Islam ed Europa. Intervista a Paolo Rada, direttore del Centro Studi Internazionale Dimore della Sapienza

(ASI) Se dovessimo elencare le principali paure degli europei attualmente siamo certi di dover menzionare, se non al primo posto ma comunque tra i primi classificati, la paura dell’altro, del “diverso”.

Con tale definizione si potrebbero intendere una moltitudine di persone o cose; la paura nei confronti dell’Islam e dei musulmani però sembra essere oggigiorno la paura del “diverso” per antonomasia. Per capire il perché di tale fobia e per comprendere eventuali vie di uscita da questa situazione complessa, abbiamo interpellato un esperto di Islam, il dott. Paolo Rada, direttore del Dipartimento di Studi storici del Centro Studi Internazionale Dimore della Sapienza.

 

La diffidenza che gli europei nella loro media, e anche gli italiani, estrinsecano nei confronti dell’Islam e dei musulmani, fenomeno che raggiunge punte sgradevoli nei raid contro gli immigrati di fede islamica da parte di gruppi estremisti e xenofobi, ma che si presenta con forme più blande a diversi livelli della società, è giustificata o siamo di fronte a un problema derivante solo ed esclusivamente da un irrazionale razzismo?

Come sempre la verità sta nel mezzo: può darsi che vi sia da parte di qualche europeo una sorta di irrazionale xenofobia, non parlerei di razzismo, la dottrina della razza esposta da Julius Evola è un’altra cosa, verso lo straniero in quanto tale, o verso tutto ciò che esula dai suoi schemi culturali o pseudo-tali, ma bisogna anche dire che l'arrivo di milioni di musulmani nel continente europeo, di cui molti, se non la maggioranza, si caratterizzano per comportamenti non certo virtuosi anzi, fanno sì che una certa diffidenza che diventa a volte odio o paura sia giustificata. Se noi pensiamo come sono cambiate a livello, anche solo fisico, le nostre città, con interi quartieri abitati prevalentemente da stranieri ove anche la tipologia dei negozi fa pensare più ai bazar mediorientali che non all'Europa, è normale che situazioni di questo genere non possano che provocare sconcerto nel cittadino medio il quale, magari, ricorda con nostalgia come era il suo quartiere o la sua città solo 30 anni fa...

 

L’Islam sembra avere, nella sua forma più ortodossa, una incompatibilità profonda con gli ideali e i valori fondanti dell’Europa moderna, ovvero quella nata dalla Rivoluzione francese. In questo oggettivo scontro dialettico tra modelli esistenziali, non vi è il rischio che l’Europa si trasformi in un campo di battaglia del multiculturalismo?

Dovremmo prima di tutto definire cosa sia l'Islam ortodosso in quanto anche i wahabiti o i sostenitori dell'Isis affermano di parlare in nome dell'Islam... L'Europa moderna, che per convenienza, per rispondere alla sua domanda, facciamo incominciare con la Rivoluzione francese, ove il popolo era assente o fu massacrato dai giacobini si pensi ad esempio alla Vandea, è profondamente laica, razionalista e antireligiosa. Essa è incompatibile con qualsiasi religione. E' compatibile invece con forme scialbe o annacquate di religione. D'altronde, nella democrazia il potere viene dal popolo, teoricamente; in un'ottica religiosa il potere viene da Dio. Se leggiamo ad esempio il Sillabo il quale fu scritto circa 150 anni fa vediamo come anche la chiesa cattolica condannasse le "idee nuove" sorte dalla Rivoluzione francese.

 

Gli scenari apocalittici del conflitto etnico-confessionale in Europa possono essere eliminati in qualche modo, oppure siamo destinati nei prossimi anni alla realizzazione dei presagi più negativi, come descritti da personaggi come Oriana Fallaci?

L'unica speranza, e qui mi riallaccio anche alla domanda precedente, è che possa sorgere un Islam europeo, ovvero un Islam che riesca a conciliare la cultura europea in senso lato, dalla cultura vera e propria ai costumi, al modo di vivere ecc., con gli insegnamenti coranici. Cosi come vi è un Islam iraniano, un Islam turco, un Islam malese, dovrebbe sorgere un Islam europeo: musulmani i quali, autoctoni o meno, siano orgogliosi e si sentano appartenenti alla visione del mondo di Platone, Aristotele, Dante ecc,. Musulmani dunque che vedano nel passato dell'Europa non una conflittualità con l'Islam, ma invece sentano questo passato come appartenente a loro stessi. Se non sorgerà un Islam siffatto penso che le peggiori previsioni di conflitti etnici e religiosi profetizzata ad esempio da Oriana Fallacci si avvereranno.

 

Lei sarà tra i relatori di un convegno a Roma il prossimo 4 giugno sulla figura dell'Imam Khomeini, studioso e leader politico sciita, fondatore e guida carismatica della Repubblica Islamica dell'Iran. Secondo lei ci sono degli insegnamenti da trarre da questa figura e dalle sue gesta per realizzare in Europa una convivenza costruttiva tra musulmani e non musulmani?

Assolutamente sì. Poche persone in Europa sono a conoscenza del fatto che l'Imam Khomeini oltre che ad essere un teologo, un giurisperito, un uomo politico, è stato un grande gnostico, un iniziato alle verità sublimi e celestiali proprie del puro Islam, della vera religione dei 14 purissimi i quali sono per gli sciiti Muhammad, sua figlia Fatima e i 12 Imam successori di Muhammad di cui il primo è Ali e l'ultimo - il dodicesimo - vivente ma occultato attualmente, l'Imam Mahdi (dodicesimo Imam), il Signore del Tempo, l'Imam della nostra epoca. L'Imam Khomeini fu dunque un iniziato, fu un grande metafisico che si abbeverò alla pura fonte degli insegnamenti di tale scuola di pensiero. Questo è il vero Islam: un Islam che ha le sue radici nella gnosi, nell'esoterismo, che differenza con coloro i quali oggi parlano di guerre sante, di infedeli da combattere ecc. o vedono solo gli aspetti esteriori, letterali, pratici della religione stessa. L'Imam Khomeini fu anche un uomo politico, ma prima di scendere in politica salì verso il cielo per poi ridiscendere, mondato e purificato e solo allora si gettò nell'arena politica. Khomeini definì Platone "Imam dei filosofi". Nessuno in Iran si sognò mai di cancellare il passato pre-islamico della Persia che anzi è vissuto con orgoglio e fierezza da qualsiasi iraniano. Quando anche i musulmani europei o viventi in Europa saranno orgogliosi e fieri della cultura europea, del Medio Evo, di Roma, della Grecia, di Carlo Magno, si sentiranno eredi di questo passato millenario, allora la convivenza fra musulmani e non musulmani in Europa sarà possibile.


Redazione Agenzia Stampa Italia

 

Per ulteriori informazioni sul convegno che si terrà il prossimo 4 giugno è possibile consultare il seguente collegamento

http://iranmondo.blogspot.it/2016/04/convegno-internazionale-dedicato-alla.html

 Partecipano alla discussione con varie relazioni
 Giuseppe Aiello (Editore Irfan Edizioni e vice presidente Centro studi Dimore della Sapienza) 
Paolo Rada (Studioso e direttore del dipartimento di studi storici del Centro studi Dimore della Sapienza)
Akbra Gholi (Direttore Istituto culturale Repubblica Islamica Iran)
Adolfo Morganti (Editore Il Cerchio e presidente associazione Identita' Europea)
Claudio Mutti (Editore Ed. All'Insegna del Veltro e direttore della rivista Eurasia)
Hujjatulislam A. Emami (Studioso e sapiente religioso sciita)
 
Modera 
Ali Reza Jalali, presidente centro studi Dimore della Sapienza 
L'evento viene organizzato nell'anniversario della dipartita dell'Imam Khomeini (4 giugno 1989) 
Le relazioni saranno in italiano o in persiano (con traduzione simultanea in italiano)

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