(ASI) Con lo Stato "biscazziere" si fanno sempre molti buoni affari. Lo sanno bene milioni di sventurati, schiavi del gioco, come il lotto o “il raschia e vinci”, affetti da ludopatia, una malattia più grave e più diffusa di quanto si possa immaginare. La novità è che adesso il business si può fare anche con i Bot, i buoni ordinari del tesoro, che non sono altro che prestiti che i risparmiatori fanno allo Stato.

La notizia è stata data con molta enfasi da tutti i giornali per il successo dell’operazione. “Il Tesoro ha collocato - scriveva venerdì 28 ottobre il Corriere della Sera - tutti i sei miliardi di euro di Bot a sei mesi offerti in asta ieri, con il tasso che tocca un nuovo minimo storico. Il rendimento medio è sceso a - 0,295 % da - 0,257 % del collocamento di settembre”. Rendimento? Il dizionario Treccani spiega che il rendimento è “la capacità di rendere, cioè la misura della bontà, della convenienza di una cosa o di una operazione, ottenuta paragonando il risultato che se ne trae con quanto si è speso per ottenerlo”. Rendimento ha come sinonimi - riporta a sua volta il Palazzi - utile, frutto, rendita, reddito. In questo caso significa che vengono prestati al Tesoro (ancora si chiama così) 100.000 euro e dopo sei mesi si ricevono 99.705 euro con una perdita netta (e sicura) di 295 euro. Dovremmo immaginare un esercito di risparmiatori che, nei giorni scorsi, fiutato l’affare, si sia precipitato in banca, o alla posta, per sottoscrivere i Bot e perdere, con assoluta certezza, in soli sei mesi, lo 0,295 %. Poiché è impensabile (ed anche augurabile) che ci siano migliaia (o milioni) di nostri connazionali che dilapidano parte dei loro risparmi con tanta leggerezza ed incoscienza, correndo anche seriamente il rischio di essere considerati totalmente privi della capacità di intendere e di volere, c’è da chiedersi dove il Tesoro abbia potuto trovare tante vittime sacrificali. Nel sistema bancario, naturalmente. Che come sappiamo gode di ottima salute. Tra gli istituti falliti, i crediti in sofferenza e le ingenti ricapitalizzazioni necessarie per sopravvivere, aggiungere la perdita dello 0,295% su sei miliardi è davvero poca cosa e non peggiora di molto la situazione. Con la speranza che le banche, poi, non rifilino anche questi Bot, agli ignari, sprovveduti clienti.

I soldi prestati dal sistema bancario italiano allo Stato già ammontano a 381 miliardi di euro, con un aumento di 17 miliardi rispetto al 2015, nonostante i continui, ed inutili, richiami della Commissione europea perché così le banche sono esposte anche (come se non bastassero tutte le altre incertezze) ai rischi legati all’andamento dei conti pubblici.

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia

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