendendo sempre più piede soprattutto è quella di Singer (che ufficialmente non ha quasi peso in Italia, ma che pur essendo molto minoritaria ha un certo peso nei paesi protestanti) che è favorevole all’eliminazione dei bambini disabili.
Sebbene ufficialmente tale visione sia condannata in pieno, dalla chiesa e dalla grande maggioranza delle persone (comprese quelle che consciamente o meno non considerano pienamente le persone diversamente abili, pienamente persone al pari degli altri cittadini),potrebbe prendere piede in futuro
Vediamo perché:
Supponiamo, per esempio che in Italia sia approvata una legge che garantisca l’Eutanasia ai malati terminali o ai disabili gravi.
Inizialmente tale legge si applicherebbe a pochi casi, realmente disperati, ma a seguito dell’attenzione che i mass media pongono ad altri casi di tipo diverso (per esempio disabili non gravi, o persone non disabili semplicemente depresse e afflitte dal “male di vivere”, minori che scelgono di morire col consenso dei genitori, come avvenuto in Belgio), potrebbe portare l’opinione pubblica e i politici ad ampliare la fattispecie.
Supponiamo poi che in seguito a causa di un aumento delle spese militari si abbia bisogno di ridurre l’assistenza agli anziani, o ai disabili non gravi. In certi ospedali Italiani già si applica in segreto l’eutanasia per gli anziani, oppure mettiamo che lo stato decida di investire sui nuovi immigrati e che per farlo trovi una scusante per allargare la fattispecie gradatamente.
Anche l’Aktion T4 Tedesco avvenne gradatamente, nel “Mein Kampf” come abbiamo visto, non vi era scritto di uccidere i disabili, ma che le persone con qualche difetto fisico avrebbero potuto vivere in società, pur senza procreare.
Fu solo in seguito, e gradualmente che fu adottato il programma di Eutanasia, che come tutti i processi storici, non venne “di botto” in un giorno, ma a poco a poco.
Si può addirittura paradossalmente affermare che per l’epoca se non fosse stato per le idee sulla razza ariana, che il nazismo portava avanti, che le idee di Adolf Hitler fossero avanzate.
Chi avrebbe mai permesso a una persona con un handicap fisico di adottare un bambino nel 1923, anno in cui fu scritto il “Mein Kampf”?
Una posizione criticabile, non accettabile adesso, perché oggi si sa che i disabili che non abbiano problemi di tipo genetico, possono avere figli sani e procreare, ma comunque assai più accettabile dell’Aktion T4, attuato in seguito.
Il Tanto criticato e vituperato Benito Mussolini, aveva integrato le persone diversamente abili nel mondo del lavoro, e negli uffici pubblici, addirittura arrivando a utilizzare i non vedenti in ambito militare.Non dimentico il sacrificio dei non vedenti dell’Istituto dei Ciechi di Cagliari.
Questi furono i primi a udire il ronzio degli apparecchi anglo americani provenienti da Tunisi il 17 febbraio 1943, quando la città fu bombardata e a morire purtroppo per primi.
Oggi la decisione di Djfabo, lodata come scelta di libertà, e certamente non criticabile sul piano personale ed etico, potrebbe trasformarsi (certo non per sua colpa) in un precedente pericoloso.
A mio avviso sarebbe stato meglio che Dj Fabo andasse a morire in Svizzera, senza clamore senza fare tutto questo fracasso mediatico.
Persino i coniugi Khunert di Stoccarda che decisero di far sopprimere il loro bambino perché nato con malformazioni, non potevano all’epoca essere biasimati per la loro scelta, poiché nel 1932 non vi erano le possibilità tecnologiche di oggi.
Il pericolo che in Italia prendano piede posizioni come quella di Singer, mascherate da “scelte di libertà” è assolutamente reale.
Un altro modo di concepire la disabilità, senz’altro migliore su un piano etico e morale, ma non accettabile completamente per altri motivi è la visione che vuole che la persona diversamente abile “sia accettata perché è nata in quella forma”.
Questo modo di vedere la questione è senza dubbio infinitamente migliore di quello di Singer.
Accettando la persona diversamente abile si riconosce la situazione di disabilità motoria, non solo ma si vede la persona con deficit motorio (o di altro tipo) pienamente parte della società, o se non pienamente parte, almeno si riconosce alla persona “diversamente abile” la “dignità di persona”.Un approccio senza dubbio notevolmente più positivo rispetto a quello di Singer (equivalente a quello dei nazisti), sia pure con limitazioni ovvie nonostante questa visione accetta lo status quo, e sia pure apparentemente con le migliori intenzioni ò“ghettizza”.”categorizza” “particolarizza” le persone diversamente abili, così come avvengono per le persone di colore, le donne, gli omosessuali, per ragioni politiche, economiche o ideologiche, facendo si che esse siano viste “non pienamente come le altre persone non disabili”.
Un medico Lombardo (una persona complessivamente in gamba), alla mia personale domanda molti anni fa se secondo lui le persone “diversamente abili” fossero come gli altre, mi rispose testualmente: ”Come gli altri no, diciamo che sicuramente hanno la stessa dignità degli altri”.
Tale modo di pensare è assimilabile, circa alla visione “la disabilità va accettata perché la persona diversamente abile è nata in quella forma.”
Lo stesso concetto di “sport per persone diversamente abili”, se da un lato è indubbiamente un’ottima occasione di praticare sport per persone che altrimenti non potrebbero praticarlo, dall’altro ghettizza il diversamente abile, ricordando sottilmente che esso non è una persona come gli altri, anche in discipline (come gli scacchi o il tiro con l’arco), che le persone diversamente abili possono praticare senza nessuna limitazione.
Negli scacchi a tempo rapido per esempio (diciamo generalmente sotto i 15 minuti) è in genere difficile gestire il tempo per una persona diversamente abile),ma allora perché non proporre che in un torneo generico(indipendentemente dalla categoria o dal livello di gioco in cui sono presenti sia normodotati che “diversamente abili” in caso di arrivo a pari merito il torneo venga sempre deciso con lo spareggio tecnico o con uno spareggio tecnico o con uno spareggio di durata superiore ai 15 minuti. In questo modo si preverrebbero ingiustizie,ma prevalgono oggi gli aspetti economico danarosi.
Un difetto della nostra costituzione (che comunque va storicamente contestualizzata e che era avanzata per l’epoca) è che la questione delle persone diversamente abili (definiti “gli Inabili ed i minorati”) viene trattata non nella sezione “rapporti etico-sociali”,ma “rapporti economici”,si tratta di un particolare non di poco conto ed estremamente significativo.
In essa si dice all’articolo 38 che “gli Inabili ed i minorati,hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”.
Tale articolo non fu mai aggiornato nel corso degli anni e non fu mai aggiunto che “le persone diversamente abili hanno pieno diritto in condizione di parità con i “normodotati”, compatibilmente con le loro competenze e capacità di inserirsi in pieno nella vita sociale e lavorativa della nazione.”
E a tutt’oggi molti diversamente abili notoriamente, trovano difficoltà d’inserimento nel mondo del lavoro, i trasporti non sono pienamente accessibili, e se esiste la regola che i diversamente abili sono i primi ad essere imbarcati sugli aerei e sulle navi,esiste anche la regola,che in caso di incendio siano gli ultimi ad essere evacuati.Infatti, sottilmente si afferma che “devono essere sacrificati” per primi e spesso non ricevono neanche istruzioni su come utilizzare i mezzi di salvataggio o indicazioni particolari per salvarsi), marciapiedi o strade non sono adattate ai loro bisogni eppure per ragioni economiche s’inventano cose mirabolanti per stupire la collettività (treni o aerei supersonici, automobili superveloci o (progetto in fase di attuazione) automobili che volano, o si spendono soldi per mandare uomini sulla luna o su Marte, o in armamenti, per foraggiare le guerre e per soddisfare l’insaziabile voracità delle elites economiche, politiche, e massoniche di potere.
Vi sono delle persone diversamente abili in situazione di disabilità non estrema, che non ricevono la necessaria assistenza, i fondi esistenti sono spesso spesi male, e nella scuola molti bimbi e ragazzi non sono seguiti con la dovuta attenzione,vengono abbandonati a se stessi,Gli insegnanti di sostegno non vengono formati adeguatamente.
I mass media danno rilievo a quei pochi diversamente abili che per circostanze fortunate, sono stati protagonisti di situazioni o storie fuori dall’ordinario, che talvolta possono essere esempi anche in senso negativo (per citare il primo che mi viene in mente: Oscar Pistorious o altri che attirano l’attenzione mediatica), quelli che potrebbero migliorare fortemente non ricevono aiuti adeguati.
Non si è andati nella giusta direzione e anzi si sta peggiorando, sotto l’ipocrisia di un buonismo falso e ipocrita.
Non si è arrivati né in Italia né fuori dall’Italia, a capire quale sia la soluzione del problema della disabilità motoria nel suo insieme. O meglio: Si sa, ma si fa finta di non vederla.
Prevalgono interessi politici, economici, finanziari ideologici, che fanno sì che la ricerca vada avanti lentamente o non vada avanti per nulla.
Il mondo della disabilità è variegato, complesso, ma prima di ogni altra cosa, pensa a risolvere, attraverso la ricerca le disabilità motorie relativamente non gravi e non estreme.
Occuparsi dei malati terminali è più difficile, e allora incominciamo, seriamente a risolvere le disabilità fisiche relativamente più semplici.
Un modo per risolvere il problema sarebbe sul serio la ricerca medica (per esempio attraverso le staminali o la robotica a prezzi accessibili).Non solo, ma la gente de’essere informata anche su quello che è lo stato della ricerca medica, non solo nei cosiddetti “paesi occidentali”, ma anche nei paesi “non atlantici”: Russia, Iran, Cina. A questo proposito sono stato favorevolmente colpito dai progressi compiuti dall’Iran e dalla Repubblica Popolare Cinese, per la cura della disabilità motoria. A questo riguardo al progetto Iraniano è stato anche citato da un importante sito internet svizzero.
Sarebbe buono che le persone diversamente abili fossero informate sullo stato della ricerca medica, in questi paesi, che con fare propagandistico, molti anni fa il presidente degli U.S.A Bush ha definito “Asse del male”.
A me sembra che almeno da un punto di vista filosofico, sia più “asse del male” una filosofia portata avanti da certi paesi occidentali che anziché investire sulla ricerca risparmiano sulla ricerca di soluzioni utili ad aiutare determinate categorie di persone a migliorare ed a risolvere i loro problemi.
Non mi riferisco solo ai diversamente abili,ma ,anche giovani disoccupati,e senza lavoro,o giovani che pur occupati non riescono ad esprimere il meglio per aiutare la Nazione e vanno via all’estero.
Lo stato Italiano dovrebbe favorire i nostri, piuttosto che portare avanti una politica antinazionale, ipocritamente buonista, sventolando falsamente le bandiere della multiculturalità e dell’accoglienza, piuttosto che assecondare la politica dei suoi alleati atlantici , che boicottano gli sforzi compiuti da questi paesi, che avranno pure sicuramente i loro difetti interni, i loro punti criticabili, ma che in ogni caso collaborano a modo loro in maniera piena al progresso dell’umanità. In Cina un articolo della costituzione VIETA espressamente di discriminare le persone diversamente abili, e sono state fatte ricerche con le cellule staminali (cui sono stati sottoposti anche bimbi Italiani), di cui però stranamente si trovano solo scarsi riferimenti nei siti occidentali.
Sulla situazione dei diversamente abili in Cina, a titolo di pura curiosità consiglio la lettura in lingua Italiana della tesi di laurea della Dott.ssa Valentina Cinetto intitolata:”Disabilità nella Cina Contemporanea:Tra diseguaglianze e Integrazione sociale. Un altro lavoro di rilievo e la Tesi della Dottoressa Laura de Paulis sulla disciplina giuridica della disabilità in Cina.
In Europa,In Italia dobbiamo muoverci:Rendere agibili strade,marciapiedi,luoghi pubblici,ma non solo:Portare seriamente avanti sin dall’infanzia per tutti ,un progetto d’educazione su che cosa sia la disabilità, e di come affrontarla.Instillare nei giovani,che esistono diversamente abili fisici e mentali,e fare fra loro una netta differenza.I giovani devono apprendere che le disabilità e le problematiche sono variegate,e che esistono anche le cosidette “disabilità invisibili”.Non esiste la distinzione “disabile” “normodotato”,ma sono etichette che il sistema ,la società ci impongono,Lottare affinchè alle persone diversamente abili venga garantito l’accesso a cure di alto livello e fare in modo che essi abbiano una vita il più possibile piena e felice,senza cadere nelle logiche pietiste e buoniste,Insegnare ai giovani cosa comportano le varie disabilità(pur rimarcando l’unicità di ogni singola vicenda e del singolo individuo,che va seguito individualmente) ed individuare i mezzi di cura effettiva per la disabilità,facendo nel contempo in modo che la persona diversamente abile sia considerata REALISTICAMENTE esattamente come una persona normodotata progetto che va portato avanti parallelamente al progetto di demolizione e ricostruzione dell’intero sistema scolastico ed universitario,rompere gli schemi mentali ed i pregiudizi sulla disabilità stessa,e nel fare questo aprire la mente anche riguardo ad altre problematiche non relative alla disabilità ma ad altre malattie o problematiche che con la disabilità non hanno nulla a che vedere e da qui spingersi per cambiare radicalmente la società tutta,senza distinzione fra “disabili” e “normodotati”,per creare un ordine,che per tutti sia,il più possibile più giusto,più meritocratico,realmente progressista e più umano.
Antonio Cerina - Agenzia Stampa Italia
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