(ASI) In Scozia e In Irlanda del Nord in questo momento, due sono le donne, che con obiettivi del tutto in antitesi, sono in questo momento protagoniste della scena politica Scozzese e Nordirlandese.

Il Quotidiano scozzese “The scotoman”, ha riportato le dichiarazioni del primo ministro sig.ra Nicola Sturgeon del Partito Nazionalista Scozzese, che tramite il suo portavoce, ha fatto sapere di volere indire una seconda consultazione referendaria sull’indipendenza entro i prossimi due anni, secondo quanto prevede l’articolo cinquanta del “trattato di Lisbona” che detta i modi e i tempi in cui l’UE deve svolgersi una relazione con lo stato che decide di lasciare l’Unione.

La Signora Sturgeon, ha chiarito che il percorso d’indipendenza scozzese dal Regno Unito potrà essere portato avanti, anche senza essere parte dell’”Unione Europea”, anche se tatticamente lo Scottish National Party, è favorevole a indire un referendum in cui è chiesto agli scozzesi, non un quesito sull’indipendenza della scozia, bensì se vuole rimanere nell’UE, o andarsene.

Queste affermazioni, peraltro molto chiare confermano come il “Remain” scozzese, abbia un sapore non tanto pro UE, quanto piuttosto sia fortemente identitario. L’altro quotidiano scozzese, l’”Herald Scotland” ha riportato gli attriti fra l’ex capo dello Scottish National party Gordon Wilson, e il presidente Francese Franciois Hollande.

Wilson ha definito Hollande “una disgrazia per la Francia”, dopo che Hollande ha rifiutato un negoziato diretto con la Signora Sturgeon (probabilmente per non irritare Londra, in questo momento molto delicato). Da parte sua la Signora Sturgeon, per non irritare la Francia però ha preso le distanze da Wilson dicendo: “Wilson ha parlato per se stesso”.Anche l’Influente membro dello Scottish National Party di origine Francese Christian Allard, ha preso le distanze da Wilson dicendo che la Signora Sturgeon “vuole conquistare le menti e i cuori d’Europa”.

Anche se la Signora Sturgeon sta usando la diplomazia per non irritare Parigi, il succo delle sue dichiarazioni è che gli scozzesi percorreranno la loro strada per l’indipendenza da Londra, possibilmente con l’aiuto dell’UE, ma se non possibile da soli.

A Belfast, la situazione è se possibile ancora più intricata che in Scozia: Il premier dell’Irlanda del Nord, la Signora Theresa Anne Villiers, nativa di Londra e membro del partito conservatore, (che ha votato in favore della Brexit) è sotto assedio, da parte del primo ministro Martin Mc Guinness, e dai partiti unionisti Irlandesi, che vorrebbero un’unione con Dublino e che premono per restare nell’UE (con lo scopo di rendersi indipendenti da Londra).Il Signor Mc Guinness, ha messo in guardia la Signora Villiers rimarcando il forte malcontento esistente in Irlanda del Nord ogni qualvolta la Signora Villiers cerca di tirarla fuori dall’U.E.’altro canto la Signora Villers ha replicato, che “qualsiasi decisione presa in Irlanda del nord in spregio al risultato del referendum sulla “Brexit”, si ritorcerà contro l’Irlanda del Nord”.

A mio avviso tra le due posizioni della Sturgeon e della Villiers, entrambe donne giovani e combattive, che sono agli antipodi, ma sono entrambe molto combattive la più difficile è senza dubbio quella della Villiers (che non è nativa Nord Irlandese), e che rappresenta il potere Britannico, ormai sempre più traballante e insicuro in Irlanda del Nord.

Se in Inghilterra, la vittoria della Brexit, ha voluto significare il tentativo di mantenere la propria sovranità e libertà, in Irlanda del Nord, la presenza Inglese può essere percepita, almeno da una parte dei Nordirlandesi come oppressiva, e a Bruxelles questo lo sa bene. Per mantenere viva la propria influenza, per sopravvivere, l’UE si aggrappa al sentimento identitario di Scozzesi e Nordirlandesi, al fine di poter effettuare pressione diplomatica anche sull’Inghilterra stessa.

A Gibilterra intanto, il governo della Rocca è in contatto con quello della signora Sturgeon per avviare un piano per rimanere nell’UE.

Antonio Cerina - Agenzia Stampa Italia


 

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