(ASI) Idee e soluzioni a confronto - Caro Direttore, ho letto l'articolo: "Edifici antisismici. Intervista all'architetto Emiliana Caracci" che avete pubblicato in data 27/08/2016. Devo dire che non sono per niente d’accordo con l’architetto Emiliana Caracci e ne spiegerò le ragioni.
Come sempre quando siamo investiti da un terremoto devastante si ripetono sempre le stesse cose: gli stessi morti, le stesse polemiche, i soliti discorsi, le solite promesse,
ma puntualmente siamo sempre al punto di partenza.
Si parla sempre di ricostruzioni non conformi alle normative antisismiche e non si va mai nel merito della normativa.
Cercherò di parlarne nella maniera più succinta e semplice che mi riesce.
Ho avuto a che fare con la normativa antisismica fin dai tempi della mia laurea in ingegneria. Correva l’anno 1987.
All’epoca c’erano norme semplici ed efficaci.
Non esistevano i moderni computer e i calcoli si facevano a mano.
Proprio a partire dalla fine degli anni ’80 cominciarono a diffondersi i primi programmi di calcolo per le strutture, tanto che in breve tempo i calcolo fatti a mano caddero in disuso e tutti gli ingegneri calcolatori, me compreso, si dotarono di computer e software.
Certamente la questione della suddivisione del territorio in zone sismiche non era ottimale.
Inizialmente esistevano solo tre tipi di zone: zona sismica di I categoria, zona sismica di II categoria e zone non sismiche.
In questi trenta anni si sono susseguiti tanti terremoti che mi sembra superfluo elencare.
Ad ogni terremoto venivano riclassificate le zone sismiche, ma la cosa grave è che veniva riemessa una nuova noramtiva antisismica con conseguenze catastrofiche per chi stava progettando o costruendo un nuovo edificio cambiando le regole in corso.
L’ultima perla di normativa antisismica è del 2012 frutto del sisma dell’Aquila ed è probabile che oggi, dopo Amatrice, si stia pensando già ad un’altra revisione.
Prima di addentrarmi nel merito della normativa vorrei sottolineare il fatto che cambiare continuamente le regole non è assolutamente accettabile per un paese come il nostro che vanta una tradizione di ingegneri che hanno scritto le regole di calcolo per le strutture di ogni tipo quali ponti, viadotti, dighe oltre che di edifici di qualunque altezza.
Siamo stati infatti tra i primissimi al mondo a dire come calcolare le strutture, mi basta ad esempio citare Odone Belluzzi e il suo monumentale trattato sulla scienza delle costruzioni ancora oggi considerato come Vangelo.
Si perchè la scienza e la tecnica delle costrtuzioni non sono materie in evoluzione, sono sempre le stesse. Quelle stesse regole scritte già nel 1941 e conosciute in tutto il mondo.
Allora se la scienza non cambia perché dovrebbero cambiare le regole di calcolo?
Gran parte della normativa è dedicata al cemento armato, ed il cemento armato è sempre lo stesso; il costruire travi e pilastri in calcestruzzo con in mezzo l’acciaio è una tecnica che si ripete da quasi centro anni ed è sempre uguale. Quella che è cambiata nel tempo è la qualità dei materiali, ma ciò non giustifica in nessun modo il dover cambiare il metodo di calcolo.
Si però, obietterà qualcuno, i computer sono più potenti, e si possono utilizzare delle procedure di calcolo più complesse e così abbiamo risultati più precisi nella determinare le sollecitazioni indotte nelle strutture.
Vero, rispondo io, quando facevamo i calcoli a mano ci accontentavamo della precisione di due cifre. Mi spiego meglio, se c’ era da calcolare una forza ad esempio di 5423 kg, ci fermavamo alle prime due cifre e scrivevamo 5400 trascurando 23 kg. Ora con i computer possiamo calcolare ben oltre la quarta cifra ad es 5423,78 kg. Verissimo.
Ma sotto quali condizioni? Se ad esempio ipotizziamo che il nostro calcestruzzo abbia una classe di resistenza 30, ma quello che viene impiegato in cantiere varia ad es da 27 a 33 tutta la nostra precisione va a farsi friggere, tanto vale considerare la nostra forza di 5400 con solo due cifre.
Senza ulteriori spiegazioni (e ce ne sono tantissime altre) si può dimostrare facilmente che in tutte le strutture, e non solo quelle in cemento armato, qualsiasi calcolo che utilizza più di due cifre è superfluo e pertanto non attendibile.
Riguardo alla classificazione delle zone sismiche attualmente tutte le zone del territorio italiano hanno dei valori di riferimento molto dettagliati , e quindi rispetto a 30 anni fa la situazione è senza dubbio migliore ma a patto che ad ogni terremoto non si rimescolino le carte.
Ma tutto ciò detto è valido per le nuove costruzioni.
E per le costruzioni già esistenti?
Interessante domanda perchè le costruzioni esistenti superano di gran lunga quelle in progetto.
E poi, pensandoci bene la maggior parte dei morti di tutti i terremoti provengono da costruzioni in muratura o miste tra muratura e cemento armato.
Per queste costruzioni si parla di “adeguamento sismico” oppure di “miglioramento sismico”.
Purtroppo la normativa da solamente delle indicazioni di carattere generale e nulla di più.
In sostanza manca completamente una normativa sismica per adeguare i vecchi edifici.
Questa cosa è piuttosto grave.
E’ grave perché permette di fare interventi parziali, cioè piccole modifiche alla struttura portante del tutto inefficaci causando gravi disastri.
Sostanzialmente mancano 2 requisiti importantissimi:
Una procedura di calcolo semplificata.
L’indicazione delle tipologie di intervento.
Che cosa vuol dire una procedura di calcolo semplificata?
Le regole di calcolo, che si continuano inutilmente a cambiare ad ogni nuovo terremoto e chehanno ormai raggiunto un livello di complessità insostenibile, servono sia per calcolare una casa di legno ad un solo piano, che per calcolare un grattacielo di 100 piani. Non ci vuole uno scienziato per capire che questo non va bene. Quasi tutte le vecchie strutture in muratura sono a due o tre piani.
Non è difficile creare una normativa di calcolo più semplice per risolvere le strutture fino ad un massimo di 10 m, ad esempio. Non dico di tornare ai calcoli fatti a mano, ma sono certo che oggi gli ingegneri calcolatori stanno perdendo il senso della misura, infatti tutto è demandato ai computer e tutto il lavoro si limita a mettere dentro una miriade di dati, e a fare girare il programma di calcolo centinaia di volte finché si ottiene il risultato giusto senza sapere che cosa si stia facendo.
Una semplificazione della procedura di calcolo come detto in precedenza non influirebbe minimamente sul risultato e aiuterebbe ad avere maggiore cognizione di cosa si stia facendo.
Infine le tipologie di intervento.
Personalmente sono convinto che le strutture in muratura non possono raggiungere alti livelli di sicurezza se vengono integrate con travi e pilastri di cemento armato. Ritengo che l’adeguamento migliore possa essere fatto efficacemente con strutture integrative in acciaio.
In ogni caso è necessaria una certa standardizzazione delle tipologie di intervento, sarebbe quindi utile indicare quali tipi di acciao usare, quali connessioni con la struttura in modo quasi da configurare un progetto ed un costo standardizzati.
In conclusione suggerisco:
Smettiamola con gli aggiornamenti della normativa antisismica per il progetto di nuovi edifici, non ha senso continuare a percorrere questa strada.
Cominciamo a progettare una normativa seria per le vecchie costruzioni che consenta di evitare nuove catastrofi. La procedura di calcolo semplificato e le tipologie di intervento sono solo mie idee, ma spero che possano essere una base per intavolare una discussione tra tecnici anche più qualificati di me.
Ingegner Luigi Cicioni
* lEdifici antisismici. Intervista all'architetto Emiliana Caracci http://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/30615-edifici-antisismici-intervista-all-architetto-emiliana-caracci
è l'articolo a cui l'ing. Luigi Cicioni fa riferimento nelle sue risposte.